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Ferdinandi, Vincenzo

Ferdinandi, Vincenzo. Nasce a Newark il 29 novembre 1920 da una famiglia trasferita negli Stati Uniti agli inizi del ‘900. E’ stato uno stilista e uno dei fondatori dell’Haute-couture in Italia.

A metà degli anni ’40 – giunto a Roma – affina il suo stile e consolida le sue capacità nella sartoria di famiglia di via del Babuino. Trascorre, poi, un breve periodo presso l’atelier di Fernanda Gattinoni, dove viene apprezzato per il suo estro creativo.

Nel 1949 è a Parigi chiamato direttamente da Christian Dior per una collaborazione stilistica. Tornato in Italia, forte dell’esperienza parigina, apre un atelier di Alta Moda in via Veneto. Questo è il cuore pulsante della Dolce Vita da cui Federico Fellini trasse ispirazione per il suo celebre film. 

Elsa Martinelli in Vincenzo Ferdinandi

Deve la notorietà grazie al taglio impeccabile dei suoi tailleurs, oltre che ad una rigorosa conoscenza sartoriale ereditata dalla tradizione familiare maturata sin dai tempi del Regno delle Due Sicilie presso la Corte Reale dei Borbone, ai quali – i suoi avi – avevano dedicato una nuance particolarmente apprezzata dai reali, definita per questo “Rosso Borbonico”.

Lo stile

Il suo stile è asciutto e rigoroso, privo di quei fronzoli tanto amati invece dall’amico e collega Emilio Schuberth, con cui condivise un giovanissimo apprendista; quel Valentino Garavani – appena giunto a Roma da Parigi – che subito dopo spiccherà il volo nell’Olimpo dei grandi couturier. Ferdinandi amava la sobrietà e aveva una innata abilità nel taglio. Il solo vezzo che si concedeva era quello di cucire scaramanticamente da sé, l’ultimo bottone della sua creazione.

La sua donna ideale era moderna e impegnata: tailleur dalla vita sottile, spalle prive di cuciture, comodi da indossare ma sempre eleganti, tanto da meritarsi l’appellativo coniato per lui da Vogue USA di “A Star Tailor”.
Vestì negli anni Ingrid Bergman, Sandra Dee, Rhonda Fleming, Eliette Von Karajan, Virna Lisi, Anna Magnani, Gina Lollobrigida, Sylva Koscina, Lucia Bosè, Ilaria Occhini, Elsa Martinelli, Marta Marzotto, Ljuba Rizzoli, Eloisa Cianni (che fu Miss Italia nel 1952), Simone Bicheron (moglie di Curd Jurgens) e May Britt (moglie di Sammy Davis jr.).
Jennifer Jones indossò un suo tailleur nel film “Stazione Termini” diretto da Vittorio De Sica.

Loredana Pavone. Foto Elsa Haertter. 1955

“Rimasi incantato dal suo portamento” ricorda Ferdinandi, “Jennifer mi disse che voleva un tailleur che la facesse sentire a proprio agio durante le riprese del film, ma ne aveva già uno di Dior che gli aveva fornito la produzione. Sottolineò che avrebbe però tranquillamente scelto il mio se le fosse piaciuto di più. E così fece. Con quel film Dior vinse l’Oscar per il miglior costume e – da vero gentiluomo – mi confidò: Vincenzo, a bòn retour…”.  

L’esperienza londinese

Nel 1951 è a Londra con delle sfilate e a siglare un contratto per il mercato inglese con la Clark & Morland Ltd. Crea una collezione di stravaganti calzature, elemento accessorio cui il giovane sarto crede fermamente.
Il 22 luglio 1952, a Firenze, è fra gli stilisti invitati dal nobile fiorentino Giovanni Battista Giorgini, per la prima storica sfilata nella Sala Bianca a Palazzo Pitti, che contribuì alla nascita e alla legittimità di una Moda Italiana contrapposta all’allora ben più blasonata Moda Francese, dando il via a quel pioneristico fermento creativo ben descritto da una giovanissima Oriana Fallaci, inviata a riportarne le cronache dal settimanale Epoca.

In quella sede, sfidando le convenzioni dell’epoca, Ferdinandi fa sfilare per la prima volta su di una passerella internazionale, una modella di colore; l’americana Dolores Francine Rhineey (ancor prima di Donyale Luna negli anni ’70) che gli costò polemiche e ostracismo.

Nel 1953, assieme a Emilio Schuberth, alle Sorelle Fontana, Alberto Fabiani, Simonetta, Giovannelli-Sciarra, Eleonora Garnett e Mingolini-Gugenheim, è tra i fondatori del Sindacato Italiano Alta Moda; ente costituito per contrastare le imposizioni di Palazzo Pitti e trasferire nella capitale il centro della Moda del nostro paese.

Il cocktail/conferenza stampa per la fondazione del SIAM si tenne a Roma all’Open Gate di Rudy e Consuelo Crespi e si avvalse della collaborazione di un giovanissimo Beppe Modenese che più tardi diventerà presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, diretta discendente del SIAM.


Con l’affermarsi del prèt-à-porter Ferdinandi assume una posizione sempre più defilata dal mondo dell’Alta Moda. Inoltre agli inizi degli anni ’60 decide di abbandonare le passerelle pur continuando l’attività dell’atelier fino all’anno della sua scomparsa, avvenuta il 22 aprile 1990 a Roma. Nel 2014 il museo Maxxi di Roma all’interno della mostra “Bellissima” lo annovera tra i pionieri della Moda Italiana.

Il Rosso Borbonico di Vincenzo Ferdinandi.

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