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Dior

Dior è una storica maison francese, fondata nel 1946 a Parigi da Christian Dior e Marcel Boussac.

Dior Haute Couture SS21
Dior Haute Couture, primavera/estate 2021.

Indice

  1. Le origini: Christian Dior
    1.1 Christian Dior stilista per Piguet e per Lelong 
  2. La maison Dior
    2.2 Il new look 
    2.3 Avenue Montaigne 30
    2.4 Dior è Dior: uno splendido atelier 
  3. Un nuovo stilista: Yves Saint Laurent 
  4. Una nuova leadership: l’era di Bernard Arnault 
    4.1 Gianfranco Ferrè da Dior
    4.2 Gli anni di John Galliano: teatralità da Dior 
    4.3 Dior Homme: Hedi Slimane
  5. Informazioni finanziarie 
  6. I cent’anni dalla nascita di Christian Dior
  7. Lo sviluppo del brand 
    7.1 Il licenziamento di John Galliano
    7.2 Raf Simons
    7.3 Maria Grazia Chiuri 
          7.3.1 I settant’anni della maison
    7.4 Kim Jones: streetstyle da Dior  

Le origini: Christian Dior 

Christian Dior (1905 – 1957), sarto e stilista fra i più importanti nel panorama della haute couture francese, nacque a Granville, nel nord-ovest della Francia, dove visse un’infanzia felice: fu libero di abbandonarsi, a Parigi come durante le vacanze in Normandia, al disegno creativo, divenendo un talento nel realizzare costumi da carnevale o per le festicciole in casa.

Dior
Christian Dior.

Già chiaro era l’istinto per il bello e per la gioia di vivere. La sua vocazione alla creazione artistica, corroborata da una costante frequentazione di musei e gallerie, emerse più tardi, quando, interrotti gli studi universitari di Scienze Politiche e accantonata l’idea di intraprendere la carriera diplomatica, come avrebbero voluto i suoi genitori, si associò all’amico Jean Bonjean, proprietario d’una galleria d’arte a Parigi dove esponevano i protagonisti delle avanguardie del ‘900.

Christian Dior stilista per Piguet e per Lelong 

La morte della madre e il fallimento dell’azienda paterna gli cambiarono la vita, facendo della sua giovinezza tormentata l’esatto contrario dell’infanzia felice. Nel 1934 si ammalò seriamente di tubercolosi e, dopo un anno di convalescenza in Spagna, tornato a Parigi, cominciò a collaborare alle pagine di moda del settimanale Le Figaro Illustré: disegnò cappelli e iniziò a vendere schizzi di abiti e di accessori a diverse case di moda. Questo periodo di magra durò 7 anni, sino al 1938, quando trovò un lavoro stabile alla maison Piguet: uno dei sui primi successi fu una gonna molto ampia adatta anche per il giorno.

Bozzetto di Christian Dior per Lelong
Bozzetto di Christian Dior per Lelong.

Lo scoppio della guerra e il richiamo alle armi misero, ancora una volta, tutto in discussione. La firma dell’armistizio lo colse nel sud della Francia, dove restò per un anno e mezzo nella casa paterna, godendo della natura e della semplice vita di paese. Solo l’insistenza di amici fedeli lo convinse a riprendere la via di Parigi, nel 1941. Non trovò più ad attenderlo il suo incarico da Piguet, ma entrò nella casa di moda di Lucien Lelong, dove lavorava come assistente anche Pierre Balmain: qui disegnò le collezioni per molte stagioni, creando la gonna strettissima e la gonna svasata e determinando così non soltanto il successo di Lelong, ma anche il proprio, tanto da divenire il primo dei figurinisti.

La maison Dior 

Era il 1946: ormai era pronto a gestire una sua maison e sapeva di poter contare su un talento innato per gli affari: si associò quindi a Marcel Boussac, che lo finanziò con la ragguardevole cifra, all’epoca, di 60 milioni di franchi. Nell’avventura lo seguirono alcune fra le colonne di Lelong, come Raymonde Zehnacker, Marguerite Carré e Mitza Bricard. Il giovane Pierre Cardin assunse il ruolo di primo tagliatore e la squadra si mise subito al lavoro nel palazzetto di Avenue Montaigne 30.

Dior
Abito di Dior del 1946.

Il new look

Nella memoria universale, il nome di Dior è collegato al new look, che, il 12 febbraio 1947, lo rese celebre nel giro di un giorno. Era la sua prima collezione: dopo la sfilata del mattino, fu spinto al balcone dell’atelier di Avenue Montaigne, per salutare una folla di donne plaudenti. I giornali di Parigi erano in sciopero e fu in America che scoppiò la bomba della moda Dior, battezzata da Carmel Snow, allora direttrice di Harper’s Bazaar, con la frase “It’s a new look”.

Dior
New look.

La donna proposta con la linea Corolla, poi ribattezzata New Look, era nuovissima nella sua pronunciata femminilità e sapeva d’antico: vita minuscola (ricomparvero il corsetto e la guêpière, con un brusco salto all’indietro), petto alto, spalle minute, gonne ampie e allungate con sottogonna di tulle per accrescerne il volume. Fu un dietrofront rispetto al corpo liberato da Poiret e carezzato da Chanel: si tornò all’eleganza aristocratica e, di collezione in collezione, alla battaglia degli orli.

In un esaltato ritorno alla femminilità, lanciò immense, allungate gonne, vite strizzate in giacchini-corpetto, facendo tremare trepidanti le donne di mezza Europa. Aveva avuto un’intuizione folgorante, ma a decidere il suo destino fu la partnership con Marcel Boussac: il magnate francese del tessile, infatti, aveva tutto l’interesse a cancellare le restrizioni del tempo di guerra in fatto di tessuti e le ruscellanti gonne di Dior facevano al caso suo, dal momento che avevano bisogno di 15 metri di stoffa, mentre ben 25 ne occorrevano per un abito da sera.

Avenue Montaigne 30

Avenue Montaigne 30 è l’indirizzo ancora oggi fulcro dell’espansione di un impero così carismatico, il cui fascino è sempre stato rispettoso dell’arredamento e dell’atmosfera scelti da Dior, con poltrone in stile Luigi XV, con medaglione grigio e bianco, simbolo della maison, sul retro. Altro motivo associato all’immagine di Dior è il mughetto, usato nel primo profumo, Diorissimo (1948), da allora spruzzato con generosità sulla moquette grigio perla nei giorni delle tante sfilate della maison Dior.  

Dior
L’atelier di Dior in Avenue Montaigne 30.

Dior è Dior: uno splendido atelier

Fra lodi e invettive, Dior era ormai Dior: un atelier splendido con 85 dipendenti. Poteva mutare stile e lo fece: tante linee secondo le lettere dell’alfabeto: H, A, Y. Seppe far rivivere la perizia artigianale delle petites mains e meravigliò per i suoi inafferrabili accorgimenti tecnici, capaci di rendere il taglio indeformabile.

Christian Dior, già premiato con l’ambito riconoscimento Neiman Marcus, ritirato in America, aggiustò il tiro a favore della donna dinamica uscita dalla guerra: raccolse la gonna sul dietro (1948), tagliò giacchini morbidi, presentò gonne affusolate (1949), accorciandole l’anno dopo e unendole a giacche a sacchetto con collo a ferro di cavallo. La silhouette si addolcì, nel 1954: nella linea H la vita non era più strizzata e stava per nascere l’abito a sacco.

Dior
25 aprile 1950: lo stilista del new look insieme a sei modelle ‘A-line’, sfilata al Savoy Hotel, Londra.

Seguirono, nel 1955, la linea A e la linea Y: leitmotiv erano gli ampi colli a V e gli abiti accompagnati da stole immense. Quell’anno la sua ricerca sul tema del caftano ebbe effetti su tutto il mondo della moda, così come il delicato abito in chiffon a vita alta e quello attillato a guaina. Dai profumi al prêt-à-porter, dagli accessori alla biancheria, fra licenze, aperture di boutiques nell’America Latina e a Cuba, Dior sembrava battersi come non mai per la fama e l’immortalità delle sue creazioni. Propose nuovi tacchi a spillo e eccelse nella cura degli accessori: cappelli, guanti, bijoux.

Un nuovo stilista: Yves Saint Laurent 

Nel 1957 la maison presentò l’ultima collezione del Maestro: variazione sul tema della vareuse, capo morbidamente appoggiato ai fianchi accanto a sahariane kaki, con bottoni a chiudere le tasche ad aletta. Gli furono sufficienti dieci anni, dal 1947 al 1957, quando morì durante un estate a Montecatini, per diventare immortale e per creare uno dei più ammirati imperi della haute couture.

1958 collezione trapezio
Collezione Trapezio, 1958.
La collezione del 1958, chiamata Trapezio, fu un trionfo. A firmarla fu Yves Saint-Laurent, che da tre anni era divenuto aiutante ed erede di Dior; chiamato, nel 1960, ad assolvere al servizio militare, Saint-Laurent, al suo ritorno, creò il proprio atelier, poiché aveva trovato al suo posto, a dirigere la casa di avenue Montaigne, Marc Bohan, che per di 30 anni espresse, con misura ed eleganza creativa, lo spirito del fondatore.
Dior 1963
Abito Dior del 1963.

Una nuova leadership: l’era di Bernard Arnault 

Nel 1988 una grande retrospettiva al Pavillon Marsan nel Musée des Arts de la Mode, al Louvre, celebrava Dior e, insieme, la nuova regia del mago degli affari nella sfera del lusso, Bernard Arnault. In quell’anno, la maison aprì la prima boutique a New York. L’anno successivo fu quello dell’addio di Bohan.

Gianfranco Ferré da Dior 

Nel 1989 approdò in Avenue Montaigne Gianfranco Ferré, il primo Direttore Creativo italiano a capo della casa di moda. Nelle 4 collezioni annuali, fra alta moda e prêt-à-porter, alcune memorabili e ispirate a rivissute immagini del primo Dior, accentuando un fasto atemporale ora audace ora di magica opulenza, Ferré sviluppò una gamma di creatività consona tanto al tempo di allora quanto al prestigio dell’ illustre maison, punteggiata dai profumi Dune e Dolce vita: nel suo lavoro i codici della maison si incontrano con tessuti sontuosi, colori ricchi e tagli decisi. 

Dior by Ferrè

Gli anni di John Galliano: teatralità da Dior 

In tempi più recenti, dopo l’uscita di scena di Ferré, il timbro di impeccabile bellezza della griffe non fu sempre restituito dalle collezioni firmate John Galliano. Quest’ultimo, nominato Direttore Creativo nel 1996, era sicuramente più votato all’ironia e agli eccessi che alla voluttuosa grazia della perfezione Dior. Galliano portò nella maison francese genio e sregolatezza, mettendo in scena sfilate che trasudavano teatralità: erano gli anni d’oro dell’alta moda, o almeno lo sarebbero stati fino al 2011. 

Haute Couture Dior SS98
Dior Haute Couture by Galliano, primavera/estate 1998.

Dior Homme: Hedi Slimane 

Nel 2000, dopo un’esperienza da Saint Laurent, Hedi Slimane viene chiamato per un nuovo progetto, la linea Dior Homme, che si rivela un successo: il suo stile viene apprezzato dai più grandi, Karl Lagerfeld in primis. Rock e streetstyle incontrano la sartorialità Dior e linee skinny.  Nel 2006 Slimane, che nel giugno 2002 era stato nominato miglior stilista dell’anno dal Council of Fashion Designers of America, lascia Dior, sostituito da Kris Van Assche. 

Dior Homme SS 2004
Dior Homme, primavera/estate 2004.

Informazioni finanziarie

Nel gennaio 2002, Dior ha rinnovato la licenza di Sàfilo per produrre e distribuire la collezione di occhiali da vista prodotta dal 1996. Dopo l’utile di 251 milioni di euro del 2000, il 2001 si chiuse in deficit: la Christian Dior SA Holding, posseduta al 65% da Bernard Arnault, registrò una perdita di 95 milioni di euro, nonostante un aumento del 6% delle vendite e ricavi pari a 12,567 miliardi di euro. Il risultato negativo fu quindi attribuito ai costi di riorganizzazione delle operazioni al dettaglio e agli investimenti necessari per organizzare gli affari degli Stati Uniti dopo l’11 settembre.

occhiali
Occhiali da sole Dior, 2020.

Nell’aprile del 2002 Dior aprì un negozio a Roma, in uno dei luoghi più suggestivi della città, all’angolo fra via Condotti e Piazza di Spagna, con un piccolo spazio era riservato al designer di gioielli Victoire de Castellane. A fine 2002, dopo la perdita del 2001, la società mostrò un utile netto di 178 milioni.

Nel marzo 2003 Vincenzo Moccia, a soli 43 anni, diventò Direttore di Dior Italia, dopo essere stato Direttore di Bulgari Italia e di Gucci per l’Italia settentrionale. Il mercato italiano contribuì con un fatturato di 492 milioni di euro (+41%) e un utile operativo di 33 milioni di euro.

I cent’anni dalla nascita di Christian Dior 

Nel 2005 si celebrò il centenario della nascita di Christian Dior: il ministro della Cultura francese, Renaud Donnedieu de Vabres, inaugurò la mostra L’homme du siècle a Granville nella casa d’infanzia di Dior, Villa Les Rhumbs, ora Musée Christian Dior. Le celebrazioni continuarono a Parigi, durante la settimana della moda, con uno spettacolo che narrò l’intera vita di Dior, la sua storia, il teatro, il ragazzino cristiano in costume da marinaio e così via, fino al suo successo con le dive che visitarono il suo atelier. Lo spettacolo venne realizzato grazie alla collaborazione dei modelli di punta del tempo, che non dimenticarono nemmeno di menzionare la passione per la danza e per il Perù. 

Lo sviluppo del brand

Nell’aprile del 2008 Sidney Toledano, presidente e AD di Christian Dior Couture, annunciò la nomina di Delphine Arnault Gancia a Vicedirettore Generale di Christian Dior Couture. Nel 2008 il Gruppo Christian Dior registrò vendite per 8,2 miliardi di euro, con un guadagno dell’11% rispetto all’anno precedente e un utile netto di 352 milioni. Tutto ciò era dovuto principalmente ai mercati emergenti di Cina, Russia e Medio Oriente.

Nel 2009 Dior lanciò la nuova campagna pubblicitaria per la borsa Lady Dior: testimonial fu l’attrice francese Marion Cotillard. Lo stesso anno Camille Miceli fu nominata Direttrice Artistica di gioielleria e consulente artistica e, dopo nove anni, riaprì la grande gioielleria e orologeria parigina. 

Marion Cotillard per Dior
Marion Cotillard per Dior.

Nel 2010 Christian Dior e Sàfilo annunciarono che il loro accordo di licenza per la progettazione, la produzione e la distribuzione in tutto il mondo della collezione di occhiali sarebbe stato prorogato fino al 31 dicembre 2017. I ricavi ammontavano a € 21,1 miliardi (+19% rispetto al 2009), grazie alle buone prestazioni in Europa, Asia e Stati Uniti: su queste basi, Dior annunciò il progetto di apertura e rinnovamento di varie boutiques nei mercati ad alto potenziale.

Il licenziamento di John Galliano

Nel 2011, dopo essere stato Direttore Creativo della maison per 15 anni, John Galliano fu licenziato a causa di insulti antisemiti e razzisti pronunciati in un momento di ubriachezza. La sfilata autunno/inverno 2011/2012 proseguì senza di lui durante la settimana della moda di Parigi.

Raf Simons 

Nel 2012 Raf Simons divenne il nuovo Direttore Creativo: lo stilista belga divenne responsabile delle collezioni Haute Couture donna, prêt-à-porter e accessori. La maison dichiarò che Simons avrebbe proiettato lo stile di Dior verso il XXI secolo, dando vita a un vero cambiamento. Nella sua prima collezione la tradizione della maison fu rivisitata in chiave moderna e architettonica, con un minimalismo molto lontano dallo stile Galliano. Lo stilista stupì tutti con una delle migliori collezioni del marchio, mostrando la sua capacità di mescolare modernità e tradizione.

Raf Simons
La prima sfilata di Haute Couture di Raf Simons, autunno/inverno 2012/2013.

Nel 2012, inoltre, Dior lanciò la sua prima rivista online, Diormag: le notizie sul sito venivano aggiornate quotidianamente con informazioni riguardanti le attività globali della griffe

A un anno dall’entrata di Raf Simons nella maison francese, Christian Dior Couture rivelò che i profitti erano aumentati del 31% e i redditi del 14%: tali risultati erano anche dovuti all’influenza di Kris Van Assche, direttore creativo del reparto uomo. Nonostante ciò, Delphine Arnault Garcia, figlia di Bernard Arnault, capo del gruppo LVMH, annunciò di voler chiudere la collaborazione con la maison per lavorare esclusivamente con Louis Vuitton.

Nel 2014, durante un’intervista, Sidney Toledano confermò che il successo derivava dall’altissima qualità della produzione, esaltando il Made in Italy e promuovendo le imprese produttive in Veneto e in Toscana.

Nel 2015 Raf Simons decise di coinvolgere la popstar Rihanna come testimonial per la campagna Secret Garden: fu un grande passo avanti, poiché in settant’anni di storia del marchio era la prima donna di colore a entrarvi in contatto. Serge Brunschwig, Direttore Operativo di Dior, ottenne il ruolo di Presidente della divisione Dior Homme; lo stesso anno, Dior, Chanel e Louis Vuitton erano in testa alla classifica di Brandwatch sui brand migliori e più influenti sui social media.

Maria Grazia Chiuri, una donna da Dior 

Dopo 3 anni, nell’ottobre 2015, Raf Simons decise di non rinnovare il suo contratto e di lasciare Dior per motivi personali. Al team interno della griffe francese, composto dai designer Lucie Meier e Serge Ruffieux, venne chiesto di disegnare la collezione Couture primavera/estate 2016 e la collezione prêt-à-porter autunno/inverno 2016-2017. A causa dell’uscita di Raf Simons, i ricavi mostrarono un lieve rallentamento nel secondo semestre, con 961 milioni di euro di vendite.

Dior 2017
Dior Haute Couture a Tokyo, primavera/estate 2017.

Poi, a luglio 2016, Maria Grazia Chiuri divenne la prima Direttrice Creativa donna di Dior: una stilista con una lunga carriera nella moda, prima da Fendi e poi da Valentino, sempre vicino a Pierpaolo Piccioli, nella sua prima sfilata, per la collezione primavera/estate 2017, tra abiti romantici finemente decorati, fa comparire la maglia dall’iconica scritta We should all be feminists, che diventa subito il capo più condiviso su Instagram e Twitter. Questa semplice T-shirt, al prezzo di mercato di 550 euro e andata immediatamente sold out, diventa un caso mediatico molto discusso e le vale il titolo di “stilista attivista”.

É stata sempre Maria Grazia Chiuri, nel 2023, a riscoprire lo storico motivo Plan de Paris, disegnato da Christian Dior per un foulard negli anni ’50 e oggi impresso sulla borsa Dior Book Tote.

I settant’anni della maison

Nel 2017 si festeggiarono i 70 anni di Dior: la maison francese ha organizzato la mostra Christian Dior: designer of dreams, curata da Florence Müller e Olivier Gabet, che ha ospitato 300 abiti mozzafiato per raccontare la storia della casa di moda. 

Christian Dior- Designer of Dreams
Christian Dior: designer of dreams.

Kim Jones: streetstyle da Dior 

Nel 2018, dopo l’esperienza da Louis Vuitton, arriva in Dior Homme Kim Jones. Il debutto nel 2018 segna l’inizio di una nuova era per l’uomo Dior, che incontra l’universo dello streetstyle e del mondo urban. Per Kim Jones le collaborazioni sono parte del suo DNA artistico: così, approdato da Dior, coinvolge tra i tanti l’artista americano Kawn, il giapponese Hajme Sorayama, famoso per le sue donne robot in stile pin-up, il pittore ghanese Amoako Boafo e Kenny Scharf, indiscusso protagonista, insieme a Basquait e Keith Haring, della vibrante scena pop degli anni ’80. 

Fw 2021
Dior Homme, autunno/inverno 2021/2022.

Negli ultimi anni Dior ha raddoppiato i ricavi, passando da meno di 3 miliardi di euro nel 2017 ai 5,8 miliardi nel 2021: tale crescita è stata coronata nel 2022 dalla riapertura della storica sede di Avenue Montaigne 30: dopo una ristrutturazione durata più di due anni, la sede storica ha riaperto in una nuova veste, progettata da Peter Marino. Un enorme flagship store che racchiude al suo interno: la boutique e tutte le collezioni firmate Dior, una sezione dedicata alla bellezza, una Galleria che ospita i pezzi d’archivio, i laboratori dell’Haute Couture e d’Alta Gioielleria, un ristorante, una pasticceria, tre giardini e la Suite Dior

Nel 2022, Dior ha generato 79,4 miliardi di euro di ricavi, più di 20 miliardi di euro di utile operativo e oltre 10 miliardi di euro di cash flow.

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