Marzotto
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Marzotto

Marzotto, storico gruppo italiano, industriale del tessile e  dell’abbigliamento

Gaetano Marzotto
Gaetano Marzotto

Indice:

  1. La sua filosofia
  2. Alla morte di Gaetano Marzotto
  3. Cifre e primati del gruppo Marzotto
  4. L’obiettivo, in quel decennio, raggiunto
  5. L’idea è quella di comprare aziende grandi e in affanno
  6. L’acquisto di Bassetti e Lanerossi
  7. Marzotto. Nel bilancio ’93, il colpo Hugo Boss
  8. Ad Arezzo Nel 1997 viene comprata la Lebole
  9. Nel corso del 2001 Valentino
  10. Marzotto vende le attività non strategiche
  11. L’anno 2001
  12. Ubs riduce la quota di partecipazione in Marzotto
  13. La collezione (con taglie dalla 44 alla 60)
  14. Il fondo Permira
  15. NTB Nuova Tessilbrenta
  16. Nell’ottobre 2009

Non fu solo di portafoglio, di industrie, di bilanci, di marchi, di mercati l’eredità di Gaetano Marzotto in quell’agosto del 1972, anno della sua morte. Lasciava ai figli, a chi avrebbe preso il suo posto al timone del Gruppo, una società assai più grande di quella che aveva ricevuto dal padre Vittorio Emanuele.

Ma lasciava soprattutto l’eredità di un orgoglio imprenditoriale, di una cultura industriale mai mediocremente ripiegati sull’amministrazione spaurita dell’esistente, anche nei giorni delle vacche magre, negli anni di crisi, delle tempeste economiche. Aveva scritto in una sorta di testamento spirituale: “Non ho tenuto la proprietà come un titolo in cassaforte, ma ho speso e assunto rischi per creare lavoro remunerativo”.

La sua filosofia

La sua filosofia era stata quella dello sviluppo, dell’espansione, non appena i tempi economici li rendevano possibili. Sta in questa eredità culturale, sta in questo modo di intendere e di vivere il mestiere dell’imprenditore la continuità Marzotto anche nella quinta generazione chiamata, in quel ’72, a succedergli mentre l’industria del tessile e delle confezioni era in crisi.

Tessuti Marzotto
Pubblicità Marzotto

Nel ’75, il Gruppo denunciava perdite attorno ai 6 miliardi. Diciotto anni dopo, nel ’93, gli utili operativi ammontavano a più di 128 miliardi, su un fatturato di 2 mila miliardi. Nell’84, il fatturato era di 402 miliardi, nel ’97 di oltre 2400, realizzato per circa tre quarti all’estero, con un tasso medio di crescita all’anno del 14,73 per cento.

Alla morte di Gaetano Marzotto

Alla morte di Gaetano Marzotto, i prodotti e i mercati, che alla fine del XX secolo contribuiscono a una buona metà del fatturato, neppure esistevano. La realtà è quella di un Gruppo con stabilimenti in sette paesi (Italia, Francia, Germania, Svizzera, Stati Uniti, Tunisia, Repubblica Ceca), una presenza commerciale in oltre 90, una posizione di primissima fila e spesso di leadership (nei filati e nei tessuti di pura lana, nei filati di lino lungo taglio, nell’abbigliamento classico maschile) fra i grandi produttori mondiali del settore tessile e abbigliamento e un crescente sviluppo nello sportswear e nell’abbigliamento femminile.

Cifre e primati del gruppo Marzotto

Cifre e primati raccontano una vincente, straordinaria riscossa. In tre decenni, la più che secolare azienda di Valdagno ha cambiato faccia senza deviare dai suoi storici binari e facendo leva sulla cultura dell’espansione, del portare sempre più avanti i propri traguardi seppure fra gli alti e bassi della situazione economica generale: una politica imprenditoriale che, prima di poter essere innescata, necessariamente ha dovuto trovare nuovo sangue attraverso una fase di risanamento (’72-83), grosse ristrutturazioni, adeguamento degli impianti. Quella di mettersi nelle condizioni di rispondere a un mercato a più facce e a più bisogni era un’esigenza prioritaria perché la strategia di risanamento e di rilancio puntava a forzare sull’export, mentre l’Europa del tessile e dell’abbigliamento disinvestiva considerando la crisi irreversibile e, quindi, aprendo più spazi al Made in Italy, alle virtù di creatività, di gusto e di intelligenza della nostra industria.

L’obiettivo, in quel decennio, raggiunto

L’obiettivo, in quel decennio, fu raggiunto: le esportazioni saltarono dal 12-13 per cento al 40 per cento. Non appena il risanamento è compiuto, la Marzotto tiene fede alla sua più radicata cultura: quella dell’espansione che tornava a essere necessaria per darsi dimensioni e strutture in linea con le multiformi diversificazioni del mercato internazionale e per puntare a rafforzare la caratteristica chiave della società di Valdagno: quella di essere un Gruppo integrato orizzontalmente e verticalmente perché copre l’intero arco del ciclo produttivo dalle materie prime all’abito confezionato.

L’idea è quella di comprare aziende grandi e in affanno

L’idea è quella di comprare aziende grandi e in affanno. Grande e zoppicante è la Bassetti, uno fra i più rilevanti gruppi tessili italiani, che Marzotto annette nell’85 cedendo la divisione biancheria per la casa alla Zucchi (nel ’91 venderà i cotonifici alla Olcese) per concentrarsi sul Linificio e Canapificio Nazionale attraverso il cui controllo si assicura la leadership mondiale nel settore dei filati di lino. È un grosso impegno finanziario e gestionale. Ma, nel giro di un anno, viene digerito tanto che, nell’87, la società può allungare il passo sulla strada dell’espansione, acquistando dalla Partecipazioni Statali, dalla mano pubblica il Gruppo Lanerossi, la più che secolare Rossi di Schio, pioniera dell’industria tessile.

L’acquisto di Bassetti e Lanerossi

L’acquisto di Bassetti e Lanerossi, rigenerate da una gestione esperta di terapie aziendali, assicurano alla Marzotto un respiro economico tale da permettere di estendere la politica d’espansione all’estero, con un rovesciamento, però, della filosofia: non più aziende claudicanti o del tutto zoppe. Nell’89, entra nell’orbita Marzotto il linificio Le Blan che, in Francia, è mattatore. Si consolida, così, il primato mondiale del Gruppo nei filati di lino. Alla fine del ’91, dopo un ulteriore acquisto in Italia, il lanificio Guabello di Biella, la politica d’espansione e di sviluppo mette a segno la conquista della tedesca Hugo Boss. Questa era già stata pagata a carissimo prezzo da un Gruppo giapponese nell’89, mal gestita e, per questo, rimessa in vendita con un fortissimo sconto. È un grosso colpo imprenditoriale. Hugo Boss ha un giro d’affari di 850 miliardi  di lire.

Marzotto. Nel bilancio ’93, il colpo Hugo Boss

Nel bilancio ’93, il colpo Hugo Boss porta il fatturato vicinissimo ai 2 mila miliardi e sancisce l’internazionalità (il 63 per cento del giro d’affari è realizzato fuori Italia) della Marzotto. Nella necessaria strategia di spostare progressivamente all’estero la produzione per recuperare competitività, s’inquadra, poco dopo, l’apertura in Tunisia di un’industria di filati di lino. Questa alleanza è con partner locali e, nell’estate del ’94, l’acquisto del Marlboro Classics, di Brno nella Repubblica Ceca per potenziare la produzione di tessuti pettinati di pura lana e per aprire una testa di ponte verso i mercati dell’Est.

Hugo Boss SS 2017
Hugo Boss SS 2017

Il Gruppo ha 9300 dipendenti. Dopo aver guidato negli anni della rimonta e dell’espansione, Pietro Marzotto ha, nel giugno del ’98, lasciato la presidenza a Jean de Jaegher ed è, con il fratello Paolo e Andrea Donà dalle Rose, membro del Comitato esecutivo. I dati trimestrali della controllata Hugo Boss hanno avuto un incremento dell’utile netto di oltre il 14 per cento.

Ad Arezzo Nel 1997 viene comprata la Lebole

Nel 1997 viene comprata la Lebole. In difficoltà, a causa della forte concorrenza extraeuropea, anche la controllata Linificio e Canapificio Nazionale. Il fatturato totale si è ridotto del 20 per cento.

Marzotto ha chiuso il 2001 con un utile netto di 118 milioni di euro (meno 10,8 per cento sui 132 milioni del 2000). Il fatturato, giunto a quota 1.757 milioni di euro, è cresciuto del 9,3 per cento (18 in Italia, 82 sugli altri mercati): l’incremento è dovuto allo sviluppo della controllata tedesca Hugo Boss (più 19 per cento) e alla crescita dell’abbigliamento Marzotto (più 7). In netta diminuzione il settore tessile con un calo del 10,8 a 379,9 milioni di euro. Ricevute le autorizzazioni da parte dell’antitrust, il Gruppo Marzotto ha concluso l’acquisizione al 100 per cento della Valentino S.p.A. dal Gruppo Hdp. Marzotto verserà ad Hdp 240 milioni di euro (35,6 milioni per il capitale e 204,4 per l’indebitamento finanziario).

Nel corso del 2001 Valentino

Nel corso del 2001 Valentino, nonostante il volume d’affari fosse giunto a 132 milioni di euro, ha avuto una perdita di 28,5 milioni. Michele Norsa guiderà il rilancio di Valentino che si inserisce nella divisione abbigliamento Marzotto, accanto ai marchi Hugo Boss e Marlboro Classics.

Il fatturato globale 2001 ha registrato 1.756,6 milioni di euro, in aumento del 9,3 per cento. Il giro d’affari è stato trainato dal più 15,7 per cento della divisione abbigliamento. Peggiora invece la redditività, con gli utili netti del Gruppo fermi a quota 118 milioni di euro (meno 10,8 per cento). In calo utili e fatturato. Marzotto chiude i primi nove mesi con un fatturato netto di 1.389 milioni di euro, meno 3,2 rispetto ai 1.434 milioni dello stesso periodo 2002.

Valentino 2018
Valentino 2018

In discesa anche gli utili, passati da 206 milioni di euro a 140 milioni (meno 31,9 per cento). In calo anche i dati relativi al terzo trimestre. L’utile netto comprensivo delle minoranze azionarie è di 52 milioni di euro, contro gli 81 milioni dello stesso periodo 2001, mentre il risultato netto di competenza degli azionisti è stato di 25 milioni di euro, quasi la metà rispetto ai 47 milioni dell’analogo periodo 2001.

Marzotto vende le attività non strategiche

Marzotto vende le attività non strategiche. Il 20 per cento del capitale di una società immobiliare ceduta a Pirelli&C. Real Estate comporterà una plusvalenza netta di 28 milioni di euro, mentre la cessione degli impianti idroelettrici al gruppo Eusebio porterà a una plusvalenza netta di 15,7 milioni di euro. In totale si dovrebbe arrivare a 44 milioni di euro nel 2003. Matteo Marzotto, 36 anni, entra nel consiglio di amministrazione di Valentino. Nell’azienda di famiglia dal gennaio del ’92, ha ricoperto cariche nelle varie divisioni del Gruppo fino a diventare, nel giugno scorso, amministratore delegato della Marzotto Distribuzione.

È stato anche, dal ’94 al ’99, membro del consiglio centrale del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria. 2003, febbraio. A Stefano Festa Marzotto, vicepresidente dell’azienda, l’incarico di sviluppare i brand aziendali Belfe e Post Card sui mercati del Far East. Marzotto chiude il 2002 con utili in discesa del 25 per cento per 75 milioni di euro (contro i 118 milioni nel 2001), e un fatturato in crescita di 1.788 milioni di euro (più 1,8 per cento rispetto ai 1.757 milioni del 2001).

L’anno 2001

L’incremento del giro d’affari (salito a 1.789 milioni di euro dai 1.757 milioni del 2001) è ascrivibile al consolidamento di Valentino, che ha compensato la flessione nel settore tessile laniero. Stabili sul precedente esercizio, l’abbigliamento Marzotto e Hugo Boss. Gli utili operativi si sono attestati a 125 milioni di euro (7 per cento del fatturato) in calo del 32,2 rispetto ai 185 milioni del 2001. L’utile netto degli azionisti è sceso a 42 milioni di euro, dai 56 milioni del 2001. I proventi straordinari sono saliti a 28 milioni di euro (8 milioni nel 2001) grazie alle recenti vendite immobiliari e a quelle delle centrali idroelettriche. In aumento l’indebitamento netto da 419 a 628 milioni di euro, soprattutto per i costi di acquisizione di Valentino e per il suo indebitamento (234 milioni).

Ubs riduce la quota di partecipazione in Marzotto

Ubs riduce la quota di partecipazione in Marzotto, che scende al di sotto del 2 per cento. Alcuni membri della famiglia Marzotto e della famiglia Donà dalle Rose hanno stipulato un patto di sindacato per il controllo dell’azienda cui non ha aderito Pietro Marzotto. Ciò preluderebbe alla trasformazione del Gruppo in una holding di partecipazione dei marchi Hugo Boss, Linificio, Marlboro Classics, Industrie Zignago e Valentino. Giovanni Gajo è il nuovo presidente del Gruppo Marzotto.

Resta come amministratore delegato Antonio Favrin, che assume anche la carica di vicepresidente di Jean de Jaegher. Nel primo trimestre 2003, grazie al consolidamento di Valentino e alla ripresa del settore tessile (più 13 per cento), il fatturato si è attestato a 544,2 milioni (più 3,5 rispetto ai 525,7 milioni dello stesso periodo 2002) nonostante la flessione (meno 5) del comparto abbigliamento, soprattutto per la riduzione della redditività di Hugo Boss.

Accordo triennale di licenza tra Stephan Janson e Marzotto per la nuova linea Stephan (che sostituisce Ferré Forma, ormai in scadenza), dedicata alle donne non proprio minute o anoressiche. La licenza sarà rinnovabile per altri trienni secondo una tradizione che per l’azienda di Valdagno ha sempre visto gli accordi con gli stilisti mai inferiori ai dieci anni.

La collezione (con taglie dalla 44 alla 60)

La collezione (con taglie dalla 44 alla 60) debutterà a partire dalla primavera-estate 2004. Sarà prodotta e distribuita da Marzotto in 80 negozi multimarca e in alcuni corner all’estero. Le vendite punteranno subito sull’Italia, per poi passare in Usa, Spagna, Giappone, Inghilterra, Russia, con l’obiettivo di superare, al termine di tre anni, i 40 milioni di euro di fatturato retail.

Il settore taglie forti è in forte crescita e dimostra tassi di incremento importanti, circa il doppio delle collezioni normali. Il 24 per cento delle donne europee è over-size. Nel 2005 avviene una scissione tra le attività del settore tessile e quelle dell’abbigliamento con la conseguente costituzione di due distinte società: Marzotto S.p.A. e Valentino Fashion Group.

Oggi il Gruppo Marzotto è un protagonista di rilevanza mondiale nell’industria del tessile e ha nell’innovazione la propria missione strategica.

Il fondo Permira

Il fondo Permira assume il controllo di Valentino Fashion Group nel 2007 con un investimento di 5,3 miliardi di euro che ha consentito l’acquisizione anche del marchio Hugo Boss e delle licenze Mcs Marlboro Classics e Missoni.

Nel 2007 Marzotto subisce un cambio di gestione nell’assetto societario con l’acquisto del pacchetto di maggioranza da parte del Conte Andrea Donà dalle Rose e sorelle (figli della Contessa Italia Marzotto).

Nel 2008 entrano nel gruppo il Lanificio G.B. Conte con il marchio Estethia e viene acquisito il Lanificio Fratelli Tallia di Delfino e il controllo del 100% di Linificio e Canapificio Nazionale.

NTB Nuova Tessilbrenta

Anche nel 2009 continua lo sviluppo del gruppo Marzotto: acquisisce il marchio NTB Nuova Tessilbrenta, specializzato nella produzione di abbigliamento di cotone casual e sportivo; stipula anche l’accordo di collaborazione col Gruppo Schneider, importante e riconosciuto attore del settore nell’acquisizione e nella pettinatura di lana e fibre nobili che prevede la realizzazione di una joint venture produttiva per la lavorazione di pettinatura di lane, partecipata da Marzotto al 30%, con sede in un nuovo stabilimento in Egitto.

Nell’ottobre 2009

Nell’ottobre 2009 la Marzotto rileva, insieme a Faber Five, società partecipata da Antonio Favrin, il 66,7% della Ratti, una delle più importanti aziende comasche nel mondo della seta, fondata nel 1945 da Antonio Ratti e quotata alla Borsa di Milano dal 1989.

Nel 2012 acquisisce i marchi Redaelli, Girmes, Christof Andreae, Niedieck, tutti specializzati nel velluto. L’acquisizione comprende due stabilimenti nella Repubblica Ceca.

Nel luglio 2018 Davide Favrin, figlio di Antonio,  manager e azionista dell’azienda prima come AD  nel 2002 e poi come presidente dal 2004, è nominato AD. Sostituisce Sergio Tamborini, alla guida del gruppo dal 2006.

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