Giorgio Armani (1934)
Giorgio Armani: la storia del Re della moda italiana, dal power suite all’impero miliardario
Indice
- Gli esordi
- La Rinascente
- Cerruti
- L’incontro con Sergio Galeotti
- La nascita dell’azienda
5.1 Un approccio nuovo al lavoro
5.2 Il logo - Armani e il cinema
- Emporio Armani
- Gli ultimi anni con Galeotti
8.1 Armani e le quote di Galeotti - Lo stile Armani
9.1 Semplicità e rigore
9.2 Riconoscimenti e premi - Le collezioni
10.1 Gli anni ’70
10.2 I primi anni ’80
10.3 La seconda metà degli anni ’80
10.4 Primi anni ’90
10.5 1996-1997
10.6 1998-1999 - Gli anni 2000
11.1 2001
11.2 Giorgio Armani Japan
11.3 Movimenti societari
11.4 2002
11.5 Dal 2003 al 2005 - Nuovo Millennio
12.1 Nuove aperture
12.2 Dal 2007 al 2009 - Giorgio Armani Privé
- Il decennio 2010-2020
14.1 40°anniversario
14.2 2016
14.3 2017
14.4 2018
14.5 2019
14.6 2020
14.7 2022 - Armani e lo sport
- Il rapporto con le celebrities
16.1 Gli abiti da sposa - Le attività benefiche
Designer italiano, nato a Piacenza nel 1934, è di gran lunga la figura dominante del prêt-à-porter dell’alta moda italiana. È direttore artistico, presidente e amministratore delegato del gruppo Armani oltre che unico azionista. La Giorgio Armani S.p.A. ha 5000 dipendenti diretti, 13 stabilimenti di produzione e 500 negozi in 46 Paesi del mondo.
Gli esordi di Giorgio Armani
Giorgio Armani è uno stilista italiano, nato a Piacenza nel 1934 da una famiglia borghese. Il padre, Ugo Armani, è impiegato amministrativo di simpatie fasciste e la madre, Maria Raimondi, proviene da una famiglia di mobilieri. La famiglia è inoltre composta da Sergio, fratello maggiore di Giorgio, e Rosanna, più piccola. Lei assiste al tragico bombardamento del ’43 che ferisce gravemente Giorgio.
Armani è protagonista assoluto della straordinaria fioritura dell’alta moda di Milano nel mondo. Il fascino del personaggio deriva dalla sua distaccata eleganza, dal suo portamento naturalmente raffinato, dalla visione semplice e rigorosa dell’ambiente lavorativo e dei suoi modelli.
Il suo impero e il suo successo planetario non sono solo frutto di creatività e fantasia ma di una rivoluzione che capta desideri; concilia bisogni differenti e ridisegna in modo geniale un archetipo del vestiario.
Armani è tutt’uno con la rivoluzione e il successo della famosa giacca destrutturata, che libera l’uomo dall’antica corazza dell’abito borghese e dà sicurezza alla donna nella sua nuova veste mascolina. Rimuove le contro fodere rigide e le fodere, abbassa l’abbottonatura della giacca per enfatizzare i fianchi; alleggerisce il capo prediligendo la crêpe di lana alla flanella e tweed.
La Rinascente di Milano
Interrotti gli studi di medicina, nel 1957 entra nel mondo della moda come vetrinista e qualche anno dopo come buyer nel reparto uomo de La Rinascente di Milano. In quel periodo i grandi magazzini erano un vero crogiolo di idee che nascevano dallo scambio intellettuale di architetti, designer, ricercatori di marketing e pubblicità. Quella di Armani era una composita attività, che spaziava dagli acquisti per l’abbigliamento maschile. Sceglieva sul mercato quanto, nell’anticipo necessario a produrlo, sarebbe stato in sintonia con la voglia di cambiare della gente, all’allestimento delle vetrine. Ancora oggi non resiste alla voglia di dedicare una mattinata alle vetrine di una delle sue numerose boutique.
Nino Cerruti
Si accorge delle sue doti Nino Cerruti, imprenditore biellese, che nel 1965 lo assume come stilista per ridisegnare la confezione della sua ditta Hitman. Armani, già allora puntiglioso e perfezionista, apprende l’importanza del tessuto, sia per la sua potenzialità creativa sia per il valore economico anche d’un solo centimetro risparmiato sul costo d’un abito, e comincia a disegnare vestiti adatti ad essere riprodotti su ampia scala. Questa esperienza lavorativa sarà fondamentale per la formazione di un gusto estetico rigoroso, raffinato e mascolino.
Sette anni da Cerruti a scegliere stoffe sempre più sofisticate, a gettare via strutture interne, a spostare bottoni e assottigliare spalline per imprimere alla giacca maschile – fino ad allora formale e imbalsamata – una disinvolta aria vissuta, giovanile e per tutte le età. Siamo negli anni ’70. La moda, al di qua e al di là dell’oceano, adora il primo Made in Italy e le nuove classi sociali emergenti, grazie ad un’incrementata ricchezza, entrano in un nuovo mercato che li distingue anche dai tratti estetici.
L’incontro con Sergio Galeotti
L’incontro con Sergio Galeotti, avvenuto nel 1966, sarà assolutamente determinante per la vita e la carriera di Giorgio Armani. Non avendo mai avuto una moglie è da considerarsi il compagno della vita di Giorgio Questo giovane di Viareggio aveva da poco lasciato uno studio di architettura per diventare pubblicitario e acquirente di modelli.In un intervista a “repubblica ha affermato di aver amato donne e uomini e di aver un grande rimpianto per i figli che non ha mai avuto. Intuisce il grande talento di Armani e lo spinge ad iniziare una collaborazione che porterà il nome di “Giorgio Armani”. Nel 1973 apre un ufficio a Milano al numero 37 della centralissima Corso Venezia.
L’assunzione di una consapevolezza creativa giunge nel 1974, quando Giorgio Armani sfila nella Sala Bianca di Palazzo Pitti come stilista freelance.
La nascita dell’azienda
Nel 1975 nasce la Giorgio Armani S.p.A. – di cui Armani e Galeotti sono cofondatori – un piccolo atelier che, oltre a creare una collezione donna e uomo, si occuperà di moltissime consulenze per nomi come Allegri, Bagutta, Hilton, Sicons, Gibò e Montedoro. Siamo all’inizio del prêt-à-porter italiano e Giorgio Armani è uno dei primi designer ad instaurare stretti rapporti di collaborazione creativa con aziende che fino a quel momento si erano occupate solo di produzione in serie, costruendo così una rete di partner produttivi di altissimo livello per i quali sviluppa anche le collezioni.
Il Gruppo Finanziario Tessile di Torino, della famiglia Rivetti – il partner più grande – inaugura con Armani una lunga e felice stagione di collaborazioni con giovani talenti, terminata poi con le note vicende degli anni Novanta che vedono il tragico fallimento della GFT.
Dal 1975, anno in cui la società neonata fattura 800 milioni di lire, Sergio Galeotti è il braccio e la mente imprenditoriale della società. E grazie alla inarrestabile simpatia, anche il sorriso e le pubbliche relazioni del marchio appena fondato. Gli anni successivi vedranno una crescita esponenziale dell’attività. Il fatturato del 1975 è di un miliardo e nel 1981 arriva a 9 miliardi. Nel 1982 il fatturato arriva quasi a triplicare, raggiungendo i 50 miliardi nel 1984. Quello tra Armani e Galeotti pur nascendo come un accordo economico, si trasforma in un sodalizio intellettuale ed affettivo.
Un approccio nuovo al lavoro
La società introduce un modo di lavorare radicalmente nuovo: lo stilista piacentino interviene direttamente nel processo produttivo, scardinando regole centenarie che mantenevano la ricerca creativa lontana dalla produzione seriale, e rende duttile e aperto sia l’uso dei tessuti che la parte strettamente manifatturiera. Il modello francese dell’alta moda e del cambiamento stagionale vengono per la prima volta assorbiti da un’azienda di grosse proporzioni che dà vita alla grande stagione del prêt-à-porter italiano. Presto le sfilate Armani diventano le più attese della stagione, anche per la ricercatezza dell’interior design delle location scelte.
Giorgio Armani logo
Viene creato il logo del marchio che in poco tempo diventa l’inconfondibile riconoscimento del brand: un’aquila stilizzata con le iniziali dello stilista, GA, in sovrascrittura. Lusso che, fino a quel momento, potevano permettersi solo gli storici marchi di lusso francesi. L’aquilotto segna per i ragazzi l’appartenenza ad un nuovo modo di vestire e di essere, la scioltezza del look più agile e meno ieratico incanta le ragazze.
Armani e il cinema
I tipi di donna e di uomo a cui Armani pensa nel disegnare le proprie linee, prendono i volti di Richard Gere e Lauren Hutton nel film del 1980 American Gigolò, un grande successo commerciale e di comunicazione. Numerose saranno le collaborazioni dello stilista con il mondo dello spettacolo: vestirà Catherine Deneuve in Speriamo che sia femmina, del 1986, Kevin Costner ne Gli intoccabili, Tom Cruise in Mission Impossible, Sean Connery, Michelle Pfeiffer, Julianne Moore, Russel Crowe e Katherine Zeta-Jones.
Amico di registi come Martin Scorsese, Bryan De Palma, Gabriele Salvadores e Ridley Scott, realizzerà i costumi anche per i protagonisti del melodramma teatrale Elektra di Strauss, eseguito alla Scala nel 1994 con la regia di Luca Ronconi e la scenografia di Gae Aulenti.
Costante risulterà l’impegno nel cinema di Armani che capterà al meglio l’enorme potenziale del grande schermo per diffondere su scala ancora più ampia il proprio stile e il proprio marchio. Lo stilista piacentino cresce rapidamente in notorietà. Nel 1981, irritato da alcune polemiche sollevate attorno ad una collezione ispirata agli antichi costumi giapponesi – sulla scia dei film di Kurosawa – decide di non sfilare per una stagione intera. Questa protesta esplosiva gli varrà la copertina di Time nel 1982, con il conseguente ritorno d’immagine e la moltiplicazione del fatturato.
Emporio Armani
La lungimiranza della nuova griffe non ha sosta: fulminea l’intuizione che sarebbero stati soprattutto i giovani i futuri consumatori di moda, purché a prezzi accessibili.
Antesignano anche nella creazione di una seconda linea di abbigliamento, destinata proprio ad un pubblico più giovane e dal portafogli meno florido, la Giorgio Armani S.p.A. nel 1981 dà vita alla linea Emporio Armani. In questo stesso periodo nascono anche Armani Underwear, Armani Accessori e un’intera linea di profumi grazie alla partnership con L’Oréal.
Emporio Armani, in particolare, arriva in un momento in cui la richiesta di moda da parte dei giovani si fa pressante mentre l’offerta del mercato rimane quasi completamente indirizzata ad un pubblico adulto con grandi possibilità di spesa. La linea Emporio, seguita nel design personalmente dallo stilista, rielabora i concetti estetici della prima linea, proponendoli in un contesto più informale, quotidiano ed economicamente accessibile.
Intanto la sua supervisione stilistica viene richiesta da numerose aziende tra cui Erreuno e Mario Valentino per i capi in pelle; aumentano inoltre i licenziatari: Bagutta per le camicie, Hilton per i capispalla e Allegri per gli impermeabili.
Gli ultimi anni con Galeotti
Nell’83, Armani modifica il suo accordo con GFT che produce da quel momento in poi la nuova linea Mani, destinata soprattutto agli Stati Uniti. Nel frattempo la Giorgio Amani S.p.A affitta e ristruttura l’ex palazzo di Franco Marinotti, presidente della Snia, e dei cotonieri Riva, in via di Borgonuovo 21. In questa sede, prende vita l’atelier di alta moda prêt-à-porter.
Le sfilate si svolgono nel teatro con una capienza di 513 posti ricavato al posto della sala da ballo e della piscina. Galeotti fa appena in tempo a seguire la sfilata primavera-estate dell’85. Muore, a soli 40 anni, nell’agosto di quell’anno a causa di un collasso cardiaco, subentrato ad una leucemia fulminante insorta un anno prima.
Armani e le quote di Galeotti
Dopo la morte di Galeotti – socio in affari, indiscutibile talent scout e amico leale – Armani, sfiduciato dagli eredi di Galeotti, ne acquista le quote societarie della Giorgio Armani S.p.A. e assume il controllo totale dell’azienda anche nella parte finanziaria.
Il secondo decennio dell’attività trova Armani solo e determinato, grazie a studio e volontà. Farà del lavoro una religione, continuando incessantemente a perseguire obiettivi sempre più ambiziosi che gli permetteranno di conquistare tutti i mercati del mondo. Crea una etichetta di moda, AX – Armani Exchange, solo per il mercato americano.
Negli anni Novanta nascono la collezione di cosmetici, la collezione di interior design – Armani Casa – e gli Armani Hotel. Per la linea dedicata alla casa si ispira principalmente all’Art-Decò e all’Oriente.
Lo stile Armani
Lo stile di Armani, inconfondibilmente sobrio, porta evidenti riferimenti agli anni Trenta e pone sempre molta attenzione alla portabilità quotidiana dei capi che produce, proponendo uno stile indossando il quale viene percepita la posizione sociale di potere. L’eleganza rigorosa di forme e colori, unita ad un’idea di comfort contribuiscono a distruggere gli schemi formali dell’abbigliamento rigido degli anni Settanta.
Parallelamente ad altre proposte, nel tempo porta avanti la sua ricerca nell’alta moda prêt-à-porter che lo conduce a tali livelli di raffinatezza da non poter più produrre in fabbrica i modelli che disegna.
Il contributo di Giorgio Armani al mondo della moda e del Made in Italy è straordinario. Il suo genio creativo porta la rivoluzione nel vestiario femminile: segue il bisogno della donna di uscire allo scoperto ma rifiuta l’idea che il nuovo abito femminile debba essere solamente provocante.
Semplicità e Rigore
Si identificherà presto come l’anti – Yves Saint Laurent: dalle sue creazioni spariscono gli orpelli, i colori si spengono, le linee vengono decostruite e acquistano morbidezza. La giacca maschile, come simbolo di potere, è l’oggetto centrale della narrazione: viene decostruita e ricostruita centinaia di volte, passando da materiali leggeri ad altri pesantissimi. Lo sguardo di Giorgio Armani è rivoluzionario, laico e non conservatore.
Il costante gioco tra maschile e femminile lo lega indissolubilmente alle trasformazioni sociali di quel decennio: sia per l’uomo sia per la donna prevede reciproci scambi dei loro elementi peculiari nella forma, nel taglio, nella scelta dei colori e dei materiali. Il mondo di Giorgio Armani racconta lucidamente la Milano degli anni Ottanta, fatta di lavoro e ascesa sociale: giacca e doppiopetto maschili per donne in lizza per la poltrona, camicie morbide e femminili per uomini di sconcertante libertà.
Lungo lo snodarsi stilistico dei suoi 25 anni di attività, nelle proposte di Armani resistono alcune costanti fondamentali e si delinea qualche libertà concessa al suo caratteristico rigore.
Riconoscimenti e premi
Amato dall’élite, dal pubblico e dalla critica, riceve diversi riconoscimenti in tutto il mondo. La Repubblica italiana lo ricopre di onorificenze nominandolo Commendatore nel 1985, Grand’Ufficiale nel 1986 e Gran Cavaliere nel 1987. Tra i molti premi, spiccano per importanza il titolo di Stilista internazionale dell’anno conferitogli dal Council of Fashion Designers of America (CFDA) nel 1983, i tre Occhi d’oro per la miglior collezione e il Lifetime Achievement Award, consegnatogli dalla National Italian American Foundation (NIAF).
Le collezioni
Gli anni ’70
La George Sand della primavera ’76, nell’inverno di quell’anno veste giacche in tweed a disegno evidente, molto maschile, ma una gonna plissé che come i pantaloni concede passo lungo e sciolto. Nella primavera ’77 le gonne erano due, sovrapposte, mentre la giacca maschile assunse aspetti sofisticati e l’idea del doppio vale anche per l’uomo, quando la giacca in maglia ricopra il blazer. La giacca è destinata ad unirsi ad ogni altro capo d’abbigliamento.
Nel ’78 posa la giacca sul costume da bagno, in autunno assembla sapori militareschi a ricerche continue per quanto riguarda il punto nevralgico delle spalle e il risultato è una giacca alla Garbo, suscettibile di resistere anche in crêpe de chine.
La prima metà degli anni ’80
L’evoluzione della giacca poggia, a partire dal 1983, su tre proposte: il blazer di velluto nero, la giacca maniche intere e spalla tonda, il caban di gusto andino. Pochi pantaloni e invece molte gonne pantalone in nuovissimi stampati trompe-l’oeil. La giacca si trasforma, diviene intercambiabile e da abbinare in piena libertà.
Solo nell’84 ritorna il gusto del guardaroba maschile tradotto al femminile, in una collezione androgina come non mai. Ma l’anno dopo, per l’autunno-inverno, Armani preme il pedale della dolcezza, allacciando bassa e in morbidezza la giacca pur maschile per una donna ariosa, nuca libera dai capelli e camicetta senza collo: in scena ben 350 tessuti diversi nelle sfumature del blu, grigio, marrone.
A ottobre dello stesso anno la collezione per la primavera-estate ’85 riscuote un successo straordinario con la sua donna eterea, stilizzata, le gambe velate di calze chiarissime perfettamente in vista, tacchi alti, una femminilità difficile eppure per certi lati anche troppo esibita. Qualcosa muta nel sobrio look di Armani. La giacca è sempre l’indizio di un modo di vestire, ma nuovi suggerimenti vengono dagli abiti in seta stampata modello principessa.
Le seconda metà degli anni ’80
Novità della collezione autunno-inverno ’86, gli abiti da sera. La donna, mixage di seduzione e razionalità, può contare su un universo Armani: dal profumo a una alta moda prêt-à-porter atemporale, simile a se stessa con minime variazioni, dalla carta da lettere alle lampade, a una linea più libera e articolata nei vari aspetti della diffusione, la linea Emporio.
Nel 1986, la sera presenta abiti molto più interessanti di quelli da giorno, secondo le richieste del mercato americano. Nella collezione dell’anno successivo, la donna Armani, sicura e senza nostalgia, sceglie una giacca non più rigida e rigorosa e rompe il diktat di giacca-camicia per osare nuovi abbinamenti.
La collezione autunno-inverno ’88 è caratterizzata da un’aria soft e luminosa nei colori e dalla provocazione sottile di una giacca assestata in vita e sui fianchi, con gonne lunghe e doppie.
I primi anni ’90
Nel ’90 la giacca è ancora punto di riferimento: sottile, avvolgente con spalle piccole e vita segnata; con gonne corte o al polpaccio e pantaloni ora dritti e severi, oppure ampi come quelli maschili. La scelta cade su colori polverosi, decisi, ma temperati dal grigio e dai tipici sabbia della palette Armani. E inoltre i grandi cappotti avvolgenti come djellaba tunisini.
Nel ’92 diviene distintivo della stagione lo smoking, interpretato in un’escalation di variazioni, complici tessuti e dettagli femminilissimi. Nuove arrendevolezze, nuove concessioni, nuovissimo lusso. Tessuti eleganti applicati a forme sportive sono una speciale caratteristica del ’94, con una tavolozza colore rubata a Matisse.
Sotto le giacche occhieggiano i gilet; i pantaloni sono a tutta lunghezza e le gonne lunghe, guarnite anche da frange, diventano importanti e soliste.
Gli abiti da sera assumono un’imperiosa eleganza nei colori e nella preziosità del tessuto e di contro pretendono solo forme essenziali.
1996-1997
Per l’autunno-inverno ’96, una grande ricercatezza, un amore per la struttura che si rivela anche nei cappotti lunghi alla caviglia con paramonture di velluto e interni matelassé. L’uso ripetuto e ricercato di tessuti tagliati in sbieco, che accarezzano il corpo, è più grande che mai: la passione per la sera, dall’abito “boldiniano” in velluto di seta appeso al collo dal collier di rose, agli abiti guaina di tulle stretch nero con ricami tatuaggio.
Nel ’97 esplode il “sophisticated greige” nuova tonalità in bilico tra grigio e sabbia. Forme asciutte, proporzioni minute, emblematica semplicità. Tessuti ricercati come le lane plissé, i matelassé, i doppio crêpe. E per la sera, tutto è prezioso: i ricami grafici avorio ed ebano, il pizzo e il velluto.
Lo stile è ormai sempre più definito e autorevole: cambiano i modi, le scansioni, i dettagli; prevalgono la ricercatezza dei materiali e le rifiniture di alta sartoria, che concorrono a fare della sofisticatezza il concetto portante della stagione.
1998-1999
Tra il 1998 e il 1999 è sempre in crescendo l’unicità della sera con abiti ricamati ispirati alle porcellane orientali. Le giacche, sottili, prive di revers, con allacciatura nascosta, spesso laterale, perdono l’ossessione del tailleur e si portano anche sopra l’abito lungo, sopra i pantaloni a vita bassa, sopra la lunga gonna dritta a enfatizzare la silhouette disegnata. E tanti spolverini, una serie di cappotti tagliati come giacche, che scivolavano lunghissimi.
Nel settembre 1999, la Giorgio Armani S.p.A. costituisce la divisione accessori con l’obiettivo di migliorare i risultati degli articoli in pelle. La Dawn Mello & Associates è la società incaricata per la nuova divisione. La struttura commerciale del Gruppo – diretto e in franchising – attiva in 33 paesi, comprende 53 boutique Giorgio Armani, 6 negozi Collezioni, 129 Emporio Armani, 48 A/X Armani Exchange e 4 Armani Jeans.
Gli anni 2000
Per il 2000 un’immagine forte, lineare, glamour, pura e precisa: amore a prima vista per i pastelli inglesi e un occhio di riguardo al nero. Gonne alla caviglia, giacche corte con grandi maniche chimono, giacche tagliate come camicie indiane, pantaloni sottili sotto le tuniche o pantaloni extralarge con la camicia maschile. E una sera ricercata nella nuova concezione di ricami “cattura luce” su tulle e stretch lavorato a ragnatela, volutamente lineare la scelta delle linee pulite, levigate sul corpo.
L’immagine proposta per l’inverno 2001-2002 evoca emozioni da primo ballo, con gonne-tutù a volant di tulle, oppure fazzoletti di organza tagliati in sbieco, portate con lunghi pullover di ispirazione marinara o piccoli top. Sfilano fanciulle leggiadre, come sulle punte: “Il balletto è l’apoteosi dell’eleganza” afferma lo stilista.
Tutto è delicato, aereo, sembra alludere a sensazioni trasognate: memorabile il finale della collezione, affidato a trenta autentiche ballerine che posano alla maniera di Degas. La conferma a quanto si era visto nella stagione precedente, con tailleur pantalone caratterizzati da una insolita dolcezza: un vago ricordo la donna manager.
La vena morbida è in crescendo anche nelle sfilate successive. E lo storico blazer? Si adegua al nuovo corso. Per l’estate 2003 si allunga, è quasi marsina ondeggiante sulla figura esile: pezzi insoliti scombinano l’abituale ritmo degli accostamenti, la sensualità è a fior di pelle, senza nostalgia esotica né aggressione erotica.
2001
Nel febbraio 2001 apre, a Milano, in via della Spiga 19, la prima boutique Giorgio Armani Accessori, dedicata a borse, scarpe e pelletteria di alta qualità. A maggio, la Giorgio Armani S.p.A., già proprietaria del 53,2% del capitale sociale di Simint S.p.A. – società italiana quotata sul Mercato Telematico Azionario – promuove un’Opa (Offerta Pubblica di Acquisto) delle azioni ordinarie di Simint non possedute dal Gruppo.
L’obiettivo è quello di attivare un processo di internazionalizzazione delle attività di produzione e commercializzazione dei prodotti Armani, all’interno di società appartenenti al Gruppo. A luglio, l’Opa su Simint S.p.A. si conclude con l’adesione del 39,49% del capitale sociale di Simint S.p.A. che, aggiunto al 53,24% già di proprietà, permette alla Giorgio Armani S.p.A. di controllare il 92,73% della Simint.
Salendo ad oltre il 90% della partecipazione della Simint, nei primi mesi del ‘94 è stata trovata un’ulteriore perdita di 180 miliardi, oltre a quella evidenziata precedentemente dal bilancio 93-94 di 222 miliardi. A questo punto la nuova maggioranza si rivale nei confronti del finanziere Micheli e di Luca Ramella, manager indicato dal gruppo di maggioranza, per un’azione di responsabilità. Il gruppo Simint, ora totalmente posseduto dalla famiglia Armani, è stato ristrutturato ed integrato nella Giorgio Armani S.p.A.
Nel luglio del 2001, Roberto Pesaro viene nominato Chief Operating Officer della Giorgio Armani Corporation. Un mese dopo, Armani apre la sua prima boutique in Russia, a Mosca, al numero 1 della Moskow’s Tretyakovskji Proezd. Si tratta del 33esimo punto vendita inaugurato dal Gruppo Armani nell’anno 2001 e rientra nel piano di espansione dell’esclusiva rete retail. 20 negozi sono rinnovati. Viene creata anche la joint venture Borgo 21, per sviluppare la prima linea a marchio Giorgio Armani.
Giorgio Armani Japan
Questo stesso anno vede protagonista la Giorgio Armani Japan, fondata nel 1987, la quale ripensa le attività di retail del mercato giapponese. Il programma riguarda la riapertura della boutique Giorgio Armani più grande del mondo, a Kioi-cho, distretto di Tokyo, prevista dopo un totale restyling, coerente con l’immagine delle nuove boutique di Milano e di Parigi.
Sempre Tokyo vede l’inaugurazione di due nuovi negozi Emporio Armani a Marunouchi e ad Aoyama; ad Osaka viene rinnovato lo store dell’Emporio Armani di Midosuji. Il mercato giapponese è il terzo in ordine di importanza dopo gli Stati Uniti (34%) e l’Italia (15%).
La Giorgio Armani Japan distribuisce cinque linee di prodotto del Gruppo Armani: Giorgio Armani, Giorgio Armani Accessori, Armani Collezioni, Emporio Armani e Armani Jeans. La società gestisce 22 negozi: 10 boutique Giorgio Armani, un negozio Armani Collezioni e 11 Emporio Armani. Le linee Giorgio Armani e Armani Collezioni sono vendute anche attraverso la formula shop-in-shop.
Movimenti societari
Nel gennaio 2000, la Giorgio Armani S.p.A. aumenta la propria partecipazione nella Giorgio Armani Japan Co. Ltd., joint venture nata nel 1995, portando la sua quota all’85% e lasciando il restante 15% alla Itochu. A febbraio, nasce la Armani Collezioni che riunisce, in Europa e in Asia, le già esistenti Giorgio Armani, le Collezioni Uomo e Mani Donna. La nuova etichetta viene introdotta anche negli Stati Uniti, mentre rimane invariata la linea Mani Uomo – per abiti e camicie – esclusiva per il mercato americano.
Nel mese di giugno, il Gruppo Armani acquista dal Gruppo Finanziario Tessile (GFT), per un valore di 55 miliardi di lire, le attività di produzione della linea uomo Armani Collezioni, nonché le attività di distribuzione e di vendita dei marchi negli Stati Uniti. A luglio, con il Gruppo Zegna siglano un accordo per la creazione di una joint venture. Armani partecipa al 51% e Zegna al 49% – per produrre e distribuire le linee Armani Collezioni.
La nuova società ha l’obiettivo di sfruttare al massimo il potenziale del marchio Armani Collezioni Uomo nel mondo e del marchio Mani Uomo negli Usa, avvalendosi delle competenze industriali e organizzative di entrambi i gruppi.
Il 2000 registra ricavi consolidati netti pari a 2.002 miliardi di lire, in aumento del 20% rispetto al 1999.
I ricavi consolidati raggiungono i 1272 milioni di euro, con un incremento del 23% che riguarda tutte le aree geografiche e tutte le linee. Il giro d’affari è così suddiviso: Europa 45%, Nord America 28%, Asia-Pacifico e resto del mondo 27%. L’utile netto consolidato è di 110 milioni di euro, la posizione finanziaria netta di 122 milioni di euro, mentre gli investimenti sono pari a 307 milioni di euro.
2002
A gennaio 2002, Armani acquista il 100% di Miss Deanna, azienda specializzata nella produzione di maglieria di alto livello. A novembre viene inaugurato il megastore Armani-Chater house a Hong Kong, progettato da Fuksas – 3000 metri quadri articolati su tre piani – secondo per dimensioni solo a quello di via Manzoni a Milano. Nel frattempo, il Gruppo Armani e Luxottica Group concludono il rapporto di licenza per la produzione e la distribuzione delle linee Giorgio Armani ed Emporio Armani occhiali.
Dal 2003 al 2005
Nel febbraio 2003 il Gruppo conferisce a Safilo una licenza pluriennale per la produzione e distribuzione mondiale delle collezioni di occhiali Giorgio Armani ed Emporio Armani.
Nell’autunno-inverno 2003-2004, Armani vira ancora di bordo: la sua moda ridisegna il corpo, lo sottolinea accarezzando la vita messa in risalto da giacche corte e svettanti e poi, sorpresa! onora le gambe con minigonne a paralume o short, interpretazione gentile degli hot pants anni ’70.
Una scicchissima donna intinta nell’inchiostro, nel rigore del nero spezzato dal bianco per un suggestivo effetto grafico. Al solito, i suoi abiti andrebbero visti da vicino, sofisticati nel dettaglio, nella ricerca dei particolari e dei tessuti. Nel firmamento di ricami.
Si abbassa l’età della moda, che l’Emporio accentua con lo stile impertinente e stuzzicante della maschietta francese: sempre nel furore del corto. Anche l’uomo si aggiorna: un ritratto fra ragione e sentimento, silenzioso rivoluzionario del nuovo classico che rispetta le regole della comodità, affidata soprattutto al comfort della maglieria.
Il nuovo millennio
Il nuovo millennio si apre con il cambiamento della sede centrale che da via Borgonuovo si sposta in via Borgognone, nel cuore di zona Tortona, nuovo punto nevralgico del fashion design milanese. La nuova sede è progettata dall’architetto giapponese di fama mondiale Tadao Ando e riqualificata dall’architettura di un’ex fabbrica dismessa della Nestlé; oltre agli uffici comprende anche il Teatro Armani, realizzato in stile minimalista e zen e adibito a nuova sede delle sfilate ma anche a conferenze e presentazioni che ruotano tutte intorno al mondo della griffe.
Nuove aperture
Successivamente vengono aperti anche il celebre ristorante di cucina giapponese Nobu, in collaborazione con lo chef superstar Nobuyuki Matsuhisa, al pianoterra dell’edificio Armani di via Manzoni 13, divenuto punto di riferimento di una clientela internazionale in cerca di un elevato standard di experience, nonché il club Armani Privé, protagonista della night life milanese.
Si svilupperanno anche forti business nel settore alberghiero con l’apertura, nel 2010, del primo della catena di hotel Armani, situato nel cuore del grattacielo più alto del mondo, a Dubai. Con questa manovra Armani vuole veicolare un concetto di lifestyle completo e vivibile all’interno di una struttura ricettiva in grado di offrire la visione e lo stile della maison a trecentosessanta gradi.
Gli investimenti sul progetto nel settore alberghiero continuano nel 2011 con l’apertura di una seconda struttura, questa volta nell’amata Milano: un hotel elegante e sofisticato con le camere più grandi di tutta la città, completo di SPA, business center e sale riunioni annesse, interamente accessoriate. Sono previste due ulteriori aperture: un Armani Residence a Dubai e uno a Marassi, in Egitto.
2007-2009
Nel 2007 Giorgio Armani lancia Crema Nera, il primo prodotto della linea skincare; Attitude, nuova fragranza uomo; e Diamonds, profumo femminile Emporio Armani, la cui campagna pubblicitaria vede come protagonista la star del pop Beyoncé. La retrospettiva Giorgio Armani arriva anche a Milano, alla Triennale.
L’anno seguente Giorgio Armani entra nel mercato indiano con i primi negozi Giorgio Armani ed Emporio Armani a Nuova Delhi. Altre inaugurazioni avvengono per i primi negozi Emporio Armani a Mosca e a Pechino.
A maggio 2009, il signor Armani dichiara pubblicamente di aver superato una grave forma di epatite contratta, come da sua dichiarazione, a seguito dell’assunzione di integratori alimentari.
In questo anno nasce la boutique newyorkese Armani/5th Avenue, dal progetto degli architetti Fuksas.
Giorgio Armani Privé
Lanciata nel gennaio 2005, Giorgio Armani Privé ha sfilato per la prima volta a Parigi svelando il punto d’incontro tra l’immaginazione più alta e la migliore artigianalità.
Trentuno abiti in puro stile Armani, unici e preziosissimi. 31 come gli anni di attività dell’azienda.
A presenziare alla sfilata, 600 persone. Tra queste l’attrice Cate Blanchette, musa del marchio, e Kate Holmes. Lo spettacolo si apre con un tailleur composto da un pantalone e una giacca con revers ampio impreziosito da pieghe. Lo stile orientaleggiante è dettato dall’uso di turbanti chic.
Di stagione in stagione, le collezioni raccontano aspetti diversi della sartorialità. Fondamentale nelle collezioni Armani Privé è il colore.
Con l’Alta moda, Armani ha creato One Night Only: sfilate speciali intente a celebrare il rapporto del marchio con un determinato Paese. Degne di nota la notte di Pechino nel 2012, New York e Roma nel 2013 e Parigi nel 2014.
2010-2020
Nel 2010 viene inaugurato il primo hotel della catena Armani Hotel, situato a Dubai, nel cuore della Burj Khalifa, il grattacielo più alto al mondo. Con questo progetto Armani vuole veicolare un concetto di lifestyle completo, visibile all’interno di una struttura ricettiva in grado di offrire la visione e lo stile della maison a trecentosessanta gradi.
Nel 2011 gli investimenti nel settore alberghiero evolvono nell’apertura di una seconda struttura, questa volta a Milano: un hotel elegante e sofisticato con le camere più grandi di tutta la città, completo di SPA, business center e sale riunioni annesse. Sono programmate due ulteriori aperture: un Armani Residence a Dubai e uno a Marassi, in Egitto.
Nel 2012 il Gruppo firma un accordo di licenza esclusiva con Luxottica per design, produzione e distribuzione in tutto il mondo delle collezioni di occhiali Giorgio Armani, Emporio Armani e A/X Armani Exchange.
40° Anniversario di Giorgio Armani
Nel 2015 il Gruppo Giorgio Armani festeggia il suo 40° anniversario, celebrandolo con il lancio di New Normal, collezione completa, ma asciutta, che crea un guardaroba ideale per la donna di oggi, riassumendo 40 anni di stile senza tempo.
Inoltre, ha aperto un museo, Armani Silos. Uno spazio espositivo di 4500mq strutturato su quattro livelli che sottolinea la filosofia estetica e il dinamismo creativo del designer. Inaugurato il 30 aprile con una grande festa con più di 500 ospiti, tra cui VIP, celebrità, autorità e stampa internazionale.
Il primo ottobre Giorgio Armani pubblica il libro – edito da Rizzoli New York – in cui racconta in prima persona quarant’anni di carriera, di stile e di passione. Il volume era già stato presentato al pubblico il 28 settembre dalla famosa giornalista inglese Suzy Menkes, alla conclusione dello spettacolo Giorgio Armani.
2016
Nel 2016, le vendite stimate dell’azienda sono state di circa 2,65 miliardi di dollari. A marzo lo storico Gruppo italiano annuncia la totale abolizione dell’uso di pellicce animali dalle collezioni del brand. Il 14 aprile Giorgio Armani si reca a Mosca per una serie di eventi che celebrano l’avvento del Gruppo Armani in Russia.
L’anno successivo l’azienda ha annunciato che la chiusura delle linee Armani Collezioni e Armani Jeans, assimilate rispettivamente in Giorgio Armani e in Emporio Armani.
A fine 2016 viene fondata la Fondazione Armani, un ente il cui consiglio è composto da Giorgio Armani in persona, il manager Pantaleo Dell’orco e il banchiere Irving Bellotti. La Fondazione serve a garantire stabilità e continuità al progetto imprenditoriale del Gruppo Armani e dovrà occuparsi del sociale: gli assetti di governance del Gruppo dovranno rimanere in equilibrio nel tempo, coerenti con i principi alla base delle attività di Giorgio Armani, stilista e imprenditore.
2017
Giorgio Armani presenta a Parigi, per la prima volta, la collezione donna primavera/estate 2017 Emporio Armani durante la settimana della moda. Viene annunciata una partnership biennale tra EA7 Emporio Armani e RCS Sport: la linea sportswear sarà sponsor della 17° maratona annuale di Milano, la Milano Marathon. Il club esclusivo, Armani/Privé, viene riaperto con un look completamente rinnovato.
Nel 2017 il Gruppo Giorgio Armani annuncia una seconda riorganizzazione del portafoglio brand: a partire dalla stagione primavera/Estate 2018, i brand saranno Giorgio Armani, Emporio Armani e A/X Armani Exchange. Il fatturato è di 2.335 miliardi di euro, in calo del -7% rispetto al 2016 con Ebitda scesi del 5,4% a 325,4 milioni, l’utile netto scende dell’11%, a 242 milioni. Il patrimonio netto supera i 2 miliardi.
Inoltre, Emporio Armani sbarca per la prima volta alla London Fashion Week con la collezione primavera/estate 2018 read-to-wear. Il rinnovato negozio di Bond Street, poi, riapre al pubblico.
2018
Nel 2018, dopo 10 anni dall’apertura dello spazio espositivo in via Monte Napoleone, la griffe lascia il magnifico store per tornare nella storica sede in via Sant’Andrea 9.
Per la primavera dello stesso anno, l’aeroporto di Milano Linate ha ospitato uno degli show più innovativi e insoliti nella storia della moda. Gli ospiti, oltre 1400, hanno svolto regolare check-in, con carta d’imbarco alla mano per raggiungere l’Hangar 17, sponsorizzato dal brand sin dal 1996. Lo show, comprendente di 166 look ha visto protagonista una collezione molto tecnica in perfetta armonia con lo spazio aeroportuale.
2019
A marzo, il Gruppo Armani annuncia che Livio Proli non ricoprirà più la carica di direttore generale del Gruppo Armani, mantenendo però il ruolo nel CDA e la carica di Presidente della squadra di basket Olimpia Milano.
Per la sfilata autunno/inverno 2019/2020, Armani sperimenta il co-ed: le collezioni uomo e donna sfilano insieme sulla stessa passerella di Milano Moda, saltando così l’appuntamento per l’uomo di gennaio. Il nuovo volto che Armani sceglie per la stagione autunno/inverno 2019/2020 è quello della top model Kate Moss, immortalata dai fotografi Mert Alas & Marcus Piggot.
2020
A febbraio 2020 durante la Milano Fashion Week, poco prima che il covid-19 si diffondesse in Italia, Armani è stato il primo marchio di moda a optare per una sfilata a porte chiuse trasmessa in streaming. La sfilata ha contato 11 milioni di visualizzazioni.
Poco dopo, annuncia un cambio di strategia per far fronte alla crisi economica dovuta alla pandemia. Verranno prodotti un numero minore di modelli per alzare ulteriormente la qualità dei capi e anche un servizio di sartoria on line per creare abiti personalizzati.
Al 2020, Armani possiede il 4,955% di Luxottica.
Giorgio Armani primavera/estate 2021
La sua ricchezza al 2021 è stata valutata dalla rivista Forbes per circa 8,9 miliardi di dollari, cosa che lo rende il 5º uomo più ricco d’Italia e il 250º al mondo.
2022
Nel 2022, post-pandemia, la casa di moda italiana chiude il bilancio annuale con ricavi consolidati pari a 2,35 miliardi di euro (16,4% in più rispetto all’anno precedente e 24,5% in più rispetto ai livelli pre-pandemici). Giorgio Armani commenta: “In un contesto sempre più difficile e competitivo, sono fiero di essere riuscito a mantenere la mia indipendenza e la stabilità del gruppo, grazie anche al lavoro e all’impegno dei miei collaboratori e dei miei dipendenti“.
Armani e lo sport
Da sempre appassionato di sport e promotore di uno stile di vita salutare, Armani è stato protagonista anche nello sport. Ha disegnato le divise per la squadra di calcio del Piacenza, per il Chelsea e per la Nazionale di calcio inglese. Nel 2008 rileva la proprietà della squadra di basket Olimpia Milano, diventando Pallacanestro Olimpia EA7 – Emporio Armani Milano.
Nel 2012, in occasione dei Giochi Olimpici di Londra, Giorgio Armani stipula un accordo con il Coni per firmare le divise del team italiano. L’accordo è valido fino a 2022.
Nel 2019 si rafforza il legame di Armani con lo sport: lo stilista infatti firma un contratto quadriennale con la Federazione Italiana Gioco Calcio per cui realizzerà il guardaroba formale della nazionale italiana maschile, femminile e Under 21. L’outfit è firmato Emporio Armani e si compone di abito, camicia e soprabito.
Il rapporto con le celebrities
Nel corso degli anni Armani, per veicolare la sua immagine di brand di lusso, porrà particolare attenzione alla comunicazione pubblicitaria. Sceglie, così, come testimonial celebrità appartenenti al mondo del cinema, della musica e soprattutto dello sport. Tra le personalità chiamate a pubblicizzare i prodotti della casa si sono susseguite la coppia David & Victoria Beckham; il tennista Rafael Nadal, i calciatori Cristiano Ronaldo e Ricardo Kakà. il nuotatore medaglia d’oro Filippo Magnini, l’attrice Megan Fox, l’attore Josh Hartnett e la popstar Beyoncé Knowles e l’attrice Cate Blanchett.
I suoi abiti saranno abitualmente tra i più scelti e fotografati sui tappeti rossi di tutte le più importanti cerimonie mediatiche; in occasione della cerimonia dei Golden Globe del 2011 la griffe risulterà quella che vestirà più invitati di chiunque altro a conferma del fatto che Giorgio Armani è oggi considerato padrone incontrastato dello stile e dell’eleganza.
Gli abiti da sposa
Sempre dello stilista italiano anche gli abiti da sposa indossati da Katie Holmes (e del suo consorte Tom Cruise) e da Danielle Spencer, moglie del gladiatore Russell Crowe. Anche la bella Megan Fox lo ha scelto per il vestito del suo matrimonio. Così come ha fatto il suo ingresso nel cortile di Palazzo Grimaldi al braccio del padre Michael in uno splendido abito bianco disegnato da Giorgio Armani, la principessa consorte Charlene Wittstock.
Impreziosito da luminosissimi cristalli che partono dallo scollo a barca. Il taglio minimizza la forma importante delle spalle acquisita durante la carriera di nuotatrice professionista della Wittstock; l’abito scivola delicatamente sul corpo mettendo in risalto il suo fisico alto e slanciato. Il lungo strascico decorato sul fondo con un ricamo di Swarovski completa poi il profilo disegnato dalla gonna, dritto sui fianchi e leggermente svasato sul fondo.
Le iniziative benefiche di Re Giorgio
Tramite la sua azienda, Re Giorgio svilupperà e promuoverà anche importanti iniziative benefiche; nel 2006 nascerà la E.A. Red, marchio nato in collaborazione con l’associazione Product Red.
L’associazione fondata da Bono Vox, che produce occhiali, orologi e T-shirt in cui parte dei ricavati andrà devoluto al Global Fund per sconfiggere l’Aids in Africa; nel gennaio 2009 nasce il progetto Acqua For Life, dove per ogni confezione di Acqua di Giò venduta, un dollaro verrà donato all’Unicef Tab Project, impresa nata per migliorare l’approvvigionamento di acqua potabile ai bambini di alcuni villaggi africani.
In quarant’anni di attività riceverà numerosi riconoscimenti. La Repubblica italiana lo ricoprirà di onorificenze nominandolo Commendatore nel 1985, Grand’Ufficiale nel 1986 e Gran Cavaliere nell’87. Tra i molti premi spiccano per importanza il titolo di “Stilista internazionale dell’anno” conferitogli dal Council of Fashion Designers of America (CFDA) nel 1983; i tre “Occhio d’Oro” per la migliore collezione e il “Lifetime Achievement Award”, consegnatogli dal National Italian American Foundation (NIAF).
Nel novembre 2019, quando una violenta alluvione ha sommerso Venezia, la società Armani ha sostenuto la città italiana contribuendo con iniziative e donazioni.
Durante la pandemia, Giorgio Armani ha donato milioni di euro per supportare gli ospedali in Italia. Inoltre, l’azienda ha convertito alcuni dei suoi impianti di produzione per produrre dispositivi di protezione individuale, oltre a supportare varie iniziative culturali, tra cui il supporto al cinema attraverso il progetto Armani/Silos e la sponsorizzazione di eventi artistici e musicali.
Armani ha intensificato i suoi sforzi verso la sostenibilità. Giorgio Armani ha annunciato il suo impegno a ridurre l’impatto ambientale delle sue collezioni, utilizzando materiali eco-compatibili e promuovendo pratiche di produzione sostenibili. Questo impegno è stato evidenziato con l’iniziativa Armani’s “R-EA” (Recycled Emporio Armani), che include capi realizzati con materiali riciclati.
L’azienda ha anche esplorato il campo della moda digitale. Durante la pandemia di COVID-19, Armani ha adottato un approccio ibrido per le sfilate, combinando eventi fisici con presentazioni digitali. Questo ha permesso di raggiungere un pubblico più ampio e di adattarsi alle nuove condizioni del mercato.
Il fatturato consolidato del gruppo alla fine del 2022 è stato di 2,35 miliardi di euro, con un aumento del 16,5% rispetto al 2021. che, considerando i ricavi da licenza, superano i 4,5 miliardi di euro. 6,5 miliardi di euro è l’importo totale previsto per le vendite al dettaglio.
Leggi anche:
La Giorgio Armani primavera/estate 2021