Oriana Fallaci
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Fallaci, Oriana

Oriana Fallaci, giornalista, scrittrice e attivista (1930-2006 )

Giornalista e scrittrice italiana, nata a Firenze il 29 giugno del 1929. Il settimanale mondadoriano Epoca affida a lei e alla sua bravura la cronaca della prima sfilata sulla passerella della Sala Bianca di Palazzo Pitti.

Era il 22 luglio del 1952.

Sfilata a Palazzo Pitti

Nel silenzio di attesa che si respira soltanto nei tribunali, nei conventi delle monache, nelle aule d’esame e nelle sfilate di moda, la mannequin salì sulla pedana, incespicando nella gonna troppo stretta e con gli occhi completamente nascosti da una cloche calata fin oltre le tempie.

La ragazza era vestita da inverno e il termometro segnava quaranta gradi. Dai lampadari di Murano e dai riflettori a migliaia di volt la luce colava, calda e accecante, sui trecentocinquanta spettatori in manica di camicia o décolleté. Gli ospiti, riflessi negli enormi specchi delle pareti, sembravano molto più numerosi della folla che gremisce Piazza San Pietro per un giubileo.

I camerieri strisciavano con passi felpati, offrendo bibite fredde e whisky con ghiaccio; sibilava ogni tanto il fruscio sottile di un ventaglio. La ragazza fece una piroetta e strinse al collo il bavero di pelliccia come se avesse molto freddo: lente gocce di sudore le stillavano sul volto perfetto, color ocra, sciupandole il trucco.

Gli spettatori

I trecentocinquanta spettatori accaldati erano appunto buyer, i compratori. Essi erano giunti ventiquattr’ore prima ,viaggiando da Roma con un treno speciale, come i presidenti della repubblica e i re, accolti alla stazione da hostess sorridenti che porgevano mazzi di fiori. Venivano, per la maggior parte, dall’America ma anche dalla Svezia, dall’Olanda, dalla Norvegia, dalla Germania, dalla Svizzera, dall’Inghilterra e, non occorre dirlo, dalla Francia (…)

Molte erano donne (…), quasi tutte signore di mezza età, eleganti, imponenti, occhialute, ingioiellate.

Donne d’affari: che parlano poco, guardano molto e non sorridono per non esibire i denti d’oro. Ragazze severe, abituate alle cifre iperboliche e alle decisioni inequivocabili, cresciute alla scuola del comando. Donne importanti, che con un battito delle loro ciglia inutilmente rimmate possono far cambiare corso alle faccende di una banca. Ragazze capaci di incutere più timore e rispetto di un diplomatico con la tuba e i calzoni a righine.

Dinanzi a queste inesorabili giudici, è sfilata per cinque giorni la moda italiana, che anche questa volta ha avuto su Parigi il vantaggio della precedenza. Nelle grandi sartorie degli Champs-Elysées si stanno ancora cucendo i modelli invernali. Hanno sfilato nove case di moda. Queste sono Antonelli, Capucci, Carosa, Ferdinandi, Giovanelli Sciarra, Polinober, Marucelli, Vanna e Veneziani. Sedici ditte, infatti, hanno presentato sportswear e boutique, genere di esportazione per cui gli americani vanno matti.

Cronaca direttamente citata da Oriana Fallaci.

La morte di Oriana Fallaci

La scrittrice si è spenta il 15 settembre del 2006 a Firenze, la sua città natale. È sepolta nel cimitero degli Allori, di rito evangelico, ma che ospita anche tombe di atei, musulmani ed ebrei, nella tomba di famiglia accanto a un cippo commemorativo di Alekos Panagulis, suo compagno di vita. Con la bara sono stati sepolti una copia del Corriere della Sera, tre rose gialle e un Fiorino d’oro (premio che la città di Firenze, con grandi polemiche, non aveva voluto conferirle), donatole da Franco Zeffirelli.

Per sua espressa volontà, larga parte del suo patrimonio librario è stato donato, insieme con altri cimeli come lo zaino usato dalla scrittrice in Vietnam, alla Pontificia Università Lateranense di Roma, il cui rettore era allora monsignor Rino Fisichella, amico personale della scrittrice, che le stette vicino in punto di morte. Nell’annunciare la donazione, Fisichella ha definito questo come l’ultimo regalo a papa Benedetto XVI, per il quale la scrittrice nutriva «un’autentica venerazione».

Il romanzo, che ella aveva smesso di scrivere dopo gli attentati dell’11 settembre, fu pubblicato il 30 luglio 2008. Il libro, intitolato Un cappello pieno di ciliege,[45] è una saga familiare che attraversa la storia italiana dal 1773 al 1889.

 

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