Mila Schön
Brand e Fashion designer,  M

Schön Mila

Mila Schön la griffe della Signora della moda

Mila Schön

Indice

  1. Le origini
  2. Mila Schön dalla Sala Bianca al successo internazionale
    2.1. L’entrata in scena del Giappone
  3. Gli ultimi anni Novanta
  4. Le acquisizioni e la nuova direzione creativa
  5. La signora della moda

Le origini

Mila Schön è stata una grande stilista italiana. Maria Carmen Nutrizio (il fratello Nino Nutrizio, giornalista, è stato fondatore e direttore per lunghi anni del quotidiano milanese del pomeriggio La Notte), nasce il 28 settembre 1916 a Traù, città di una piccola isola in Dalmazia. Frequenta le scuole a Trieste fino a 18 anni e poi si trasferisce a Milano (quella che ha sempre sentito come la sua città).

Mila Schön in atelier
Mila Schön in atelier

Nel 1946 sposa un facoltoso commerciante di preziosi, Aurelio Schön. Divenuta ormai una donna del jet set milanese ed europeo, i vestiti (com’era d’uopo per l’epoca) li sceglie e acquista presso gli atelier dei più famosi couturier di Parigi (‘Mi piacevano Balenciaga per la sua cura nella costruzione sartoriale, Chanel e Dior se volevo un capo speciale, e Jean Dessés per la sera’).

Mila Schön dalla Sala Bianca al successo internazionale

Dopo essersi trasferita a Milano, stilista lo diventa quando tramonta il suo ricco e felice matrimonio. Nel ’58 apre un piccolo atelier in via San Pietro all’Orto. Nel ’65, invitata da Gian Battista Giorgini, presenta nella magica Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze la sua collezione di alta moda, con la quale riscuote un grande successo di fronte alla stampa e ai buyer statunitensi: troneggiano su tutto i suoi tessuti double. Lei stessa dichiara: ‘L’intransigenza con cui concepisco un interno uguale all’esterno è una mia cifra. Il double face mi dà l’idea dell’ordine, della pulizia di stile che va cercata soprattutto nelle parti invisibili dell’abito’.

Nel ’66 presenta le sue creazioni a Dallas e Houston, ricevendo il Neimann Marcus Award, l’Oscar della moda, per l’attenta ricerca e scelta del colore degli abiti (prima di lei, avevano ricevuto l’ambito premio Salvatore Ferragamo nel 1947, Emilio Pucci nel 1954 e Roberta di Camerino nel 1957). Nello stesso anno, a New York, i suoi modelli vengono indossati da donne del calibro di Angie Engelhard, moglie del re dei diamanti, che la prima volta ospita Mila a sfilare in casa sua, e poi ancora Lady Astor, Babe Paley, Jean Kennedy Smith, Jacqueline Kennedy (in seguito Onassis) e la sorella Lee Radziwill.

Mila Schön Vogue 1968
Mila Schön Vogue 1968

Risale sempre ad allora il trasferimento dell’atelier nella sede di via Montenapoleone 2. Sono i primi anni ’70, e l’integerrima Mila si muove sicura tra rigore e fasto, alternando capi di inaudita limpidezza a creazioni elaborate. Quando i tempi lo impongono, allarga il campo d’azione a territori limitrofi al suo spettro creativo. Nel 1972 nascono le prime collezioni di prêt-à-porter femminile e maschile, a cui presto viene affiancata una linea completa di accessori: borse, calzature, foulard e profumi.

L’entrata in scena del Giappone

Intanto stabilisce liaison durature con fotografi (Ugo Mulas, in primis) capaci di dar corpo e sostanza iconografica alla sua visione. È il primo marchio italiano a essere importato in Giappone. Nel 1986 la multinazionale giapponese Itochu entra a far parte del capitale sociale dell’azienda e nel 1992 ne acquista l’intero pacchetto azionario. Nonostante la definitiva cessione del marchio, la Itochu detiene un ruolo di carattere meramente finanziario, dal momento che la parte creativa e organizzativa dell’azienda continuano a rimanere sotto il controllo della fondatrice.

Gli ultimi anni novanta

Già dal ’95 la Maison decide di abbandonare l’alta moda per dedicarsi interamente al prêt-à-porter. Viene chiamata a disegnare le collezioni Anna Domenici, a lungo braccio destro creativo di Mariuccia Mandelli.

Dal ’98 la Griffe si dà una nuova strategia, e decide di affidare le sue linee a un ufficio stile formato da otto giovani creativi, nati in casa oppure formatisi presso la Central Saint Martins School of Art and Design o al Royal College of Arts di Londra: Cristina Barreto, Lisa Cameron, Stefano Citron, Greg Myler, Federico Piaggi, Darryl Rodriguez, Paolo Trillini e Steven Verno. Ogni creativo ha la propria specializzazione: chi la conoscenza delle lavorazioni di maglieria, chi della costruzione dei capi, chi del colore. L’intento, rivelatosi vincente, è quello di rimanere legati alla filosofia dell’azienda, con un occhio rivolto verso il futuro.

Lo stile Schön, caratterizzato da purezza grafica e linearità, si distingue da sempre per il rigore del taglio e la grande essenzialità. Nonché per il costante rapporto tra ricerca stilistica e progettazione (basti pensare alle astrazioni geometriche di Klimt (1966), alla scultura Bauhaus (1968), alle sperimentazioni di Fontana (1969) con i tagli e ai mobiles di Calder.

Le acquisizioni e la nuova direzione creativa

Nell’ottobre del 1999 avviene una svolta per il marchio Mila Schön Investment: il Gruppo emiliano di Mariella Burani acquisisce il 100 per cento dell’azienda, rilevandolo dalla giapponese Itochu. Nel settembre del 2002 viene nominato il nuovo designer del marchio: Marc Hellmuth, forte della grande esperienza maturata in Francia a fianco di Thierry Mugler, di Yves Saint-Laurent e di Alber Elbaz da Lanvin.

Nel 2007 La Brand Extension S.r.l. rileva il contratto di licenza dalla Mariella Burani. L’obbiettivo è quello di rilanciare il marchio e nel febbraio del 2008 Bianca Gervasio viene nominata direttore creativo. Cinquant’anni esatti dopo l’inizio, la storia della Casa di Moda ricomincia con una attenta riscoperta delle origini. Ma con la consapevolezza che la formula inventata da Mila Schön è così precisa e definita, così perfetta, da risultare atemporale nella sua assoluta modernità.

La signora della moda

Il 5 settembre 2008 la signora Maria Carmen Nutrizio scompare all’età di 91 anni.

Mila Schön
Bendetta Barzini inMila Schön Vogue 1968

Visionaria quanto pragmatica, Mila Schön ha intuito, prima di molti altri, che la moda è anche e soprattutto lifestyle. Con coerenza, nel suo lavoro, e nella sua vita, tutto ha sempre parlato di affilata modernità, dagli arredi dell’atelier agli artisti di cui si è circondata. Non ha mai voluto archiviare quel tessuto double (dinamico e prezioso) che, creato negli anni ’60 in collaborazione con il lanificio Agnona, fu la chiave del suo successo. Oggi, Mila Schön rimane nella storia La Signora della moda, una protagonista, l’inventrice di uno stile. Eleganza come linea: questo il suo incancellabile, indispensabile contributo. A prova che le buone idee, nel design ma non solo, resistono adamantine all’usura del tempo.

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