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LVMH è una multinazionale del lusso francese. Nel board, tra i tanti, Louis Vuitton e Dior

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Indice

  1. Le origini di Lvmh
  2. LVMH e Bernard Arnault
  3. I marchi di Lvmh
  4. L’espansione del gruppo 
  5. La mission del gruppo
  6. I numeri di Lvmh 

Le origini di LVMH

LVMH. Multinazionale francese, specializzata nel segmento dei beni di lusso. Nata nel 1987 dall’unione dell’azienda di produzione di vini Moët Hennessy e della maison di moda Louis Vuitton.

Con un fatturato di 28 miliardi di euro annui (dati 2010) LVMH è tra leader nel mercato mondiale. Fa capo a una serie di rinomati marchi internazionali tutti destinati a un target di alto profilo, spesso accomunati da una fondazione storica alle spalle e da forti radici nella tradizione. In principio l’unione delle due aziende costituirà un affare da 4 milioni di dollari che, per Louis Vuitton, significherà l’espansione strategica sul mercato del lusso e per Moët Hennessy una soluzione alle difficoltà finanziarie.

Alain Chevalier, CEO di Moët Hennessy, ed Henry Racamier, presidente della maison Louis Vuitton, diventeranno rispettivamente presidente e vicepresidente del neo gruppo societario. Seguiranno immediatamente dispute e aspre battaglie legali quando Racamier e la famiglia Vuitton vedranno scendere a un mero 17% il valore del loro pacchetto azionario. Ciò accadde per via delle maggiori dimensioni societarie della Moët Hennessy comparate alla maison di moda.

LVMH e Bernard Arnault

Fu in questo scenario che fece il suo ingresso Bernard Arnault. Arnault venne chiamato dal management della Louis Vuitton in cerca di partner finanziari che volessero avviare una scalata societaria in grado di riportarli al controllo maggioritario. Peccato che Arnault, intrepido uomo di affari, avesse interessi di espansione personali. Pertanto, grazie ad astute e tempestive manovre finanziarie in breve arrivò a ottenere il 45% del pacchetto azionario con il conseguente controllo di LVMH. Tra Racamier e Arnault scoppiò l’ennesima battaglia legale che vide i giudici favorire quest’ultimo con la conseguente dipartita del primo.

A partire dagli anni Novanta la holding, con al timone l’uomo più ricco di Francia, avvierà una forte politica di acquisizioni per allargare e internazionalizzare il portafoglio societario, che oggi tiene salda la leadership nel mercato dei beni di lusso. Ma Arnault non si rivelerà solo uno strategico uomo d’affari, dimostrerà anche di esser dotato di un ottimo fiuto per la creatività.

Ciò si è tradotto con la recluta dei migliori giovani designer a capo delle più grandi case di moda del gruppo. Marc Jacobs, John Galliano, Alexander McQueen, Riccardo Tisci saranno i direttori creativi chiamati a rivitalizzare le collezioni, oltre che i bilanci, delle maison Louis Vuitton, Dior e Givenchy.

Bernard Arnault presidente di LVMH
Bernard Arnault presidente di LVMH

I marchi di LVMH

Oggi il gruppo racchiude più di 60 brand ed è organizzato in cinque divisioni. La prima, caratterizzata dai marchi produttori di vini e alcolici. Questi sono: Moët & Chandon, Dom Pérignon, Veuve Clicquot Ponsardin, Verve, Mercier, Ruinart, Château d’Yquem, Hennessy, The Glenmorangie Company.

Poi ancora, Belvedere, Domaine Chandon California, Bodegas Chandon, Domaine Chandon Australia. Anche Cloudy Bay, Cape Mentelle, Newton, Terrazas de los Andes, Cheval des Andes, 10 Cane Rum, Wenjun e Numanthia.

La seconda, caratterizzata da una pletora di brand dell’universo della profumeria e cosmetica. Sono: Acqua di Parma, Guerlain, MAKE UP FOR EVER, Parfums Christian Dior, Parfums Givenchy. A questi si aggiungono anche Kenzo Parfums, Emilio Pucci Parfums, Fendi Perfumes, Fresh e Benefit Cosmetic.

La terza divisione racchiude una serie di aziende produttrici di orologi e gioielli quali TAG Heuer, Zenith, Hublot, Dior Watches, Fred, Chaumet, De Beers e l’ultima acquistata Bulgari.

La quarta divisione comprende le maison moda Louis Vuitton, il gruppo Christian Dior, Fendi, Berluti, Céline, Donna Karan, Nowness, Emilio Pucci, Givenchy, Kenzo, Loewe, Marc Jacobs, StefanoBi e Thomas Pink, Loro Piana, Rimowa, Moynat

La quinta, comprende le catene di distribuzione selezionata Samaritaine, DFS, Sephora, Miami Cruiseline Service e Les Bon Marché Rive Gauche.

Nel 2021, dopo diverse vicissitudini, LVMH acquisisce la storica griffe di gioielleria di lusso, Tiffany. In un primo momento, infatti, l’accordo tra le due parti salta perché “non più realizzabile”. Il concordato più oneroso della storia, 16,2 miliardi di dollari, salta a causa dei dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti D’America, Donald Trump.

Nel gennaio del 2021, però, arriva la svolta. LVMH acquisisce Tiffany & Co ad un prezzo di 16 miliardi di dollari con uno sconto di 425 milioni di dollari; il prezzo per azione passa da 135 dollari a 131,5.

A luglio del 2021 Lvmh acquisisce il 60% del brand OFF-White, il restante 40% resta nelle mani del fondatore Virgil Abloh

L’ espansione del gruppo

Dal 2007 entreranno a far parte del portafoglio societario anche il gruppo editoriale Les Echos, che a sua volta gestisce altri brand, e la Royal Van Lent, azienda olandese di produzione di yatch. Questa operazione ha portato la holding a imporsi anche in altre aree legate al mondo del lusso: un’ulteriore conferma della volontà di Arnault di espandere LVMH a livello internazionale verso differenti tipologie di beni che incarnano un ideale di lifestyle esclusivo ed elitario.

Il successo di questa società di partecipazione finanziaria genererà la nascita di altre holding operanti nell’area beni di lusso. Tra queste la svizzera Richemont e il concorrente colosso francese PPR che nel 1999 fu, assieme a LVMH, protagonista di un’aspra battaglia in Borsa per la scalata del gruppo Gucci. Il “braccio di ferro” finì con il gruppo di François Pinault vincente su Bernard Arnault, innescando una forte competitività per la detenzione della leadership sul mercato tuttora in corso.

La mission del gruppo

La missione di LVMH è quella di costituire e controllare un gruppo societario che rappresenti al meglio beni veicolanti lo stile e il modo di vivere occidentale nel mondo. Creatività, innovazione, eleganza, rispetto per la tradizione, sono i valori che accomunano tutte le aziende sotto l’ombrello della holding.

Qualità ed esclusività sono altri fattori che distinguono i prodotti delle diverse aziende, tutti realizzati tramite una filiera altamente controllata. Per proteggere questo senso di esclusività, LVMH ha deciso di vendere tutti i suoi prodotti in boutique o punti vendita attentamente selezionati.

Inoltre, la forte connotazione elitaria del gruppo viene bilanciata da una strategia di comunicazione d’impresa rivolta a problematiche sociali e ambientali. La consapevolezza della forte posizione economica ha portato alla nascita di una vera e propria istituzione interna. La Corporate Social Responsibility vede il gruppo fortemente coinvolto nella tutela del patrimonio artistico e culturale.

Promuove iniziative volte al restauro, la valorizzazione e conservazione di architetture e beni culturali sia in territorio francese che internazionale. La fondazione si impegna nello sviluppo della creatività tra i più giovani finanziando altresì cause umanitarie che combattono la discriminazione sociale.

I numeri di LVMH

LVMH è un colosso societario che genera utili netti per 4 miliardi di euro l’anno, impiega oltre 75.000 dipendenti ed è quotato alla Borsa di Parigi. A ottenere la maggioranza del pacchetto azionario è il gruppo Christian Dior, che detiene il 42% dei titoli.

Nel periodo 2018-2020, il fatturato di LVMH diminuisce del 4,64% mentre il margine operativo lordo è passato da 12.156,00 a 14.064,00 milioni di euro con una crescita dell’Ebitda margin di 5,54 punti. Il patrimonio netto si attesta a 38.829,00 milioni di euro con un indebitamento finanziario netto di 17.069,00 milioni di euro.

Nel 2021 il gruppo di LVMH, nonostante la pandemia, è cresciuto nel del 32% rispetto all’anno precedente registrando un fatturato di 17 miliardi di dollari, con un aumento di 110 miliardi di dollari in 14 mesi. 

LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton, il gruppo leader mondiale nel settore del lusso, ha registrato nel 2022 un fatturato di 79,2 miliardi di euro e un utile da operazioni ricorrenti di 21,1 miliardi di euro, entrambi in crescita del 23%.

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