Vivienne Westwood
W,  Brand e Fashion designer

Westwood, Vivienne

Vivienne Westwood: l’icona della moda punk

Vivienne Westwood
Vivienne Westwood

Indice

  1. Le origini
  2. La prima boutique
  3. I Sex Pistols
  4. La carriera
  5. I sei migliori stilisti al mondo
  6. Il nuovo percorso stilistico
  7. Nuove linee e boutique
  8. Mostre
  9. Il successo all’estero
  10. Vivienne Westwood ritorna sulle passerelle
  11. Il mercato asiatico
  12. La sostenibilità
  13. La gestione dell’azienda insieme a Andreas Kronthaler
  14. La Vivienne Foundation

Le origini

Vivienne Westwood. Famosa stilista inglese, nata l’8 aprile 1941. Ha segnato la storia del costume come “musa del punk”. Nata a Glossop, nel Derbyshire, e figlia degli operai tessili Dora e Gordon Swire, venne chiamata Vivienne Isabel in omaggio all’attrice Vivienne Leigh.

Vivienne Westwood negli anni '70
Vivienne Westwood negli anni ’70

Vivienne Westwood si formò alla Glossop Grammar School. Profetico, per la sua futura carriera, il motto dell’istituto: “Virtus, veritas, libertas”. Studiò oreficeria alla Harrow School of Art, diventò insegnante di scuola elementare e iniziò a creare i suoi gioielli. Dopo un breve matrimonio con Derek Westwood si legò al musicista Malcom McLaren, dando alla luce nel ’68 Joseph Ferdinand, oggi titolare di un negozio fetish a Soho.

La prima boutique

Nel ’70, i due aprirono il negozio Let it Rock al 430 di King’s Road. Antesignana delle contaminazioni, vendeva dischi anni ’50 e abiti ispirati a quell’epoca. Nel ’72, nello stesso negozio con la nuova insegna Too Fast to Live, Too Fast to Die, presentò la sua prima collezione dedicata ai Rockers. Tra i primi clienti celebri, Ringo Starr, per il quale la stilista inventò i costumi di scena del film That’ll Be the Day. Determinante per il suo lavoro e la sua affermazione restò tuttavia il legame con McLaren. Con lui, nel ’74 lanciò abiti di cuoio, magliette di gomma, catene e T-shirt con immagini pornografiche.

I Sex Pistols

Vivienne Westwood "Sex", negozio di Londra, '76. Scatto di Sheila Rock
“Sex”, negozio di Londra, ’76. Scatto di Sheila Rock

Palcoscenico della provocazione: la solita boutique di King’s Road, coerentemente ribattezzata Sex. Intervenne la polizia per chiudere quel covo di scandali. Ma dietro le saracinesche abbassate maturarono fermenti ancor più rivoluzionari. Vivienne e Malcom si preparavano a lanciare il gruppo Sex Pistols: icona estetico-musicale del movimento punk che aborriva l’ipocrisia dell’epoca e la combatteva, importunando i codici di comportamento dell’establishment.

Per l’occasione, il negozio cambiò ancora nome in Seditionaries: gioco di parole tra seduzione e sedizione. Come annotò Giannino Malossi nel volume Liberi Tutti (Mondadori) “I punk sapevano che gli abiti possono essere armi di sovversione, quanto i libri e i manifesti”. E Seditionaries forniva, in termini di mode e pose, il manuale dei nuovi anarchici che suonavano al Roxy di Londra, trafiggendosi le guance con le spille da balia e pettinandosi con creste minacciose. Inoltre, l’adozione di elementi tradizionali del design scozzese come il tartan fu essenziale per lo sviluppo del movimento punk.

Vivienne Westwood "God Save the Queen" T-shirt, Malcolm McClaren
“God Save the Queen” T-shirt, Malcolm McClaren

La coppia “maledetta” toccò la vetta della massima provocazione e popolarità nel ’77, quando i Sex Pistols, in omaggio al Silver Jubilee per i 25 anni di trono della regina Elisabetta II, incisero con l’etichetta Virgin, God Save the Queen. Non proprio gradevole e gradito, il brano definiva Sua Maestà “moron” (deficiente): conquistò subito le vette delle hit parade e divenne l’inno del movimento punk, ormai fenomeno mondiale.

La carriera

Dalla ribellione dei ’70 all’edonismo dei nascenti ’80, Westwood disegnò con McLaren un’altra collezione epocale, presentata a Parigi e Londra: quella dei Pirati, che lanciò il look New Romantic, segnando anche l’ingresso degli abiti di Vivienne al Victoria and Albert Museum.

Vivienne Westwood Collezione Pirate
Collezione Pirate

Forse proprio il tramonto della ribellione punk ispirò il nuovo nome World’s End per il suo negozio londinese e il trasferimento sulle passerelle francesi. Nell’82, dopo Mary Quant, fu la prima inglese ad essere accolta nel calendario dei défilé parigini. Anche le collaborazioni di “Lady Viv” cambiarono, spostandosi dalla musica all’arte.

Nell’83, sfilò Witches: frutto dei rapporti sempre più stretti con il graffittaro Keith Haring, a fronte della fine di ogni relazione con McLaren. Per taluni, fu “la fine” anche del genio di Vivienne.

Vivienne Westwood Collezione Witches
Collezione Witches

Nell’85, l’addio della stilista alle passerelle francesi sembrava confermarlo. Ma era ancora successo per la Crini Collection di quell’anno, con mini crinoline e zeppe altissime, calzature, secondo la stessa creatrice, “ideate per issare la bellezza femminile su un piedistallo”. Proprio di tali scarpe, ribattezzate platform, restò vittima in sfilata la top model Naomi Campbell che, inciampando nei tacchi vertiginosi, cadde rovinosamente a gambe aperte.

I sei migliori stilisti al mondo

Le fortune sempre più alterne della stilista non ne sminuirono comunque il prestigio e l’altissima considerazione nel mondo della moda. Per lei e per i suoi fashion show, sempre caratterizzati da un titolo come una pièce teatrale, tutte le top model più famose sfilavano gratuitamente. Mentre John Fairchild di Wwd, nel volume Chic Savages dell’89, inserì la Westwood come unica donna tra i sei stilisti migliori al mondo.

Tornata a sfilare a Londra nell’87 con la collezione Harris Tweed, dall’89 al ’91 la stilista salì in cattedra alla Accademia delle Arti applicate di Vienna, in qualità di docente della moda. Durante questa esperienza maturò il progetto di una collezione maschile che mostrò in anteprima nel ’90 a Firenze, nell’ambito di Pitti Uomo.

Vivienne Westwood Collezione autunno/inverno 1987
Collezione autunno/inverno 1987

La sua fama era ormai tale che la stessa regina Elisabetta, dimenticando l’affronto di God Save the Queen, nel ’92 riconobbe alla stilista l’onorificenza Order of British Empire. Ma proprio al termine di quella cerimonia in odore di armistizio, Vivienne fece volteggiare la gonna davanti agli obiettivi dei fotografi, svelando al mondo che non portava biancheria intima. “Mai”, come precisò pubblicamente, rincarando la provocazione.

Il nuovo percorso stilistico

Vivienne Westwood Collezione Pirates
Collezione Pirates

Eppure, dalla collezione Harris Tweed sembrò aver imboccato una nuova strada stilistica passatista che escludeva ogni sberleffo avanguardista, rifugiandosi nell’abito d’epoca settecentesco. Disse:

“Nel momento in cui mi sono accorta che l’establishment ha bisogno di opposizione, ho iniziato a ignorarlo, occupandomi di cose più importanti, quali la storia.”

Infatti, sulle note leziose di Vivaldi, l’ex musa del punk riportò sotto i riflettori crinoline e parrucche bianche. Questo non le impedì, comunque, di sperimentare nuove contaminazioni. Nel ’93, fu la prima firma della moda a siglare un orologio Swatch: il pop Putti con angeli barocchi al quale si affiancherà, l’anno successivo, l’Orb. Su quest’ultimo era riprodotto il logo della stilista che riassumeva la sua filosofia: un’orbita, simbolo della tradizione, contornata da un anello satellitare, emblema del tempo che scorre e delle novità che nascono sempre dal passato.

Non a caso, nel ’96, quando su invito di Nicola Trussardi, la Westwood lanciò la sua prima collezione maschile all’ex fabbrica Motta di Milano: il logo della linea, Man, era scritto a caratteri a forma di dolmen. Ciò nonostante, restò fedele “alla qualità della ricerca stilistica in opposizione alla quantità della confezione”.

Nuove linee e boutique

Al termine degli anni ’90, riorganizzò e articolò la sua produzione. Alla Gold Label, prodotta in Inghilterra con tecniche sartoriali e presentata a Parigi, si affiancò nel ’97 la Red Label, seconda linea che sfilò a Londra ma venne realizzata in Italia, insieme alla Man Label, dalla Italiana Staff International. Lo stesso anno debuttò Anglomania: streetwear maschile e femminile confezionato e distribuito dall’azienda tricolore G.T.R.

Simmetrica al moltiplicarsi delle proposte, l’apertura di boutique monomarca nel mondo: da Tokyo a Londra in Conduit Street. Immancabile, in questa strategia commerciale, l’uscita del profumo femminile, lanciato a Londra nel ’98 al quale entro il 2002 si aggiunse l’essenza maschile. Fra tante strategie marketing, la vena artistica e provocatoria di Westwood non si esauriva.

Mostre

Se nel ’96 la stilista partecipò alla mostra New Persona della Stazione Leopolda nell’ambito della Biennale della Moda di Firenze, nel ’98 tornò sulle prime pagine dei giornali perché un suo modello sniffava in pedana. “Tabacco”, si giustificò lei. “Qualcosa di meno legale”, ipotizzarono i media. Sempre e comunque un gesto fra “tradizione e trasgressione”, rappresentativo di questa interprete dell’anarchia disciplinata. O della disciplina anarchica che dir si voglia.

Una mostra sugli stili più folli della moda inglese non poteva prescindere dalla produzione di Vivienne, e infatti non mancarono le creazioni della stilista londinese alla rassegna London Fashions organizzata dal Fashion Institute of Technology di New York. Dal 16 ottobre 2001 al 12 gennaio 2002 rimasero in esposizione cento modelli originali, da Mary Quant a Stella Mc Cartney, partendo dal presupposto che “Londra è l’unica città al mondo capace di creare stili di strada che poi finiscono in passerella”.

Il successo all’estero

A fine novembre 2002 la griffe fu presente alla settimana della moda di Mosca allo State Central Concert Hall “Rossia”, insieme a Emilio Pucci, Julien Mac Donald ed Emanuel Ungaro. Per il Natale 2002 venne inaugurata una collezione di abbigliamento e accessori per cani, sulle orme degli stilisti che per primi avevano pensato a soddisfare le esigenze della “clientela” a quattrozampe: Hermès, Gucci e Burberry.

Nel 2003 il marchio fece un passo indietro negli Stati Uniti e due passi avanti a Parigi e in Estremo Oriente, con la chiusura del flagship di New York nel quartiere di SoHo e l’annuncio di aperture in Asia e nella capitale francese.

Per il gruppo austriaco Wolford disegnò una linea di body con lacci, di maglie e giacche.

Vivienne Westwood Collezione autunno/inverno 2006

Collezione autunno/inverno 2006

Nel 2006 Vivienne Westwood fu nominata Dame Commander of the Excellent Order of the British Empire, uno dei più importanti riconoscimenti nel Regno Unito. Lo stesso anno, il brand si espanse significativamente nel mercato sovietico, attraverso l’apertura di numerosi negozi nelle città di Mosca, San Pietroburgo, Kiev e Baku. L’anno seguente, in onore dei 35 anni di carriera, Palazzo Reale a Milano le dedicò una mostra, presentata dal critico d’arte italiano Vittorio Sgarbi.

Vivienne Westwood ritorna sulle passerelle

Vivienne Westwood Red Label 2008
Red Label 2008

Dopo 10 anni di assenza, nel 2008, l’eccentrica Vivienne Westwood tornò sulla scena della moda londinese con la collezione Red Label autunno/inverno. Lo scopo era quello di attirare l’attenzione sui cambiamenti climatici che stavano interessando il pianeta, per spingere la moda a diventare sempre più sostenibile e accessibile.

La casa di moda decise di stringere una partnership con l’etichetta americana Lee Jeans per produrre una mini-collezione chiamata Anglomania. L’obiettivo era di dare un nuovo significato al denim e quindi di riuscire ad aprire il primo store americano nel cuore del quartiere dello shopping Melrose a Los Angeles. Contemporaneamente, la linea Vivienne Westwood Red Label lanciò una nuova collezione eco-friendly chiamata CHOICE, i cui prodotti comprendevano magliette, gonne, abiti e giacche realizzati con prodotti biologici tessuti e prodotti con tecniche sostenibili.

Vivienne Westwood Red Nose T-shirt
Red Nose T-shirt

Nel 2011 Vivienne Westwood, oramai icona della moda europea, ebbe l’onore di aprire la Shanghai Fashion Week. Nello stesso anno produsse una linea di magliette create esclusivamente per beneficenza, chiamata Red Nose, per il naso rosso sempre presente sulle stampe.

Il mercato asiatico

L’anno seguente, dopo aver visto un aumento dei ricavi, il marchio era pronto a conquistare il mercato asiatico, in particolare quello cinese. L’eccentrica Vivienne si schierò con il fondatore di Wikileaks, Julian Assange, per fargli ottenere asilo politico dall’ambasciata dell’Ecuador.

Le collezioni 2013 si ispirarono al Medioevo, più precisamente ai successi di Alessandro Magno. I punti salienti della passerella erano pezzi pesanti sovrapposti uno sull’altro, ampi mantelli con cappuccio e maglie metalliche mescolate con abiti da cortigiana, riassunti in una sorta di contemporaneità.

La sostenibilità

Vivienne Westwood Fashion Show Climate Revolution, 2013
Fashion Show Climate Revolution, 2013

La stilista punk è sempre stata anche una grande e convinta attivista: inviò un forte messaggio politico ed ecologico contro l’allevamento intensivo di animali, a sostegno dell’associazione Pigledge, il cui scopo principale è quello di proteggere i maiali.

Si schierò anche a fianco della protesta “No Brexit”: indossò una maglietta con una frase ironica che cercava di spingere i giovani a votare per non essere sottomessi dalle generazioni più anziane. Uno degli eventi più importanti degli ultimi anni si svolse alla London School of Economics, dove Vivienne Westwood tenne una conferenza su un argomento molto delicato che ha sempre cercato di sottolineare attraverso le sue collezioni, cioè la protezione dell’ambiente.

La gestione dell’azienda insieme a Andreas Kronthaler

Vivienne Westwood La stilista nella campagna pubblicitaria della primavera 2017
La stilista nella campagna pubblicitaria della primavera 2017

Nel 2016, Vivienne Westwood ha nominato suo marito, al suo fianco negli ultimi 25 anni, direttore creativo per la linea principale del marchio, chiamata Andreas Kronthaler per Vivienne Westwood. Da dicembre 2016 a febbraio 2017, a Shanghai, la Art K11 Foundation ha curato la mostra “Get a Life”, dedicata a “Woman Who Co-Created Punk”.

L’attivista-stilista è uno dei 10 fashion designer più pagati al mondo; vanta un capitale di 96 milioni di dollari e continua a crescere nel mercato, aprendo nuovi negozi e lanciando nuove capsule collection, come la “ready-to-buy“della linea principale.

Il 2017 segna una lieve crescita al +3% a 46 milioni di euro (l’equivalente di 40,8 milioni di sterline). L’azienda conquista, in modo esponenziale, i mercati della Cina e degli Stati Uniti che si rivelano utili per il rafforzamento della griffe.

Nel 2021, poi, viene siglato un accordo sino al 2025 con Mondottica International (il portfolio clienti del player vanta brand come Christian LacroixPepe JeansSandro, Sergio Tacchini e United Colors of Benetton) per il design, la produzione e la distribuzione delle sue collezioni eyewear.

La Vivienne Foundation

Il 29 dicembre 2022 Vivienne Westwood è deceduta a Londra, a causa di una malattia che aveva deciso di non rivelare alla stampa.

Poco prima di morire ha fondato, insieme ai suoi figli e alla nipote, la Vivienne Foundation, una società senza scopo di lucro con lo scopo di tramandare la sua eredità. Il programma della fondazione, che – come la donna che le ha dato il nome – vuole creare un mondo migliore, si concentrerà sui temi principali che hanno contraddistinto l’attivismo della stilista, cioè lo stop al cambiamento climatico e alla guerra, la difesa dei diritti umani e la protesta contro il capitalismo.

Leggi anche

La collezione Vivienne Westwood 2021

Io sono Assange

Il ritorno del corsetto