Yamamoto Yohji
Y,  Brand e Fashion designer

Yamamoto, Yohji

Yohji Yamamoto, stilista giapponese protagonista della rivoluzione decostruttivista che porta a un cambiamento radicale nella moda contemporanea

Yohji Yamamoto è uno stilista giapponese nato nel 1943. Si laurea in legge all’Università di Keio nel 1966 e decide di proseguire i suoi studi in Fashion Design al Bunka Fashion College. Dopo nove anni di preparazione, lavoro e viaggi a Parigi, Yamamoto sfila con la collezione di Womanswear Y’s al Tokyo’s Bell Commons nel 1977 ottenendo recensioni entusiaste.La sua estetica rivoluzionaria propone abiti che sembrano incompiuti, sbrindellati e messi insieme in modo casuale. Le sagome sciolte e fluide di Yamamoto e l’uso onnipresente del nero, hanno ulteriormente definito negli anni il suo lavoro, che è diventato il look prescelto dell’estetica urbana degli anni ’80. 

Erano anni di crescita tecnologica e creativa e di prestigio internazionale che aiutarono lo sviluppo del brand. Già l’anno successivo al suo debutto, il brand fatturava 15 milioni di dollari l’anno. Ciò che rendeva uniche le creazioni di Yamamoto, all’inizio erano esclusivamente femminili, era il carattere androgino delle silhouette che andava contro la tradizionale distinzione fra menswear e womanswear. Parlando con il The Wall Street Journal, Yamamoto spiegò il suo interesse nell’abbigliamento femminile:

«Adoro le donne e il modo in cui i loro abiti sono tanto belli quanto funzionali sui loro corpi. Questo è ciò che mi inspira. Ma i vestiti devono funzionare e, almeno agli inizi, erano ispirati a quella sorta di uniforme che è l’abito maschile». The Wall Street Journal 2013

Il debutto a Parigi

Nel 1981 abbandona la capitale giapponese per sfilare con la mainline in debutto, a Parigi. Qua, insieme a Rei Kawakubo di Comme des Garçons, dà il via alla rivoluzione decostruttivista che porterà a un cambiamento radicale nella moda contemporanea. La stampa specializzata battezza questa collezione “moda post-atomica”: «gli abiti, costruiti con tagli indefiniti e grandi squarci, evocano il pericolo atomico». Nel frattempo, nel 1984, esce la linea Pour Homme che contiene alcuni dei suoi item più artistici e sperimentali. 

Yohji Yamamoto definito il pioniere di una generazione di designer

Yamamoto è il pioniere di una generazione di designer giapponesi capaci di rivoluzionare, con la compostezza orientale, secoli di costume europeo. La scomposizione dei volumi occidentali è il principale merito dell’innovazione proveniente dal Giappone. Diversi elementi contribuiscono a rendere l’estetica del designer giapponese unica nel suo genere e apprezzata da più di vent’anni in tutto il mondo. Ad esempio lo spirito avanguardistico, la tradizione giapponese e l’attenzione alla storia del costume occidentale, le ampie silhouette e l’uso del blu e del nero.

Yohji-Yamamoto-Fall-2019-Ready-To-Wear-Collection
Yohji Yamamoto Fall 2019-Ready To Wear Collection

Riconoscimenti

Persino il regista Wim Wenders gli ha reso omaggio con un documentario intitolato Appunti di moda e di viaggio nel 1989, dedicato alla sua vita e carriera. Nel marzo 2011 poi il prestigioso Victoria & Albert Museum di Londra ha dedicato una retrospettiva al lavoro del designer giapponese. Nello stesso anno, per siglare un decennio di collaborazione tra Yamomoto e Adidas è stato realizzato il film documentario This is My Dream, diretto da Theo Stanley, che ha lavorato con il fotografo di moda con Bruce Weber e con l’artista Chiara Clemente. Il film segue il designer nei due mesi che precedono la realizzazione della collezione primavera/estate 2010. 

Yohji Yamamoto sempre nel 2011 è stato insignito del grado di Commendatore dell’Ordine delle Arti e delle Lettere, la più alta onorificenza nell’arte e nella cultura in Francia. Numerose sono state le sue collaborazioni con il teatro e con il cinema per cui ha creato gli abiti di Brother (2000) e Dolls (2002) di T. Kitano. Tra i premi da lui ricevuti precedentemente si ricordano il Premio arte e moda alla manifestazione Pitti Immagine Uomo (1998) e il Fashion Award (1999) del CFDA (Council of Fashion Designers of America). Nel 2002 è stato nominato direttore creativo della linea Adidas Y-3, alle cui creazioni sono state dedicate tre importanti mostre: Correspondences (Firenze, Palazzo Pitti, 2005); Juste de vêtements (Parigi, Musée de la Mode et du Textile, 2005); Dream Shop (Anversa, ModeMuseum, 2006).

L’azienda a Tokyo di Yohji Yamamoto

Nonostante il solido legame tra il designer e Parigi, la sede dell’azienda è sempre rimasta Tokyo in un palazzo-atelier dove all’inizio della sua attività ha lavorato anche sua madre, sarta e sua prima maestra. Anche la figlia di Yamamoto, Limi Feu, ha deciso di intraprendere la carriera del padre, riscuotendo successo e sfilando a Parigi, nel 2007. Nell’ottobre del 2009 la Yohji Yamamoto Inc. viene dichiarata in bancarotta dalla corte di Tokyo. L’azienda viene rilevata dalla società Integral Corporation, che si impegna a rifinanziare e gestire il patrimonio, la produzione e la distribuzione dell’azienda del designer. Yohji Yamamoto rimane però alla guida del suo brand e le sue collezioni uomo e donna continuano a sfilare a Parigi.

Lo stile

Il mondo estetico di Yamamoto è insieme ironico e romantico. I suoi abiti neri avvolgono il corpo di uomini e donne in una serie di drappeggi teatrali che distruggono simmetria e proporzioni e creano spazi tra la stoffa e la pelle per far circolare l’aria, secondo la nozione giapponese di spazio negativo. Accanto a abiti più sartoriali, sempre scuri, destrutturati e dalle silhouette morbide, esistono item come maglioni di lana a intarsio e camice oversize decorate con stampe di teschi e ossa, ma anche con pin-up, grafiche floreali massimaliste e opere calligrafiche giapponesi. I suoi abiti rievocano atmosfere gotiche e retrò, ma sempre con un piglio distintivo e di sovversione. Sono abiti eleganti, ma anche dotati di un elemento straniante, che diventa ora ironico, ora giocoso, ora vagamente inquietante. 

L’estetica della decostruzione e l’ambiguità di genere 
«Lo stile è l’arte di mischiare, di mettere in valore e di governare esteticamente ciò che uno ama. Per quel che mi riguarda, mi piace associare allo chic dei creatori quel che vado trovando al mercato delle Pulci. Scegliere è la nostra ultima libertà. Indossare gli abiti di certi stilisti è come cambiare vita. Quando qualcuno mi dice: “Yohji, desidero portare i tuoi vestiti”, gli rispondo: “Attento, non fidarti. Non è così semplice”.» (Intervista a Yohji Yamamoto su Elle del 1999)
Nell’83 a Parigi, con una collezione ispirata al pauperismo dà il via all’influenza dell’estetica orientale sulla moda europea. Il suo decostruttivismo e il senso di impellente precarietà, di distruzione e ricostruzione, si unisce a una ricerca sui tessuti tipicamente giapponese dove fibre nobili e materie man-made definiscono in maniera eccellente il purismo strutturale delle forme degli abiti (questi sono il punto di partenza progettuale ed estetico per una nuova generazione di stilisti che, dalla metà degli anni Ottanta, rinnova i canoni della moda europea). Il designer ha dichiarato: «Sono nato in una Tokyo bombardata. Probabilmente queste sono le mie radici, Tokyo distrutta. Sono attratto dal lato oscuro della vita dall’inizio della mia carriera». Dal 1983, la moda Yamamoto (insieme a quella di Rei Kawakubo) inizia a influenzare le passerelle occidentali. Già dalla metà degli anni ottanta, gli viene riconosciuto dai suoi colleghi il titolo di “maestro”. Nelle collezioni del 1997 invece rende omaggio a Chanel e Dior, invertendo le proprie tendenze innovative e recuperando canoni e stilemi della moda tradizionale.
L’importanza del nero

La carriera di Yamamoto dura ormai da oltre 50 anni durante i quali il designer ha coltivato un’estetica molto precisa, caratterizzata oltre che dalla destrutturazione delle silhouette tradizionali, da un’esplorazione di temi visivi di matrice romantico-dark venata di ironia e dalla predominanza di un colore: il nero. È proprio Yamamoto che pronunciò la celebre frase sul colore nero in un’intervista del 2000 al The New York Times :

«Il nero è modesto e arrogante allo stesso tempo. Il nero è pigro e facile ma misterioso. Ma soprattutto il nero dice questo: “Io non disturbo te e tu non devi disturbare me”».

Nella tradizione giapponese, il nero è il colore associato alla figura del contadino e allo spirito del samurai, oltre che al teatro Bunraku. Se necessario, nelle collezioni di Yamamoto il “colore delle ombre” viene esaltato dal bianco o da toni brillanti (giallo, blu, verde e rosso), intesi come lampi di luce nell’oscurità.

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Fluence The Continuance of Yohji Yamamoto

L’intera carriera di Yamamoto rappresenta il tentativo di liberarsi di queste convenzioni attraverso la contaminazione di codici occidentali e orientali. Un conflitto estetico risolto a favore dei codici orientali che portarono Yamamoto a fare della curva e della linea, l’elemento geometrico di base delle sue creazioni. Nelle sue nuove collezioni 2021 e 2022 c’è un’incredibile saggezza. Una visione più cauta del mondo, ma non per questo meno affascinante. Le proposte seguono il dna dello stilista utilizzando forme destrutturate e oversize e tessuti molto leggeri come lino, seta e cotone. Completi neri ibridi e avorio rimandano alla sua collezione uomo della primavera 1986, in un accenno sussurrato all’upcycling.

A oltre diciassette anni dal suo inizio, a 77 anni, Yamamoto non accenna a fermarsi, collaborando col cinema, con il mondo dell’opera e ancora con Adidas. La sua filosofia è riassunta nella frase:

“Con gli occhi sul passato cammino all’indietro verso il futuro”.

Collezioni

Ciò per cui lo stilista è più noto presso le giovani generazioni è la linea Y-3 co-prodotta con Adidas, che fu anche una delle prime collaborazioni fra luxury fashion e un brand di sportswear. Al di là di Y-3, le linee di abiti disegnate da Yamamoto iniziarono a moltiplicarsi nel corso degli anni, creando un albero genealogico.

Y’s, Yohji Yamamoto, Yohji Yamamoto Pour Homme e Costume D’Homme, Y’s for men SHIRTS, Red Label e Black Label, Gothic Yohji Yamamoto Homme, Haute Couture. Queste sono solo alcune delle molte linee che andarono accavallandosi nel corso degli anni che poi si fusero, si mescolarono fra loro o semplicemente vennero chiuse. In tutte domina la sperimentalità di Yamamoto, il suo romanticismo oscuro e le sue molte curiosità culturali come i classici anime giapponesi, cha apparvero in varie collezioni della linea Pour Homme e specialmente nella FW07 dove vennero usati gli artwork del leggendario disegnatore Shotaro Ishinomori. 

Y-3

La linea Y-3, fu creata nel 2003 in collaborazione con Adidas e co-diretta con Nic Galway che in seguito collaborò anche con Kanye West al design delle Yeezy. La linea di sportswear di lusso fu presentata per la prima volta nel gennaio del 2002 in occasione di Pitti Uomo a Firenze. Attualmente la collezione sfila regolarmente durante la settimana della moda di New York. Questa collaborazione fu rivoluzionaria: si tratta del primo caso in cui un designer di alta moda disegna una linea di sportswear, bilanciando due codici estetici del tutto diversi.

Qualcosa di completamente diverso dal fenomeno delle linee sportive di fine anni ’90 o dalle diffusion line in generale, una collaborazione che anticipò le venture collaborazioni di Adidas con Raf Simons e Rick Owens quanto quella fra Jun Takahashi e Nike. Il moderno luxury streetwear era nato, e portava la firma di Yamamoto. La collezione migliore della linea fu la FW07, che sfilò sul campo da basket dell’Hunter College di New York portando al grado di perfezione la sintesi dei due linguaggi estetici. Nel 2013 si toccò un altro highlight con la creazione della Adidas Y-3 Qasa. Le collezioni di grandi successi di questo tipo continuarono poi per altri due anni dal 2015 al 2017.

Y's by Yohji Yamamoto x Adidas Originals
Y’s by Yohji Yamamoto x Adidas Originals

Collaborazioni

Ma il genio di Yamamoto è stato fondamentale anche nelle collaborazioni con Hermès, Mikimoto e Mandarina DuckNel 2012 ha tenuto la prima mostra di pittura nello Yohji Yamamoto Aoyama Store e ha tenuto una mostra al Design Museum Holon (Israele). Nel 2014 disegna la terza maglia per la squadra di calcio professionistica spagnola, “Real Madrid” e Rizzoli Inc. pubblica il libro YAMAMOTO & YOHJI. Continua con le mostre nel 2017: mostra “Opportunità di pittura e tessitura” alla Tokyo Opera City Art Gallery. Riceve il DFA Lifetime Achievement Award 2017 (DFA LAA) a Hong Kong.

La  nuova collab 2020 invece nasce dall’unione della visione di Lamborghini, che combina tradizione e tecnologia con l’espressività incontrastata dello stilista giapponese. Anche questa volta Yamamoto ha saputo riflettere la propria filosofia dando valore aggiunto al design di questa meravigliosa supercar. «Voglio creare un auto che sia un pezzo d’arte». Studiato a quattro mani con Yamamoto che, oltre ad aver creato una capsule collection di tre capi (un bomber, un hoodie e un coat) ha ripensato, insieme a Lamborghini Centro Stile, un modello unico della Aventador S, trasformandola in un pezzo dʼarte. Più recente la partnership con Dr Martens: lo stilista giapponese ha reinventato il modello Ramsey del celebre marchio inglese di anfibi e ha contribuito al lancio di una versione contemporanea del modello 1490.

Le collaborazioni hanno allargato l’audience del brand giapponese, permettendogli di aprire nuovi store nel mondo e di lanciare, di recente, una nuova piattaforma e-commerce estesa a 130 paesi.

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