
SONIA RYKIEL- La comodità è donna
SONIA RYKIEL- STILISTA E SCRITTRICE
Sonia Rykiel, alla quale si deve l’invenzione del termine démodé, intraprese la carriera di stilista e scrittrice. Nacque a Parigi il 25 maggio 1930, e morì il 25 agosto 2016 nella stessa città. Il suo vero nome era Sonia Flis.
” la comodità prima di tutto”
Sonia Rykiel, ” la regina del tricot”, durante la sua gravidanza non riusciva a trovare nessun abito che la convincesse. Nel 1961 ideò un pullover di lana, privilegiando questo tessuto come se fosse seta per il resto degli stilisti. Molte donne apprezzarono questa scelta e questo modo di porre in rilievo la comodità, ed il sentirsi a proprio agio con l’abito indossato. La stilista francese fece questa scelta, proprio perché non riusciva a trovare in nessun negozio l’abito giusto.
Il suo era l’armadio dei «vestiti che non hanno forma finché non vengono indossati». Le sue sfilate avevano come soggetti, modelle che si esibivano lungo la passerella tutte insieme, come un gruppo di amiche, non come le solite modelle imbronciate ed irraggiungibili.
Sonia Rykiel vendeva abiti costosi, perché legati ad un’alta qualità, ma diversi dal solito, perché si è sempre rifiutata di piegarsi alle regole dei fashion show d’effetto. Non sopportava che alle donne fossero imposti limiti legati all’età e si rifiutava di disegnare vestiti che le facessero sentire più giovani, come la società le voleva, perché, secondo lei, nessuno doveva nascondere il proprio IO. Unirsi allo stile di Sonia Rykiel, era come entrare a far parte di un “Club femminile”, al quale ci si univa soltanto per condivisione di idee, e mai per imposizione di trend e schemi.
La sua filosofia era infatti:
E’ la donna che anima l’abito, non il contrario. La provocazione è la donna, mai quello che indossa.
Per lei creare vestiti, era un modo per dimostrare che dovesse essere la moda a porsi al servizio del corpo femminile, e non viceversa. Il suo modo di pensare, doveva rappresentare un invito alle donne, ad amare il proprio corpo, le proprie curve, come se l’abito fosse solo un tessuto che avvolgesse il loro corpo, e non un modo per coprirlo.
LA VITA
Sonia Rykiel , entra nel mondo della moda, iniziando a lavorare come vetrinista in un laboratorio tessile parigino. Prima di una formazione professionale, inizia a disegnare vestiti nel periodo della sua seconda gravidanza, privilegiando la lana. Aprì la sua prima boutique , a Rue de Grenelle, nelle Galéries Lafayette, grazie al sostegno da parte dell’azienda del marito. Fu anche la prima ad avviare la produzione di capi in maglia stampati, di vari colori e di diverse forme, all’inizio la sua preferenza era il nero. Il suo lavoro venne promosso con la pubblicazione sulla copertina di Elle, estendendo la sua promozione a bambini, uomini, ed, a profumi e cosmetica. Successivamente sua figlia prese le redini della direzione creativa, aprendo altre tre boutique, di cui, l’80% delle quote della società, è stato acquisito dalla cinese Fung Brands.
SONIA RYKIEL – OLTRE LA MODA
Sonia Rykiel, oltre ad essere stata unaa famosissima e creativa stilista, fu anche un a scrittrice. Lei scrisse due libri sulla moda, ed una raccolta di favole per bambini. Nell’85 ottenne la Legione d’Onore.
Nel 2010, ha creato una linea di intimo per H&M. Morì nel 2016, a causa del “Morbo di Parkinson”, che la colpì qualche anno prima. La stilista francese dall’inconfondibile caschetto rosso ha cercato a lungo di mantenere segreta la sua sofferenza, finché i sintomi non sono diventati troppo evidenti. Ha così deciso di scriverne, espediente non certo inusuale per lei. “Non volevo mostrare il mio dolore. Ho resistito, ho esitato, ho cercato di essere invisibile, di far finta che tutto andasse bene. Ma è impossibile, non è da me”.
Così Sonia Rykiel ha spiegato le motivazioni che l’hanno spinta a raccontare quella malattia, in “N’oubliez pas que je jeu“, scritto Judith Perrignon.
I GIOCHI EROTICI DI SONIA RYKIEL
“Abbiamo voluto cambiare l’immagine dei giocattoli erotici: di solito sono associati a luoghi squallidi ma da oggi potranno essere associati allo scintillante mondo della moda e i sensi di colpa a essi legati spariranno “.
Così ha spiegato la sua decisione di firmare una collezione di vibratori, ideata in collaborazione con sua figlia, Nathalie. Non trasformando la loro boutique in un sexy shop, ma semplicemente rendendo omaggio alla libertà della donna, anche soddisfacendo le più svariate fantasie.
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Ferrera Marella
