Rick Owens
O,  Brand e Fashion designer

Owens, Rick

Rick Owens, stile ibrido e scenari post-apocalitici

Rick Owens nasce nel 1961 in California, si interessa fin da adolescente alla moda, inizia a frequentare l’ Otis College of Art and Design, ma dopo due anni interrompe gli studi, sente il bisogno di creare e costruire con più libertà. Intraprende un corso di modellistica per imparare le basi della costruzione dei capi e le tecniche che gli permetteranno di entrare a lavorare nel fashion stystem.

Rick Owens

Egli intende subito che le capacità si possono acquisire, ma la sensibilità che poni nelle creazioni è innata. Quando incontra Michèle Lamy la sua vita cambia per sempre, lei diventerà la sua musa ispiratrice, la sua socia e la sua compagna di vita. Sono, infatti, anime affini che condividono il talento della creatività.

Il duo Owens-Lamy

Dal 1989 al 1994, anno della fondazione del marchio, insieme producevano capi ricavati da pezzi vintage acquistati a poco prezzo. A tali capi ridavano poi vita, smontandoli e riassemblandoli in nuovi abiti, erano pezzi unici, venduti in un piccolo negozio a Los Angeles. Una volta che si resero conto che la clientela era affascinata dalle loro creazioni decisero di fondare l’etichetta Rick Owens. I primi capi si basavano sulla maglieria e sul pellame, sull’onda del Grunge Rick inizia a definire il suo gusto estetico.

Michèle Lamy,  la moglie dell’avveniristico stilista Rick Owens

Nata da una famiglia di zingari di origine algerina, Michèle ha visto la luce in Francia ma la sua data di nascita è rimasta sempre segreta. In molti giurano che sia nata nel 1944.

Ribelle e ingestibile, lascia gli studi in giurisprudenza e diventa icona della vita notturna underground di Los Angeles. Prima di unirsi in matrimonio con Owens (giudicato gay prima dell’unione con l’emblematica Lamy) ha avuto la figlia Scarlett Rouge, apprezzabile regista.

Lo stilista californiano l’ha descritta come una “sfinge ipnotizzante” e, invero, la sua figura sembra avvolta in un alone di mistero. Carnagione olivastra, detti in oro e dita tatuate, Michèle non è certamente un’icona di stile convenzionale. Indiscutibilmente magnetica, la donna ha fatto della sua cultura nomade, la chiave della sua immagine. Una strega balcanica legata ai riti ctoni e alla personificazione delle forze sismiche: questa è in sintesi la musa ispiratrice di Rick Owens. Michéle Lamy è, inoltre, anche un’apprezzata artista.

Rick Owens
Rick Owens e Michele Lamy

Il successo a Parigi

Successivamente Owens si trasferisce a Parigi, città destinata ad essere il quartier generale della sua maison. Il successo di Rick Owens cresce grazie a diverse personalità importanti nella moda che incontra nel suo percorso, come Corinne Day, fotografa di I-D Magazine, a Kate Moss che gli regalerà visibilità indossando in copertina di Vogue US la sua giacca di pelle. A metà degli anni Novanta la indossano Courtney Love, Helena Bonham-Carter e Angelina Jolie, mentre Owens e Lamy sono la coppia simbolo della Los Angeles underground.

Rick Owens da Revillon

Nel 2000 accetta il ruolo di creative director per il settore pellame per il marchio francese Revillon. Nel 2002 Anna Wintour, direttrice di Vogue America, coglie subito il suo talento e decide di finanziare la sua prima sfilata a New York. Tutti si aspettavano il glamour hollywoodiano date le sue origini, ma Rick Owens nuota già controcorrente, presentando una collezione semplice, priva di opulenze, erano capi nuovi, freschi, e la ricercatezza dei materiali lo distinguevano nella NY Fashion Week di quel momento. Egli è l’antitesi della terra del sole da cui proviene, capelli nero corvino, lineamenti marcati, e uno stile quasi mistico. Nel 2003 debutta a Parigi, registrando un enorme successo di pubblico e critica.

Revillon Fw 2004
Revillon Fw 2004

Lo stile di Rick Owens

Il suo stile richiama la scuola giapponese di Issey Miyake, Yohji Yamamoto e Rei Kawakubo, un lavoro di manomissione delle forme atomiche naturali, forme ibride, scenari post-apocalittici, e la sessualità che rimane un filo conduttore per comprendere la sua estetica, è ossessionato dalle gambe femminili e maschili e spesso i suoi capi le lasciano in mostra, le sottolineano. Ma non  le gonne, vuol donne comode, libere nei movimenti, non strizzate e costrette in abiti che non permettono il libero movimento. Gli shorts diventano il capo di continuità in ogni collezione, più comodo e altrettanto sexy.

Lo stilista lavora in maniera monocroma, la sua palette si limita al bianco, al nero e al nude con le tinte intermedie, colori che segnano gli anni 90 categoricamente. La pelle rimane il materiale da lui più utilizzato, la continua ossessione per questo materiale fa rimando al mondo dei Sex club da lui frequentati. La bisessualità di Owens non è un segreto, e non è nemmeno un problema per la moglie Michéle, che comprende e permette gli eccessi della vita di Rick.

Rick Owens SS 2017
Rick Owens SS 2017

I suoi capi hanno una costruzione quasi architettonica, i suoi modelli sono androgini, non esistono nelle sue collezioni elementi di estrema femminilità o mascolinità, Rick vuole porre uomo e donna su un piano paritario. Le sue creazioni esaltano, avvolgono e proteggono il corpo, permettendo alle donne di sentirsi potenti, solenni.

Gli show e le performance

Panos Yapanis è lo stylist che lo segue fin dai suoi esordi, la costruzione dei suoi show è studiata a tavolino per rimanere impressa nella memoria di un grande pubblico e stampata sulle pagine delle testate più importanti del mondo. Tutto era coordinato e coerente sull’estetica del brand, il casting dei modelli, gli sfondi, la musica, la camminata stessa dei modelli.

SS 2014
Rick Owens SS 2014

Le sue sfilate sono vere installazioni misteriose ed evocative, che ripropongono effetti scenici da film: cascate d’acqua, getto d’aria, fiamme, e i modelli sono gli attori, che si muovono e diventano parte integrante della scenografia. Uomini praticamente nudi, donne che avevano sulle spalle altre donne, modelle-non modelle che danzano balli tribali.

Gli sviluppi negli anni 2000

Nel 2007  lancia Palais Royal, che cambierà nome nel 2011 in Hun, la sua linea di pellicce. Questo gusto si rivede nella sua stessa casa/atelier, che è il trionfo della sua visione, le pareti sono spogliate dalla carta da parati, le tubature sono a vista, gli enormi bagni in marmo, magniloquenti quanto spogli. La sua passione per il design e l’architettura riesce a sfociare in qualcosa di ancora più concreto quando nel 2010 inizia a progettare arredamento e ne fa una sua linea, rispetta sempre un  appeal minimalista, con influenze quasi monumentali. Utilizza materiali semplici mischiandoli con materiali molto ricercati e preziosi, creando un equilibrio tra alto e basso, semplice e prezioso, come può essere il compensato con l’alabastro. Equilibrio nel caos. Scomposizione in equilibrio.

La cosa davvero sorprendente resta comunque che un fashion designer così celebrale venda davvero in negozio, la strategia è sempre la stessa, puntare sui materiali, pelle, maglieria e cashmere, con continui richiami al mondo del bondage, ma che non espongono il corpo più dello stretto necessario.

Il Council of fashion Designer of America lo nomina miglior artista emergente del 2003, ottiene il premio Cooper-Hewitt National Design Award e il Fashion Group International Rule Breaker Award, nel 2007, per la linea di pellicce.

Subhuman Inhuman Superhuman

Taschen è un volume a lui dedicato, che ripercorre la sua carriera attraverso immagini ed articoli che la rivista inglese i-D gli ha dedicato negli anni, un ritratto a tutto tondo , dagli inizi incerti nell’ombra di Los Angels al lussuoso palazzo di Parigi in cui si trasferisce.

Nel 2018, la Triennale di Milano gli ha finalmente dedicato una mostra, intitolata “Subhuman Inhuman Superhuman”. Sono stati selezionati oltre cento creazioni tra abiti, accessori, arredi, opere grafiche e pubblicazioni, sovrastandole con una sorta di nuvola realizzata in cemento, sabbia, gigli e capelli, capelli dello stesso stilista, ancora una volta il pelo, animale, naturale o umano che sia si ripresenta come la sua prima ossessione.

Rick Owens mostra alla Triennale
Rick Owens mostra alla Triennale

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