Takashi Murakami
M,  Artisti,  Pittori

Murakami, Takashi

Takashi Murakami (1962) è un’artista e stilista giapponese

Murakami Takashi (1962). Artista e stilista giapponese. Nato a Tokyo, vive e lavora tra Parigi e il Giappone. Il suo debutto artistico è nel mondo dei “manga” (fumetti giapponesi) e degli “anime” (cartoni animati). Inizia a lavorare presso un noto studio di animazione, ma subito decide di iscriversi di nuovo all’università dove segue un corso di Nihon-ga, forma tradizionale di pittura giapponese del XIX secolo. Nel 1991 consegue il dottorato alla prestigiosa Todai (Università Nazionale di Belle Arti e Musica della Tokyo University) e continua a occuparsi di arte contemporanea, raggiungendo presto il ruolo di guru della new wave giapponese, figura di spicco della Neo Pop. Debutta con la mostra personale Takashi,Tamiya.

Il famoso Mr. Dob

Nel 1992, Murakami Takashi produce una sua immagine virtuale: è il famoso Mr. Dob, un pupazzo blu che assomiglia a Mickey Mouse, con la testa enorme e gli occhi sporgenti fuori dalle orbite. Che, nonostante l’aspetto diabolico, può anche essere buono e rassicurante e sembra uscito da un vecchio manga anni ’70. Mr. Dob (abbreviazione di “dobojite” che significa “perché”) vive in un mondo tutto suo. Un mondo completamente estraniato dalla vita reale e nelle intenzioni di  Murakami Takashi doveva essere l’emblema di un movimento anticonsumista.

Mr. Dob
Mr. Dob

Diventerà poi il marchio con cui firma i suoi prodotti (dalle T-shirt agli orologi). Nel 1994, una borsa di studio lo porta a New York, chiamato dalla Rockfeller Foundation Asian Cultural Council per partecipare al P.S.1, International Studio Program.

L’anno dopo, torna in Giappone dove nel ’96 nasce Hiropon Factory, un chiaro omaggio a Warhol e uno studio di produzione per i suoi lavori e per quello di giovani artisti emergenti (pittori, musicisti, fotografi). Nel ’98 è invitato a insegnare a Los Angeles all’Ucla Art Department e, nel 2001, tra Tokyo e la California, presenta la mostra Superflat che è un compendio della sua concezione dell’arte.

A Theory of Superflat Japonese Art

Nel saggio A Theory of Superflat Japonese Art sostiene che gli elementi formali caratteristici della pittura giapponese classica si ritrovano nell’arte contemporanea dei disegni animati e mette in rilievo la continuità tra arte tradizionale e l’espressionismo astratto di Pollock o la Pop Art di Andy Warhol.

Le sue opere, esposte in gallerie e musei di tutto il mondo, giocano sull’opposizione tra Oriente e Occidente, tra passato e presente, tra cultura classica e pop-culture. Il suo stile esprime in chiave pop il mondo “otaku” (all’inizio definito dall’acronimo poku = pop+otaku) per poi passare a “superflat” (termine usato per primo dallo storico dell’arte Tsuji Nobuo a caratterizzare la mancanza di profondità dell’opera di Hokusai e in generale della rappresentazione dello spazio nella pittura orientale).

Il successo negli Stati Uniti l’arte di Murakami

Dopo il successo negli Stati Uniti l’arte di Murakami arriva in Europa: nel 2002 la sua mostra itinerante KaiKai Kiki è a Parigi alla Fondation Cartier per passare, nel gennaio 2003, alla Serpentine Gallery di Londra. Nella sezione Coloriage, Murakami espone creazioni che hanno la stessa ambiguità provocatoria di quelle di Warhol, in bilico tra prodotto commerciale e artistico.

Il successo della mostra di Parigi

Riesce però a catturare l’interesse di altri settori come la musica e la moda. Da infatti vita ad importanti collaborazioni. Travalica i confini dell’arte invadendo il campo della moda facendo interagire in un dialogo dirompente ed innovativo questi due mondi, dallo streetwear all’alta moda.

Il passaggio dal mondo dell’arte a quello della moda avviene grazie al successo della mostra di Parigi. Mark Jacobs, direttore artistico di Vuitton, lo incontra e decide, non senza qualche rischio, di farlo collaborare alla nuova collezione estiva 2003. Così le borse Vuitton cambiano ancora una volta look, dopo il successo dei graffiti firmati da Stephen Sprouse e i patchwork fiabeschi dell’inglese Julie Verhoeven.

Murakami
Murakami per Louis Vuitton

Presentata nell’ottobre 2002

Presentata nell’ottobre 2002, in occasione della sfilata di moda femminile primavera-estate 2003, nella serra del Parc CitroÍn, la nuova collezione di borse e borsoni riflette lo spirito ironico, infantile e coloratissimo dell’artista giapponese, che ha rinnovato il mitico logo Vuitton in tre diverse versioni. Un monogramma multicolore, i fiori di pesco rosa o i fiorellini rossi del ciliegio (per la classica borsetta a cilindro Papillon riemersa dagli archivi della casa). Ma soprattutto il suo tema preferito, gli occhi galleggianti, che per Vuitton diventano “Eye love”, con ciglia e pupille multicolori.

Murakami
Limited Edition “Eye love”.

Il sodalizio con la casa di moda francese produsse numerose collezioni, tra cui Cherry Blossom, il Monogramouflage. La collaborazione però è interrotta dall’arrivo nel nuovo direttore creativo Nicolas Ghesquière, per poi collaborare nuovamente nel 2018 con Virgil Abloh direttore creativo del menswer di Loius Vuitton.

Le altre collaborazioni – Streetwear

Fu però il pioniere delle collaborazioni tra arte e moda, oggi divenute all’ordine del giorno soprattutto nell’ambito dello streetwear. Tra questi, si trova a collaborare con molti brand, quali: KAWS, Pharrell Williams, Kanye West, COMME des GARÇONS, Verdy, J Balvin, visvim, fragment design, Ben Baller, OVO, Nissan, Google, Virgil Abloh, Kirsten Dunst e Billie Eilish.

Nel 2000, in collaborazione con Issey Miyake, realizza la collezione primavera/estate: sneakers slip-on.

Collezione autunno/inverno 2000: Murakami x Issey Miyake
Collezione autunno/inverno 2000: Murakami x Issey Miyake

Nel 2007 al Mica di Los Angeles si svolge la sua prima importante retrospettiva, inoltre, in questi anni partecipa a numerose mostre.

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