S,  Brand e Fashion designer

Saint Laurent Yves (1936-2008)

Saint Laurent è una casa di moda francese fondata dallo stilista Yves Saint Laurent e dal suo partner, Pierre Bergé

Yves Saint Laurent

Indice

  1. Le Origini
  2. Yves Saint Laurent si mette in proprio
  3. Le collezioni
  4. Brand communication
  5. Mostre
  6. Yves Saint Laurent lascia la maison
  7. Tom Ford e Stefano Pilati
  8. Hedi Slimane
  9. Situazione attuale

Le origini

Yves Saint Laurent, scatto di Jeanloup Sieff, 1971
YSL, scatto di Jeanloup Sieff, 1971

Yves Saint Laurent (1936), stilista francese, nacque a Orano in Algeria. Il suo ingresso nel mondo della moda avvenne nel 1957, quando il ventunenne assistente di Dior fu chiamato a succedere al maestro morto d’infarto in un albergo di Montecatini. La collezione Trapezio consacrò il giovane designer, appena diplomato all’École de la Chambre Syndicale de la Couture di Parigi, come l’enfant prodige dell’alta moda francese. Il suo stile si distingueva da quello del suo predecessore per la sicurezza del taglio sartoriale e per le linee morbide ma essenziali, che evidenziavano la sua totale indipendenza nel panorama della moda francese e la sua marcata individualità.

Yves Saint Laurent per Dior: Svetlana Lloya veste la collezione Trapeze, 1958
YSL per Dior: Svetlana Lloya veste la collezione Trapeze, 1958

Yves Saint Laurent si mette in proprio

La collaborazione con la maison Dior durò fino al ’60, quando Saint Laurent venne chiamato a prestare il servizio militare in Algeria. È là che dall’amico e futuro socio Pierre Bergé ricevette la triste notizia che la maison Christian Dior lo aveva sostituito con un nuovo disegnatore, Marc Bohan.

Yves Saint Laurent Bettina Lauer veste Yves Saint Laurent; scatto di Rico Pullman, Stern 1963
Bettina Lauer veste Yves Saint Laurent; scatto di Rico Pullman, Stern 1963

Tornato a Parigi, decise di mettersi in proprio. Con l’aiuto di Bergé e di un finanziatore americano, J. Mack Robinson, il 20 gennaio 1962 aprì ufficialmente il suo atelier in rue Spontini, presentando la sua prima collezione firmata. Il successo fu immediato. I suoi modelli furono acquistati dall’alta borghesia francese e dai compratori dei department store americani, che gli riconobbero il pregio di una linea non troppo elaborata ma ricercata nei tessuti, mentre la stampa del settore osannava i suoi tailleur dal taglio impeccabile, ritenuti gli unici veri concorrenti dello stile Chanel.

Le collezioni

Yves Saint Laurent collezione ispirata a Mondrian
Collezione ispirata a Mondrian

Le collezioni successive presero spunto dalla storia, dall’arte, dalla letteratura; testimoniano la sua passione per il mondo della cultura e, in particolare, per il teatro, per il quale realizzò più volte i costumi. Nel ’66, lanciò per la sera lo smoking da donna, semplice, nero con giacca dai rever in raso e gonna o pantaloni, da indossare in alternativa al tradizionale abito lungo. L’opera di Matisse (’81), i dipinti di Picasso (’79), la Pop Art (’66), persino gli scritti di Marcel Proust che suggerirono gli abiti in taffetà dell’inverno ’71-72, gli offrirono continui temi d’ispirazione.

Il minimalismo e la geometria delle opere di Mondrian influenzarono nel ’65 una delle collezioni più fortunate, caratterizzata da linee rigorose, abiti diritti di jersey, impermeabili di vinile. La collezione dell’inverno ’76, dedicata ai “Balletti russi-Opéra”, s’impose a livello internazionale e venne definita dal New York Times “rivoluzionaria, destinata a cambiare il corso della moda”.

Yves Saint Laurent Collezione per il Balletto Russo, inverno 1976
Collezione per il Balletto Russo, inverno 1976

L’origine esotica di Saint Laurent 

L’origine esotica di Saint Laurent e gli anni di formazione trascorsi a diretto contatto con il mondo arabo furono alla base del fascino che l’Oriente esercitò sul suo stile. La forza e l’abbinamento insolito dei colori, l’opulenza dei tessuti e la ricchezza dei ricami, la fantasia degli stampati e di alcuni indumenti di matrice etnica, come la giacca sahariana o il djallabah, sono segni riconoscibili della sua firma, combinati tuttavia a un grande rigore formale. Sulla scia di questo rigore formale è da interpretare la propensione di Saint Laurent, come Chanel prima di lui, ad includere nell’abbigliamento femminile tagli sartoriali e capi tratti dal guardaroba dell’uomo.

Brand Communication

Yves Saint Laurent Jerry Hall, Opium Perfume, 1977
Jerry Hall, Opium Perfume, 1977

Nel ’64 creò il profumo da donna Y, primo di una lunga fortunata serie, che comprende dei best-seller fra cui YSL pour homme (’71), Rive Gauche (’71), Eau Libre (’75), Opium (’77), Kouros (’81). Nel ’78 diede il proprio nome a una linea di cosmetici, che permise al marchio di entrare nel mondo del beauty e, dal ’92, scelse il volto dell’attrice francese Catherine Deneuve, sua cliente dagli anni ’60, per la propria immagine pubblicitaria.

Saint-Laurent e Bergé furono fra i primi a introdurre nel mondo dell’alta moda una politica commerciale, oggi pratica ampiamente diffusa, con la costituzione nel ’66 della linea di prêt-à-porter Yves Saint-Laurent Rive Gauche, distribuita in negozi gestiti in franchising. Fin dall’inizio si propose non come un succedaneo dell’alta moda, ma come un settore di grande creatività, che immetteva sul mercato modelli ricercati e originali.

La produzione venne affidata a C. Méndes, azienda che si era affermata per la realizzazione del prêt-à-porter di altre griffe, come Patou, Grès, Chanel. La scelta di avere un unico fornitore per la confezione dei prodotti, che lavorerà in esclusiva per il marchio, risultò un’ottima intuizione. Il successo procurò nel ’70 a Yves Saint Laurent Rive Gauche il primato dell’esportazione del ready-to-wear femminile di lusso. Nel dicembre ’82, il settore si espanse con la creazione di una seconda linea, Variation, e il fatturato aumentò per la concessione di licenze, studiate in modo da rispettare i colori, il design e l’immagine Saint Laurent. La sede di rue Spontini risultò a questo punto insufficiente e venne spostata in avenue Marceau al n.5.

Mostre

I musei di tutto il mondo, dal Metropolitan di New York nell’83 al Musée des Arts de la Mode a Parigi nell’86, al Sezon Museum of Art in Tokyo nel ’90, al Musée de la Mode di Marsiglia nel ’94, hanno dedicato mostre retrospettive allo stilista celebrando la sua creatività come uno dei massimi contributi alla storia della moda. Il Gruppo nell’89 venne quotato alla Borsa di Parigi. La proprietà andò nelle mani di Franµois Pinault ed entrò a far parte della holding PPR.

Yves Saint Laurent lascia la maison

Nel 1989 il gruppo YSL si quotò in borsa, per poi essere acquistata nel 1993 alla casa farmaceutica Sanofi per circa 600 milioni di dollari. La casa di moda fiorentina Gucci, nel 1999, acquistò il 30% delle azioni e mentre Tom Ford si occupava della collezione prêt-à-porter, Yves Saint-Laurent disegnava la linea di alta moda.

Nel 2000, il direttore creativo, Tom Ford, diede nuovo vigore alla compagnia, riportando alla luce il suo “sex appeal” e migliorando le strategie di marketing. Ma Saint Laurent e Bergé non erano convinti di come le carte si stavano muovendo ed entrambi avevano non poche remore su Tom Ford.

Yves Saint Laurent con Laetitia Casta e Catherine Deneuve, vestite Tuxedoes per l'ultima sfilata 2002
Yves Saint Laurent con Laetitia Casta e Catherine Deneuve, vestite Tuxedoes per l’ultima sfilata 2002

Il 22 gennaio 2002, sulla passerella del Centre Pompidou Saint Laurent uscì definitivamente di scena con una strepitosa sfilata retrospettiva corredata da 300 modelli di ieri e di oggi: la commozione in sala era altissima, soprattutto quando, sul finale Catherine Deneuve cantò per il suo amico di sempre Ma plus belle histoire d’amour c’est vousSaint Laurent lesse una lunga e personalissima lettera d’addio: “Credo di non aver mai tradito il ragazzo che mostrava i suoi schizzi a Christian Dior con il massimo della trepidazione (…) ho vissuto per questo mestiere, l’ho sempre amato e rispettato fino in fondo; la moda non è un’arte ma ha bisogno di un artista per esistere, gli abiti sono sicuramente meno importanti di musica, architettura e pittura, ma era ciò che sapevo fare e che ho fatto, forse, partecipando alle trasformazioni della mia epoca.

Oggi non si lavora più solo per rendere le donne più belle ma anche per rassicurarle. In molti soddisfano i fantasmi del loro ego attraverso la moda, mentre io ho sempre voluto mettermi al servizio delle donne, servire i loro corpi, i loro gesti, le loro stesse vite”.  Della sua vita, lo stilista disse: “Ho conosciuto quei falsi amici che sono i tranquillanti e le droghe, la prigione della depressione e delle cliniche. Faccio parte di quella che Marcel Proust chiama: “La magnifica e lamentosa famiglia dei nevrotici””.

Tom Ford e Stefano Pilati

Yves Saint Laurent Tom Ford per Yves Saint Laurent, collezione primavera/estate 2003
Tom Ford per Yves Saint Laurent, collezione primavera/estate 2003

Nel giugno 2002 Stefano Pilati, ritenuto papabile successore di Tom Ford, rilevò la direzione creativa completa degli accessori e dei bagagli. Pilati regalò un punto di vista stilistico completamente nuovo: l’eccessiva sensualità del suo predecessore lasciò il posto a un’eleganza più classica, discreta e borghese. A dicembre, con i suoi 850 mq di superficie di vendita, il nuovo Yves Saint Laurent Rive Gauche aperto a Milano diventò il più grande store europeo della nota griffe francese. Lo spazio al 27 di via Montenapoleone (ex Gucci) sostituì quello già esistente di via Verri 8, dove invece subentrò il negozio Alexander McQueen.

A dicembre 2002, Saint Laurent e il suo compagno e braccio destro Pierre Bergé ottennero il riconoscimento di utilità pubblica per la loro Fondazione che avrebbe occupato l’immobile di avenue Marceau. Da questo momento lo stilista si concentrò sulle attività della Fondazione, dove sono conservati 5 mila abiti e 15 oggetti delle collezioni private Saint Laurent e Bergé. La Fondazione creerà borse di studio e organizzerà mostre legate alla moda e agli artisti contemporanei. Ford decise di lasciare la società nel 2004 e Stefano Pilati, che aveva lavorato con Ford per YSL dal 2000, divenne il nuovo direttore creativo. All’inizio Pilati ricevette recensioni negative, ma poi, grazie all’innovativa sua interpretazione di mascolinità e femminilità, ottenne il plauso del fashion system.

Hedi Slimane

Yves Saint Laurent Parigi Fashion Week, collezione primavera/estate 2013
Parigi Fashion Week, collezione primavera/estate 2013

Nel 2012 Hedi Slimane diventò direttore creativo, portando il ribattezzato brand Saint Laurent ad un enorme successo. Slimane è stato anche responsabile della mostra “Yves Saint Laurent: The Retrospective”, al Museum of Art di Denver (25 marzo-8 luglio 2012). La mostra, memorabile, espose tutti i pezzi storici, portando Bergé a dichiarare “Yves sarebbe molto orgoglioso di essere qui”. Yves Saint Laurent cambia nome sotto la direzione di Hedi Slimane nel 2012. Questa rivoluzione ha destabilizzato il pubblico, che con il tempo si è dovuto abituare ad un semplice e raffinato Saint Laurent Paris. L’obiettivo è quello di innovare il pret-à-porter di lusso, ciò non vuol dire lederne l’identità, ma proiettarsi nel futuro, forti di un eredità importante che va raccolta e tramandata.

Situazione attuale

Francesca Bellettini

Non si trucca, a malapena si prende la briga di domare una imponente massa di ricci (e si vede), eppure guida uno dei colossi della moda internazionale e gli fa macinare miliardi. Francesca Bellettini è italiana (di Cesena, per la precisione) e non parla francese. Ma Yves Saint Laurent le ha messo in mano una casa di moda che, dopo l’abbandono improvviso del direttore artistico Hedi Simane, sembrava diretta a tutto vapore verso gli scogli. E non sarebbe stato un naufragio di poco conto, visto che al gruppo Kering fanno capo non solo la casa madre YSL, ma anche Gucci e Bottega Veneta.

Ma chi è questa 47enne alta e magra che indossa esclusivamente YSL con la semplicità con cui porterebbe il maglioncino preferito e un po’ consumato?

Niente famiglia ben introdotta, innanzitutto, ma una formazione solida e abbastanza standard per i manager della sua generazione. Leggasi: Bocconi

Niente famiglia ben introdotta, innanzitutto, ma una formazione solida e abbastanza standard per i manager della sua generazione. Leggasi: Bocconi. Francesca Bellettini, racconta il New York Times, è la più piccola di tre sorelle. Suo padre era contabile in una compagnia di legname; sua madre un amministratore scolastico. Ha studiato economia e business administration alla Bocconi e all’ultimo anno ha trascorso cinque mesi all’Università di Chicago.

Chi è l'italiana che guida Yves Saint Laurent. Senza parlare francese
FLORIAN DAVID / AFP
 Il gotha della moda francese con il sindaco di Parigi alla settimana della moda 2015

Dopo la laurea, si è trasferita a New York per un programma di formazione con Goldman Sachs. Successivamente a Londra per lavorare con il suo team italiano di fusioni e acquisizioni.

Deutsche Morgan Grenfell a Londra

La svolta viene con la banca d’investimento Deutsche Morgan Grenfell a Londra, dove aiuta a lanciare accordi per case di moda di lusso, e incontra Patrizio Bertelli, amministratore delegato del Gruppo Prada che nel 1999, le offre un posto nella nuova divisione di sviluppo del business di Prada.

Un’opportunità, per lei che ha sempre amato la moda, ma anche un sacrificio, visto che va a guadagnare la metà. La spinta definitiva ad accettare gliela danno le parole del padre: “Ventinove anni è un po’ presto per scegliere un lavoro per soldi: fa’ quello che vuoi”.

Dopo Prada, passa a Helmut Lang, a Gucci e poi a Bottega Veneta, dove è direttrice della comunicazione e del merchandising, E’ qui che la nota Francois-Henry Pinault, ceo di Kering che la chiama a Parigi un venerdì pomeriggio e le chede se vuole guidare Yves Saint Laurent.

Cosa ha fatto

Bellettini dà un’occhiata e conclude che la società deve investire e stimolare la crescita o iniziare le operazioni di smantellamento e di fatto dimezzare le proprie dimensioni. La scelta cade sulla prima opzione e la diversificazione diventa la chiave per il successo. Oggi solo il 19% delle vendite YSL proviene dal prêt-à-porter: il 59% dalla pelletteria, il 14% dalle scarpe e il resto da articoli vari come gli occhiali.

A Marrakech, l’edificio di 4.000 mq progettato dallo Studio KO vicino al famoso Jardin Majorelle

A Marrakech, l’edificio di 4.000 mq progettato dallo Studio KO vicino al famoso Jardin Majorelle ospita spazi espositivi. E inoltre, un auditorium, una boutique e una caffetteria con terrazza all’aperto. Inoltre, si completa con una biblioteca fornita di oltre 5.000 libri relativi a moda, letteratura, poesia, storia, botanica e cultura berbera.

Yves Saint Laurent Museo di Marrakech
Museo di Marrakech

A settembre e ottobre 2016 sono stati aperti i musei Yves Saint Laurent a Parigi e Marrakech. I musei sono un omaggio all’amato stilista, morto nel 2008, sempre sotto i riflettori e al noto compagno Pierre Bergé. Egli, infatti, ex amministratore delegato e collaboratore, morì l’8 settembre, all’età di 86 anni, senza riuscire a godere dell’opera compiuta. Il nuovo museo parigino, dallo stile completamente diverso, si trova nell’Hôtel particulier di 5 Avenue Marceau. E’ il luogo dove Yves Saint Laurent ha trascorso quasi 30 anni a disegnare le sue collezioni (1974 al 2002). Lì troverà luogo una serie di mostre retrospettive e mostre temporanee tematiche.

SAINT LAURENT SUMMER 2021

I Wish You Were Here. Questo è il nome che Anthony Vaccarello, direttore creativo di Saint Laurent, ha scelto per la sfilata. Vorrei che tu fossi qui, un messaggio tanto semplice quanto d’effetto, in questo momento storico in cui il distanziamento sociale è tra le poche armi per la sopravvivenza.

La sfilata nel deserto

E la sfilata Saint Laurent Summer 2021 è trasportata in un deserto. Sulle dune si allineano le modelle, quasi come uno scenario apocalittico ma che allo stesso tempo fa pensare a delle eroine. Guerriere che vengono da un mondo lontano e che, ci auspichiamo tutti, portano nuova vita nel mondo che sarà dopo la pandemia. Lo spazio aperto del deserto e il cielo che muta da giorno alla notte infuocata, ci appaiono come un miraggio per via del confinamento forzato. Proprio da questa condizione claustrofobica e del tutto innaturale, Anthony Vaccarello si è immaginato una nuova libertà.

Sotto la guida di Bellettini, il fatturato di Yves Saint Laurent nel 2022 è stato di 3,3 miliardi di euro, con un aumento del 31%.

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