Halston
H,  Brand e Fashion designer

Halston

Halston il couturier d’america, il padre del vero stile americano

Halston

Indice:

  1. Le origini
  2. Halston, dai cappelli alla moda
  3. Le Halstonettes e il glamour di New York
  4. Il declino: Halston perde il controllo della società
  5. La storia, non solo vizi ed eccessi

Le origini

Halston, il primo couturier d’America, colui che secondo Karl Lagerfeld creò il vero stile americano. Roy Halston Frowick nasce nel 1932 a a Des Moines, nello Iowa. Secondogenito del ragioniere statunitense di origini norvegesi James Edward Frowick e della moglie Hallie Mae, sviluppò sin da bambino un grande interesse per il ricamo, insegnatogli dalla nonna, cominciando più tardi a creare cappelli e modificare vestiti per la madre e la sorella. All’età di dieci anni si trasferì dalla città natale a Evansville, nell’Indiana, diplomandosi alla Benjamin Bosse High School nel 1950. Studiò all’Università dell’Indiana e al Chicago Institute. Nei primi anni ’50, Halston iniziò una propria attività di progettazione e realizzazione di cappelli da donna, che gli permise di acquisire una vasta clientela e aprire un negozio sul Magnificent Mile di Chicago nel 1957 Iniziò come assistente modista al Chicago Hotel e “servì” Gloria Swanson e Deborah Kerr. Si trasferì a New York nel 1957, dove lavorò prima da Charles James, che lo accolse sotto la sua ala introducendolo nel jet set newyorkese, poi da Lilly Daché.

Halston

Halston, dai cappelli alla moda

Dopo i primi passi nel mondo della moda da Charles James e da Lilly Daché, arriva il momento di Bergdorf Goodman. Nel grande magazzino della Fifth Avenue Halston vende i suoi cappelli, accessorio che lo porterà alla ribalta. Nel 1961, infatti, realizzò il celebre cappellino a tamburello indossato da Jacqueline Kennedy durante la cerimonia di insediamento del marito. I riflettori si accendono su di lui.

Halston modista
Jackie Kennedy nel 1961 con il cappello creato da Halston

Nel 1969 decide di lanciarsi in una collezione di abbigliamento, aprendo una boutique su Madison Avenue. La sua creatività si tradusse in hot pants, chemisier e abiti in ultrasuede, un tessuto da lui inventato simile al camoscio ma più versatile e lavabile in lavatrice. Le americane impazziscono, i suoi abiti da giorno spopolano. Less becomes more è il suo mantra. Ma non solo abiti da giorno, è un tripudio di party dress. Drappeggi e linee fluide seguono dolcemente le silhouette femminili. E poi  l’abito con lo scollo all’americana, l’halter dress.

Le Halstonettes e il glamour di New York

Halston amava le donne e si circondava di donne dalla forte personalità, che divennero le sue muse, soprannominate “Halstonettes”. Compagne fedeli che incarnavano la sua idea di femminilità, lo accompagnavano nelle serate allo Studio 54, di cui era frequentatore abituale, e spesso si ritrovavano nel suo appartamento al 101 della 63esima di New York, che diventò un circolo ricreativo delle personalità creative della città (tra questi Andy Warhol). Le amiche intime, Liza Minelli e Elsa Peretti (che disegnò la boccetta del suo profumo, probabilmente il suo più grande successo commerciale), ma anche Pat Cleveland,  Anjelica Huston e Bianca Jegger (protagonista dell’iconica entrata in abito rosso e cavallo bianco per il party del trentaduesimo compleanno dello stilista, organizzato allo Studio). Erano loro che comunicavano la sua visione artistica, sia durante le sfilate (come alla “Battaglia di Versailles” del 1973, quando moda francese e moda americana si scontrarono a colpi di glamour e abiti raffinati) sia durante la vita di tutti i giorni, quando giravano con Halston con indosso quella che diventò la sua divisa: capelli pettinati all’indietro, camicia e polo in un look total black.

Halstonettes
Vogue 1972, Halston e le sue muse

Il declino: Halston perde il controllo della società

Nonostante lo strepitoso successo commerciale raggiunto negli anni ’70 nell’ambito dell’epopea disco, dopo diverse sconsiderate decisioni commerciali Halston finì per perdere il controllo della sua casa di moda nel ’87. Principale causa fu una sua scelta visionaria e anticipatrice, ma incomprensibile in quegli anni. Nel 1983 decise infatti di realizzare una collezione per il mass market Jc Penny, con l’obbiettivo di coronare il suo sogno: quello di vestire tutte le americane. Ma il mondo della moda non era prontò a tanta modernità, e il suo destino è ormai segnato. Bergford Goodman decise non commercializzare più la sua prima linea, ritenendo che il suo nome fosse ormai compromesso. Vita sregolata e notti di eccessi fecero il resto. Nel 1988 si trasferisce a San Francisco, vendendo la sua casa che, dopo essere passata nelle mani di Gianni Agnelli, nel 2019 è stata comprata da Tom Ford che più volte ha ricordato come Halston è stato per lui fonte di ispirazione.

Cher e Halston nel 1978
Cher e Halston nel 1978

Halston È morto nel 1990 al Pacific Presbyterian Medical Center di San Francisco per un sarcoma di Kaposi (legato all’AIDS), all’età di 57 anni. Il suo brand è oggi di proprietà di Xcel Brands che ha annunciato l’arrivo di una capsule collection chiamata ” Halston X Netflix”. Composta da dieci abiti da sera, riprenderà pezzi d’archivio realizzati dallo stilista.

La storia, non solo vizi ed eccessi

Nel maggio 2021 è uscita su Netflix una miniserie prodotta da Ryan Murphy,  tratta dal libro Simply Halston di Steven Gaines, che racconta i tormenti dello stilista, immerso in una vita fatta di eccessi, ma anche tanto genio e creatività. Ecco il mondo della moda, e la famiglia, si distaccano dalla visione che è stata data del grande stilista americano. Tormenti e vizi hanno oscurato quello che davvero Halston ha rappresentato, un creativo che è stato capace di osare e scrivere un importante capitolo della moda americana. Ma prima della serie di Netflix, nel 2019 è uscito un documentario realizzato in collaborazione con la famiglia e diretto da Frédéric Tcheng, e nel 2018 Ultrasuede-in search of Halston.

Modista
Halston e Virna Lisi

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