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Dior

Dior la maison francese che ha imposto una nuova femminilità 

Dior Haute Couture SS21
Dior Haute Couture SS21

Indice

  1. Le origini: Christian Dior
    1.1 Christian Dior designer per Piguet e per Lelong 
  2. La maison Dior
    2.2 Il new look 
    2.3 Avenue Montaigne
    2.4 Dior è Dior: uno splendido atelier 
  3. Un nuovo stilista: Yves Saint Lauren
  4. Una nuova leadership: l’era di Bernard Arnoult 
    4.1 Gianfranco Ferrè da Dior
    4.2 Gli anni di John Galliano: teatralità da Dior 
    4.3 Dior Homme: Hedi Slimane
  5. Informazioni finanziarie 
  6. I cent’anni dalla nascita di Christian Dior
  7. Lo sviluppo del brand 
    7.1 John Galliano viene licenziato
    7.2 Raf Simons
    7.3 Il successo 
    7.4 Maria Grazia Chiuri 
          7.4.1 I settant’anni della maison
    7.5 Kim Jones: street style da Dior  

Le origini: Christian Dior 

Dior, Christian (1905-1957), sarto e stilista fra i più importanti nel panorama della haute couture francese. Dior nacque a Gramville nel nord-ovest della Francia, visse un’infanzia felice. Fu libero di abbandonarsi, a Parigi come durante le vacanze in Normandia, al disegno creativo, divenendo un talento nel realizzare costumi da carnevale o da festicciole in casa.

Dior
Christian Dior

Già chiaro era l’istinto per il bello e per la gioia di vivere. La sua chiara vocazione alla creazione artistica, corroborata da una costante frequentazione di musei e gallerie, emerse più tardi, quando, interrotti gli studi universitari di Scienze Politiche e accantonata l’idea di intraprendere la carriera diplomatica, come avrebbero voluto i suoi genitori, si associò all’amico Jean Bonjean, proprietario d’una galleria d’arte a Parigi. Qui esponevano i protagonisti delle avanguardie del ‘900.

Christian Dior designer per Piguet e per Lelong 

La morte della madre, poi il fallimento dell’azienda paterna, gli cambiano la vita, facendo della sua giovinezza tormentata l’esatto contrario dell’infanzia felice. Nel ’34 si ammalò seriamente di tubercolosi e, dopo un anno di convalescenza in Spagna, tornato a Parigi, cominciò a collaborare alle pagine di moda del settimanale Le Figaro Illustré: disegnò cappelli, iniziando a vendere schizzi di abiti e di accessori a diverse case di moda. Questo periodo di magra durò 7 anni, sino al ’38, quando trovò un lavoro stabile alla maison Piguet. Uno dei sui primi successi fu una gonna molto ampia adatta anche per il giorno.

Bozzetto di Christian Dior per Lelong
Bozzetto di Christian Dior per Lelong
 

Lo scoppio della guerra e il richiamo alle armi, posero tutto ancora una volta in discussione. La firma dell’armistizio lo colse nel sud della Francia, dove, nella casa paterna, restò per un anno e mezzo, godendo della natura e della semplice vita di paese. Solo l’insistenza di fedeli amici lo convinse a riprendere la via di Parigi, nel ’41. Non troverà più ad attenderlo il suo incarico da Piguet; entrò però nella casa di moda di Lucien Lelong, dove come assistente lavorava anche Balmain: qui, per molte stagioni, disegnò le collezioni, creò la gonna strettissimae la gonna svasata, determinando non soltanto il successo di Lelong, ma anche il proprio, perché divenne il primo dei figurinisti.

La maison Dior 

Ormai era pronto a gestire una sua maison e sapeva di poter contare su un talento innato per gli affari. Era il ’46, l’anno della partnership con Boussac, che lo finanziò con la ragguardevole cifra, all’epoca, di 60 milioni di franchi. Nell’avventura lo seguirono alcune fra le colonne di Lelong: Raymonde Zehnacker, Marguerite Carré, Mitza Bricard. Il giovane Pierre Cardin assunse il ruolo di primo tagliatore. La squadra si mise subito al lavoro nel palazzetto di Avenue Montaigne.

 

Dior
Dior 1946

Il new look

Nella memoria universale, è collegato al New Look, che, il 12 febbraio 1947, lo rese celebre nel giro di un giorno. Era la sua prima collezione. Dopo la sfilata del mattino, fu spinto al balcone dell’atelier al 30 di Avenue Montaigne, per salutare una folla di donne plaudenti. I giornali di Parigi erano in sciopero e fu in America che scoppiò la bomba della moda Dior, battezzata da Carmel Snow, direttrice di Harper’s Bazaar, con la frase “It’s a new look“.

Dior
New Look

La donna, proposta dalla linea Corolla, ribattezzata New Look, era nuovissima nella sua pronunciata femminilitàe sapeva d’antico: vita minuscola (ricomparvero il corsetto e la guêpière, con un brusco salto all’indietro), petto alto, spalle minute, gonne ampie e allungate con sottogonna di tulle per accrescerne il volume. Fu un dietro front rispetto al corpo liberato da Poiret e carezzato da Chanel. Si tornò all’eleganza aristocratica e anche alla battaglia degli orli, di collezione in collezione.

In un esaltato ritorno alla femminilità, lanciò immense, allungate gonne, vite strizzate in giacchini-corpetto, facendo tremare trepidanti le donne di mezza Europa. Aveva avuto un’intuizione folgorante, ma a decidere il suo destino fu l’incontro con Marcel Boussac. Il magnate francese del tessile aveva tutto l’interesse a cancellare le restrizioni del tempo di guerra in fatto di tessuti e le ruscellanti gonne di Dior avevano bisogno di 15 metri di stoffa, e ben 25 ne occorrevano per un abito da sera.

Avenue Montaigne 

Avenue Montaigne, indirizzo ancora oggi fulcro dell’espansione di un impero così carismatico, il cui fascino è sempre stato rispettoso dell’arredamento e dell’atmosfera scelti da Dior: poltrone stile Luigi XV, con medaglione grigio e bianco, simbolo della maison, su retro. Altro motivo associato all’immagine di Dior è il mughetto, ricordato nel primo profumo (’48), Diorissimo, da allora spruzzato con generosità sulla moquette grigio perla nei giorni delle tante sfilate della casa Dior.  

Dior
La prima boutique Dior

Dior è Dior: uno splendido atelier

Fra lodi e invettive, Dior era ormai Dior: un atelier splendido con 85 dipendenti. Poteva mutare stile e lo fece: tante linee secondo le lettere dell’alfabeto: H, A, Y. Seppe far rivivere la perizia artigianale delle “petites mains“, meravigliò per i suoi inafferrabili accorgimenti tecnici, capaci di rendere indeformabile il taglio.

Dior, già premiato con l’ambito riconoscimento Neiman Marcus, ritirato in America, aggiustò il tiro a favore della donna dinamica uscita dalla guerra. Raccolse sul dietro la gonna (’48), tagliò giacchini morbidi, presentò gonne di linea affusolata (’49), accorciandole l’anno dopo, unendole a giacche a sacchetto con collo a ferro di cavallo. La silhouette si addolcì, nel ’54, la vita non era più strizzata nella linea H e stava per nascere l’amato-odiato abito a sacco.

Dior
25 aprile ’50: lo stilista del New Look con sei modelle ‘A-line’, sfilata Savoy Hotel, Londra

Seguirono, nel ’55, la linea A e la linea Y: leitmotiv i vasti colli a V e gli abiti accompagnati da stole immense. Quell’anno la sua ricerca sul tema del caftano ha effetti su tutto il mondo della moda, così come il delicato abito in chiffon a vita alta e quello attillato a guaina. Dai profumi al prêt-à-porter, dagli accessori alla biancheria, fra licenze, aperture di boutique nell’America Latina e a Cuba, Dior sembrava battersi come non mai per la fama e l’immortalità delle sue creazioni. Propose nuovi tacchi a spillo, eccelse nella cura degli accessori: cappelli, guanti, bijoux.

Un nuovo stilista: Yves Saint Laurent 

Nel ’57 la maison presentò l’ultima collezione del Maestro: variazione sul tema della vareuse, capo morbidamente appoggiato ai fianchi accanto a sahariane kaki, bottoni a chiudere le tasche ad aletta. Gli furono sufficienti dieci anni, dal ’47 al ’57, quando d’estate morì a Montecatini, per diventare immortale e per rendere uno dei più ammirati imperi della haute couture una vera e propria leggenda.

1958 collezione trapezio
Collezione trapezio del 1958
La collezione ’58 firmata Yves Saint-Laurent che da tre anni era divenuto aiutante ed erede di Dior: si chiamava Trapezio e fu un trionfo. Chiamato nel ’60 ad assolvere al servizio militare, Saint-Laurent, al ritorno, creò il proprio atelier, avendo trovato al suo posto, nell’atelier di avenue Montaigne, Marc Bohan, che nell’arco di 30 anni, espresse, con misura ed eleganza creativa, lo spirito del fondatore.
Dior 1963
Dior 1963

Una nuova leadership: l’era di Bernard Arnault 

Nell’88, una grande retrospettiva al Pavillon Marsan nel Musée des Arts de la Mode al Louvre celebrava Dior e, insieme, la nuova regia del mago degli affari nella sfera del lusso, Bernard Arnault. In quell’anno, la maison aprì la prima boutique a New York: il numero uno tra i francesi non aveva ancora un punto vendita nella “Grande Mela”. L’anno successivo fu quello dell’addio di Bohan.

Gianfranco Ferré da Dior 

Nel 1989 approdò in Avenue Montaigne Gianfranco Ferré, il primo direttore creativo italiano a capo della maison. Nelle 4 collezioni annuali fra alta moda e prêt-à-porter, alcune memorabili, partendo da rivissute immagini del primo Dior e, via via, accentuando un fasto atemporale ora audace ora di magica opulenza, Ferré sviluppò una gamma di creatività consona tanto al tempo attuale che al prestigio dell’ illustre maison, punteggiata dai profumi Dune e Dolce vita. Tessuti sontuosi e colori ricchi, tagli decisi e i codici della maison si incontrano nel lavoro di Ferré da Dior. 

Dior by Ferrè

 Dalla prima sfilata Haute Couture del 1989 ai Giardini dell’Hotel Salomon de Rotschild, al 1996, Dior by Ferrè viene raccontato dal libro edito da Assouline pubblicato nel 2018, Dior.Gianfranco Ferrè, 1989-1996. Il volume è il quarto di una serie di libri dedicati alle menti creative che hanno guidato la maison, un racconto fatto di parole, quelle di Alexander Fury, e immagini di Laziz Hamani. 

Gli anni di John Galliano: teatralità da Dior 

In tempi più recenti, dopo l’uscita di scena di Ferré, il timbro di impeccabile bellezza della griffe non fu sempre restituito dalle collezioni firmate John Galliano. Quest’ultimo, nominato direttore creativo di Dior nel 1996, era sicuramente più votato all’ironia o agli eccessi, che alla voluttuosa grazia della perfezione Dior. Galliano porta nella maison francese genio e sregolatezza, mettendo in scena sfilate che trasudano teatralità. Sono gli anni d’oro dell’alta moda. Ma il sogno finisce nel 2011 quando, a seguito di alcune dichiarazioni antisemite, Galliano viene licenziato. 

Haute Couture Dior SS98 Haute Couture Dior SS 98 by Galliano

Dior Homme: Hedi Slimane 

Nel 2000, dopo l’esperienza da Saint Laurent, Hedi Slimane viene chiamato per un nuovo progetto: la linea Dior Homme. Un successo, il suo stile viene apprezzato dai più grandi, Karl Lagerfeld in primis. Rock e streetstyle incontrano la sartorialità Dior e linee skinny.  Nel 2006 Slimane lascia Dior, al suo posto arriverà Kris Van Assche. 

Dior Homme SS 2004
Dior Homme SS 2004

Informazioni finanziarie

Nel gennaio 2002, Dior rinnovò la licenza di Sàfilo per produrre e distribuire la collezione di occhiali da vista prodotta dal 1996 e che,; l’anno successivo, avrà anche una linea uomo. L’anno 2001 si chiuse con un deficit. Christian Dior SA Holding, posseduta al 65% da Bernard Arnault, registrò una perdita di 95 milioni di euro, con un aumento del 6% delle vendite e ricavi pari a 12,567 miliardi di euro. La perdita fu attribuita ai costi di riorganizzazione delle operazioni al dettaglio e agli investimenti necessari per organizzare gli affari degli Stati Uniti dopo l’11 settembre. Nel 2000, l’utile fu di 251 milioni di euro.

occhiali
Occhiali da sole Dior 2020

Nell’aprile 2002, Dior aprì un negozio a Roma, in uno dei luoghi più suggestivi della città, all’angolo di via Condotti e Piazza di Spagna. Un piccolo spazio era riservato al designer di gioielli Victoire de Castellane. A giugno, Hedi Slimane venne nominato miglior stilista dell’anno. Il premio gli fu conferito dal Council of Fashion Designers of America. A fine 2002, la società mostrò un utile netto di € 178 milioni, contro una perdita di € 95 milioni nel 2001. L’utile operativo aumentò del 31%.

Nel marzo 2003 Vincenzo Moccia, 43 anni, diventò direttore di Dior Italia, dopo essere stato direttore di Bulgari Italia e di Gucci per l’Italia settentrionale. Il mercato italiano contribuì con un fatturato di 492 milioni di euro (+41%) e un utile operativo di 33 milioni di euro.

A Parigi, la donna Dior sorprendeva ancora, vestita in lattice dalla testa ai piedi. Galliano disegnò la collezione prêt-à-porter del 2004, per la sua donna pazza, sexy ed esagerata, metà geisha e metà pagliaccio, in parte giapponese e in parte cinese. Gonne e minigonne erano in tulle piumato e fluttuante, indossate con lunghe giacche; gonne in lattice sembravano seconda pelle, decorate con mille fiori; camicette aderenti sui fianchi, simili a mini abiti e drappeggiati a peplo, con maniche a pipistrello; pantaloni molto aderenti con lacci fino alla vita; nuvole di seta e chiffon; tacchi alti; zeppe alte 8 pollici con lacci alla caviglia e corde sottilissime borchiate; pellicce colorate; kimono a fiori; abiti importanti over-the-top su donne completamente coperte in lattice. 

Dior by Galliano
Dior by Galliano

Ad aprile, Sidney Toledano, presidente di Christian Dior SA, annunciò l’apertura di 15 nuove boutique in tutto il mondo, da aggiungersi alle 145 già esistenti. Nel 2002, 23 nuove boutique; nel 2003 altre 15, parte delle 200 programmate entro il 2007. A Parigi, dove ve ne erano già 15, aprirono un nuovo mega-store in Rue Royale.

I cent’anni dalla nascita di Christian Dior 

Nel 2005 si celebrò il centenario della nascita di Christian Dior: il ministro della Cultura francese, Renaud Donnedieu de Vabres, inaugurò la mostra “L’Homme du Siècle” a Granville, nella casa d’infanzia di Dior, ora museo Les Rumbs. Le celebrazioni continuarono a Parigi, durante la settimana della moda, con uno spettacolo che narrò l’intera vita di Dior, la sua storia, il teatro, sua madre in un abito stile edoardiano, il ragazzino cristiano in costume da marinaio, e così via, fino al suo successo con le dive che visitarono il suo atelier. Lo spettacolo venne “realizzato” dai modelli di punta del tempo, che non dimenticarono nemmeno di menzionare la passione per la danza e per il Perù. Nel 2007, Hedi Slimane lasciò la maison e Kris Van Assche la sostituì come direttore artistico.

Lo sviluppo del brand

Nell’aprile del 2008, Sidney Toledano, presidente e CEO di Christian Dior Couture, annunciò la nomina di Delphine Arnault Gancia a vicedirettore generale di Christian Dior Couture. Nonostante la crisi che colpì il mondo intero, ma Sidney Toledano e John Galliano continuarono a riscuotere un fatturato molto alto, dovuto principalmente al mercato americano. Dichiararono che accessori, il prêt-à-porter femminile e l’Haute Couture aumentarono il giro d’affari. Nel 2008, il Christian Dior Group registrò € 8,2 miliardi di vendite, guadagnando l’11% rispetto all’anno precedente e un utile netto di € 352 milioni. Tutto ciò era dovuto principalmente ai mercati emergenti: Cina, Russia e Medio Oriente.

Nel 2009, Dior lanciò la nuova campagna pubblicitaria per la borsa Lady Dior; l’attrice francese Marion Cotillard fu la testimonial. Camille Miceli, nominata direttrice artistica di gioielleria e consulente artistica, entrò nel gruppo. Nello stesso periodo, dopo nove anni, riaprì la grande gioielleria e orologeria parigina. 

Marion Cotillard per Dior
Marion Cotillard per Dior

Nel 2010, Christian Dior e Sàfilo annunciarono che il loro accordo di licenza per il design, la produzione e la distribuzione in tutto il mondo della collezione di occhiali Dior veniva prorogato fino al 31 dicembre 2017. I ricavi ammontavano a € 21,1 miliardi (+19% rispetto al 2009), grazie alle buone prestazioni in Europa, Asia e Stati Uniti. Su queste basi, Christian Dior annunciò il progetto di apertura e rinnovamento di boutique nei mercati ad alto potenziale.

John Galliano viene licenziato

Nel 2011, dopo essere stato direttore creativo della casa per 15 anni, John Galliano fu licenziato da Dior per insulti antisemiti e razzisti in un momento di ubriachezza. La sua sfilata autunno/inverno 2011 proseguì senza di lui durante la settimana della moda di Parigi. Durante lo stesso periodo, il museo Pushkin di Mosca elogiò la maison Dior con la mostra “Inspiration Dior“. La mostra raccontava la storia della maison attraverso le opere d’arte che ispirarono Christian Dior.

Raf Simons 

Nel 2012, Raf Simons divenne il nuovo direttore creativo. Il designer belga, divenne responsabile delle collezioni Haute Couture donna, prêt-à-porter e accessori. La maison francese dichiarò che Simons avrebbe proiettato lo stile della maison verso il XXI secolo, creando un vero cambiamento. Poco dopo l’annuncio dell’entrata di Raf Simons, la sua prima collezione di Haute Couture venne presentata a Parigi. Era una collezione in cui la tradizione della maison viene rivisitata in chiave moderna e architettonica, minimalista e molto lontana dallo stile Galliano. Lo stilista stupì tutti con una delle migliori collezioni del brand, mostrando la sua capacità di mescolare modernità e tradizione.

Raf Simons
La prima sfilata di Haute Couture di Raf Simons 2012/2013

Nel 2012, Dior lanciò la sua prima rivista online, Diormag. Le notizie sul sito venivano aggiornate quotidianamente con informazioni riguardanti le attività globali della griffe. Nel 2013, la maison Diorimpegnò l’attrice Jennifer Laurence come testimonial della campagna pubblicitaria per la borsa Miss Dior, con un contratto da 20 milioni di dollari per tre anni.

Il successo 

A un anno dall’entrata di Raf Simons nella maison francese, Christian Dior Couture rivelò che i profitti erano aumentati del 31% e i redditi del 14%. Tali risultati erano anche dovuti all’influenza di Kris Van Assche, direttore creativo del reparto uomo. Delphine Arnault Gancia, figlia di Bernard Arnault, capo del gruppo LVMH, annunciò di voler chiudere la collaborazione con la maison per lavorare esclusivamente con Louis Vuitton.

Nel 2014, durante un’intervista, Sidney Toledano confermò che il successo derivava dall’altissima qualità della produzione, esaltando il Made in Italy e promuovendo le imprese produttive in Veneto e in Toscana.

Nel 2015, Raf Simons decide di coinvolgere la pop star Rihanna come testimonial per la campagna “Secret Garden”. Fu un grande passo avanti, poiché in settant’anni di storia del marchio era la prima donna di colore. Serge Brunschwig, direttore operativo di Dior, ottenne il ruolo di presidente della divisione Dior Homme. Lo stesso anno, Dior, Chanel e Louis Vuitton erano in testa alla classifica di Brandwatch sui brand migliori e più influenti sui social media.

Maria Grazia Chiuri, una donna da Dior 

Dopo 3 anni, nell’ottobre 2015, Raf Simons decise di non rinnovare il suo contratto e di lasciare Dior per motivi personali. Al team interno della griffe francese, composto dai designer Lucie Meier e Serge Ruffieux, venne chiesto di disegnare la collezione couture primavera/estate 2016 e la collezione ready-to-wear autunno/inverno 2016-2017. A causa dell’uscita di Raf Simons, i ricavi mostrarono un lieve rallentamento nel secondo semestre, con 961 milioni di euro di vendite.

Dior 2017
Dior a Tokyo per l’haute couture SS 2017

A luglio 2016, Maria Grazia Chiuri divenne la prima direttrice creativa donna di Dior nei suoi 70 anni di storia. Una stilista con una lunga carriera nella moda, prima per Fendi e poi per Valentino, sempre vicino a Pierpaolo Piccioli. La Chiuri è la prima donna a prendere le redini del brand: sino ad allora vi erano stati solo uomini come Yves Saint Laurent, Marc Bohan, Gianfranco Ferrè, John Galliano e Raf Simons. Nella sua prima sfilata per la collezione primavera/estate 2017, tra abiti romantici finemente decorati, ecco quindi comparire la maglia dall’iconica scritta “We should all be feminists“, “dovremmo tutti essere femministi”, che diventa subito il capo più condiviso su Instagram e Twitter. Questa semplice t-shirt, al prezzo di mercato di 550 euro e andata immediatamente sold out, diventa un caso mediatico molto discusso e le vale il titolo di “stilista attivista”.

I settant’anni della maison

Nel 2017 si festeggiarono i 70° anniversario di Dior: la maison francese organizzò la mostra “Christian Dior: Designer of Dreams. Curata da Florence Müller e Olivier Gabet, la mostra del Musée des Arts Décoratifs di Parigi ospita 300 abiti mozzafiato che raccontano la storia della maison. 

Christian Dior- Designer of Dreams
Christian Dior- Designer of Dreams

Kim Jones: street style da Dior 

Nel 2018, dopo l’esperienza da Louis Vuitton, arriva da Dior Homme Kim Jones. Il debutto nel 2018 segna l’inizio di una nuova era per l’uomo Vogue che incontra l’universo dello street style e del mondo Urban e de Per Kim Jones le collaborazioni sono parte del suo DNA artistico. É lui l’artefice della collab più celebre degli ultimi anni (Supreme X Louis Vuitton). Approdato da Dior coinvolge tra i tanti l’artista americano Kawn, Hajme Sorayama famoso per le sue donne robot in stile pin-up, il pittore ghanese Amoako Boafo,  e Kenny Scharf, indiscusso protagonista, insieme a Basquait e Keith Haring, della vibrante scena pop degli anni ’80. 

Fw 2021
Dior Homme FW 21

Negli ultimi anni Dior ha raddoppiato i ricavi, passando da meno di 3 miliardi di euro nel 2017 ai 5,8 miliardi nel 2021. Crescita coronata nel 2022 dalla riapertura della storica sede al 30 di Avenue Montaigne. Dopo una ristrutturazione durata più di due anni, la sede che ha visto nascere la maison, riapre con la sua nuova veste progettata da Peter Marino. Un enorme flagship store che racchiude al suo interno: la boutique e tutte le collezioni firmate Dior, una sezione dedicata alla bellezza, una Galleria che ospita i pezzi d’archivio, i laboratori dell’haute couture e d’Alta Gioielleria, il ristorante e la pasticceria, tre giardini e infine la Suite Dior. 

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