Gallo
G,  Brand e Fashion designer

Gallo 1927

Gallo, dai primi anni del Novecento, calze di alto pregio dai tratti eclettici

Gallo è stata fondata a Desenzano del Garda nei primi anni del ‘900, esattamente nel 1927 e in piena epoca fascista. E sotto attacco dei bombardamenti nemici durante la seconda guerra mondiale, lo stabilimento soccombe per poi rifiorire più attivo di prima grazie all’audacia dell’imprenditore Ambrogio Colombo, classe 1923.

La storia

Ambrogio Gallo è un chimico che proviene da una famiglia d’imprenditori nel settore chimico e alimentare. Spinto dalle insistenze di un conoscente, mette a disposizione un immobile di sua proprietà, nei dintorni di Desenzano, per avviare un’attività che sarà chiamata Saim (Società Anonime Industrie Manifatture) nel quale si produrranno calze. Inizia, così, a prendere dimestichezza con il settore e a interessarsi, più da vicino, alle dinamiche di produzione.

Sebbene il prodotto fosse di altissima qualità, l’etichetta stenta però a decollare. L’insuccesso della produzione ma la voglia di rivalsa è tanta e per tal motivo decide di acquistare Gallo. Sono gli anni Quaranta del secolo scorso.

Le calze traforate

Negli anni Sessanta, Gallo spinge le calze traforate che non sono un’esclusiva per l’abbigliamento infantile (Gallo è il primo marchio a realizzare calze per neonati al di sotto dei sei mesi di vita). Il modello, però, non trova riscontro sul mercato perché “erano calze con i buchi“. Ma i Sixties, decennio di libertà estrema e che vede terreno fertile nel fenomeno della Swinging London, sono imprevedibili e aperti ad un’estetica più libera e fresca che attrae le celebrità di tutto il mondo. Antesignane di questo stile sono sicuramente Veruschka e Twiggy, modelle di grande influenza che abbinano, alla gonna di Mary Quant, le calze traforate. A dimostrazione che, la libertà inneggiata dai figli dei fiori non è unicamente legata all’uso dei pantaloni a zampa di elefante, patchwork crochet e frange, ma anche a indumenti più leziosi e femminili. Ma l’abbigliamento maschile si dimostra, ad ogni modo, restio a questa nuova moda.

In Italia, Gallo trova fortuna a Bologna, nel negozio storico Ganahl che acquista un intero stock di calze, proponendole alla sua vasta clientela. 

All’etichetta viene riconosciuta la qualità dei filati e della produzione artigianale. Ogni calzino viene realizzato con telai Bentley, ancora in uso nello stabilimento dell’azienda. Dal passaparola classico, i vertici del marchio attivano una comunicazione più ampia, affidando alla carta stampata la comunicazione. I calzini Gallo iniziano, così, a comparire sulle maggiori riviste nazionali come Vogue, Panorama, Europeo e Playboy. L’uomo inizia a riconoscersi nello stile Gallo e a indossare i calzini multicolor abbinandoli a look formali e casual.

La crisi del ’98

Nel ’98 ad Ambrogio succede il figlio Giuseppe ma non è un’epoca d’oro per l’azienda. Probabilmente anche per la poca esperienza dell’erede. Non vi sono in atto rivoluzioni estetiche particolari, probabilmente è il mix di colori in contrasto a convincere, nuovamente, il mercato. Nel 2002 l’azienda lancia la linea “Collection” che diventa la chiave di successo per la rinascita del marchio. Reintroduce, inoltre, le antiche tecniche di produzione come la vanisé (le coste) e le Windsor (righe orizzontali). Novità assoluta è il twin rib, ovvero le coste a rilievo che danno un effetto cromatico vagamente ipnotico. Sull’onda del successo, Giuseppe acquisisce, nel 2003, il marchio francese Doré Doré, ditta di calze francese fondata nel 1819 e attestata come la più antica del mondo. 

Trent’anni più tardi, negli anni Novanta, l’azienda segna una vera rivoluzione estetica che non dimentica, ad ogni modo, le radici nel quale fonda la sua storia: sartorialità e innovazione. Le calze maschili, anonime nella loro colorazione del grigio che meglio si adatta agli smoking, si tingono di toni vitaminici con le celeberrime righe multicolor che ritornano a essere di tendenza.

Gli anni 2000

L’espansione di Gallo è inarrestabile. Nel 2005 festeggia la crescita del fatturato di circa il 15% a 7,6 milioni di euro prevedendo un giro di affari, nel 2006, in crescita del 20%. Vengono inaugurati, così, nuovi store a Parigi e in Italia che si riconferma mercato fertile e in espansione. 

Nel 2014 Gallo supera i 23 milioni di ricavi, in crescita del 4% rispetto all’esercizio precedente con una campagna vendite per l’estivo del 2015 chiusa con un incremento d’ordine del 20%.

Quasi un secolo dopo, guidata dall’amministratore delegato Giuseppe Colombo, Il marchio milanese, ha chiuso il 2017 con un fatturato di 23,5 milioni di euro. Prevede di arrivare a 25 milioni nel prossimo futuro. La sua dimensione è industriale, ma la sua filosofia è artigianale, tanto da dettare rigorosi principi di crescita controllata in modo da salvaguardare la qualità della lavorazione. Gli 80 dipendenti di Gallo sono in gran parte nipoti e figli di chi ha contribuito alla nascita e al consolidarsi dell’azienda. Ogni paio di calze è sottoposto a 9 controlli di qualità. C’è un utilizzo prevalente di filati puri, dalla lana merinos extra fine, al cotone filoscozia, al lino, al cachemire, alla seta 100 per cento che comporta l’utilizzo di 10 chilometri di filo per un paio di calze da uomo. Un ufficio stilistico interno propone, per ogni collezione, 70 disegni.

Gallo
Set di calze Gallo

La recente linea a edizione limitata (2017) dalle righe blu e rosse su sfondo bianco, pensate per dei costumi da bagno (un’altra linea appartenente al brand Gallo) sono nate giocando con quello che rappresenta per il designer una sorta di simbolo iconico: l’Augustus, albergo storico, per molti l’unico albergo di Forte dei Marmi, condotto familiarmente da Titti Maschietto.

Il debutto di Gallo nello streetwear

Nel 2018, il marchio fa il suo esordio nello streetwear con la collezione Gallo Revolution, presentata in occasione di Pitti Uomo e concepita anche per donna e bambino. Felpe, t-shirt, polo, shorts e calze in spugna di ispirazione sportswear e, soprattutto, dall’estetica vintage.

 

Leggi anche:

Gambaletto

Calzedonia