Chanel
Chanel, maison francese fondata da Gabrielle Chanel detta Coco. Scopri la storia del brand, da Coco a Karl Lagerfeld fino ai giorni nostri.
Maison francese di moda, fondata da Gabrielle Bonheur Chanel, meglio conosciuta come Coco Chanel
Indice
- Le origini di Coco Chanel
- L’ambizione di Coco
- Le innovazioni di Madamoiselle Chanel
- Il successo
- Arriva il Kaiser della moda: Karl Lagerfeld
- Chanel simbolo di eleganza senza tempo
- Virginie Viard direttore creativo di Chanel
Gabrielle Chanel nasce il 19 agosto del 1883 nella provincia francese: la madre, debole e malata, dopo aver dato alla luce cinque figli muore prematuramente. Il padre, venditore ambulante con il vizio dell’alcol e delle donne, incapace di reggere la responsabilità di crescere quei figli, li abbandona ai nonni che decidono di mandare i due maschi a lavorare e le tre bambine nell’orfanotrofio di Aubazine.
Dopo sei anni nell’istituto delle suore del Sacro Cuore di Maria, Chanel, con la zia Adrienne, si trasferisce a Moulins. Inizia a lavorare presso un negozio di biancheria e maglieria come commessa per poi, dopo solamente un anno, aprire una piccola attività di riparazioni sartoriali.
Grazie a quest’autonomia, le due riescono a godersi la vita sociale della piccola cittadina che comprendeva la frequentazione di caffè all’aperto e di un padiglione dove si tenevano degli spettacoli in musica, La Rotonde, i cui clienti erano i giovani ufficiali della cavalleria. Chanel tenta il mestiere della cantante ma senza successo.
L’ambizione di Coco
Solo il soprannome è degno di ricordo di quel periodo: Coco, preso dal ritornello di una delle sue canzoni.
Ma Gabrielle non si fa intimidire dagli scarsi risultati. Il suo obiettivo era cambiare vita, uscire da quella situazione di precariato e povertà che la circondava sin da quando era bambina. Tra gli ufficiali dell’esercito c’era anche Etienne Balsan che, intrigato e ammaliato dalla figura di Chanel, le chiede di trasferirsi con lui nella sua tenuta nella campagna vicino a Parigi. Gabrielle non stava aspettando altro. Decide di seguirlo. È il 1908 quando per la giovane sembra che il destino si sia convinto ad aiutarla.
Durante la permanenza a Royallieu, Chanel scopre un mondo assolutamente nuovo. Quello delle attività sportive, le scuderie, i cavalli da corsa, le feste, la vita oziosa e le abitudini della classe borghese. È in questi anni che concepisce il suo stile, la sua concezione di abbigliamento.
Le uniformi hanno un ruolo fondamentale, quelle che aveva visto indossare all’orfanotrofio, quelle dei militari incontrati a Moulins, quelle dei cavallerizzi, ma contraddistinguevano una precisa identità sociale anche quelle delle cocottes (le donne che facevano compagnia agli amici di Balsan durante le feste). Coco sente da subito il bisogno di differenziarsi.
Gli inizi da modista
Inizia così a modificare i cappelli che acquista per sé, spogliandoli di tutte quelle inutili decorazioni, riducendone le forme e rendendoli più pratici da indossare. Piacciono a tutti molto, tanto che Chanel, con l’aiuto finanziario di Balsan, apre nel 1909 un piccolo laboratorio a Parigi. Ha grande successo grazie alla frequentazione delle amiche borghesi conosciute durante le corse dei cavalli.
L’anno successivo, nel 1910, Gabrielle affitta la prima sede di rue Cambon della maison Chanel, grazie all’aiuto economico di un’altro personaggio di riferimento per la vita della stilista: Arthur Capel, soprannominato Boy.
Da subito gli affari procedono molto bene e le attrici vengono immortalate con indosso i cappelli di Mademoiselle Chanel. Così, senza sforzi, Coco si avvicina al mondo artistico d’avanguardia.
Lo sport
Nel 1913 un’altra mossa vincente. Durante l’estate le sue clienti migliori si spostavano dalla capitale a Deauville, in Normandia. Con l’approvazione di Boy, Chanel apre una boutique nella cittadina di villeggiatura: le clienti erano le stesse ma le esigenze cambiavano. Chanel, che da sempre era abituata a adeguare il suo modo di vestire alle circostanze, inizia a pensare a un abbigliamento più adatto. L’ispirazione è sempre la stessa ma invece dei cavalli c’erano gli sport e la vita vacanziera. Gli elementi che introduce vanno da capi di maglia dritti e comodi ai pullover sportivi, dai blazer in flanella dal taglio maschile alle cuffie di lana.
La prima guerra mondiale
È il 1914, la prima guerra mondiale è scoppiata e la decisione di restare a Deauville si rivela geniale per Chanel. Coco si vede ben presto costretta alla produzione di capi di abbigliamento per le signore che in tutta fretta avevano lasciato la capitale per paura dell’invasione tedesca. Gli affari vanno a gonfie vele, la sua produzione si arricchisce di capi come gonne dritte, giacche alla marinara, camicie e scarpe dai tacchi bassi. Anche le divise delle infermiere vengono affidate a Gabrielle.
Passata la paura, qualche mese più tardi, tutti tornano a Parigi. Ma le abitudini sono cambiate.
Chanel N°5
Chanel è la prima designer ad associare il suo nome ad un profumo, la prima inconsciamente a lavorare su un’idea di life style. Nel 1923 esce la fragranza più famosa di sempre, Chanel n°5. Cinque perché Chanel sceglie la quinta proposta olfattiva fattale dall’azienda profumiera di Ernest Beaux e Henri Robert, cui inizia a collaborare. Anche i design della bottiglia è rigida, semplice, squadrata, a differenza delle ampolle barocche dei profumi femminili del tempo.
L’intuito da prima business woman della moda di Chanel è anche in questo: percepire i cambiamenti nell’aria e seguirli, o all’occorrenza condizionarli
Le innovazioni di Mademoiselle Chanel
Per quanto gli affari andassero bene, il reperimento delle materie prime durante il periodo bellico è estremamente complicato: Chanel si ingegna ancora una volta e adopera per le sue creazioni un materiale fino ad allora destinato all’abbigliamento da lavoro: il jersey. Prima non capito poi adorato da tutto il bel mondo, il nuovo stile proposto da Chanel inizia a far parlare di sé anche oltre oceano. Nel 1916, Harper’s Bazar pubblica un suo modello; da quel momento l’immagine di Chanel diventa internazionale e nel 1917 la maggior parte della sua clientela è americana.
Con la fine della prima guerra mondiale assistiamo a una evoluzione nelle collezioni proposte dalla stilista francese: non più solo jersey ma anche abiti per la sera di velluto, di chiffon, di raso e decorazioni in pelliccia.
Chanel ormai è un simbolo della moda parigina e della realtà artistica di avanguardia: Jean Cocteau commissiona a Coco i costumi di scena per la pièce teatrale Antigone di Sofocle nel 1922. Il contatto tra arte e moda è fondamentale per le creazioni della stilista che ha voglia di sperimentare: nel 1917, con la collaborazione dell’amico chimico Ernest Beaux, crea il leggendario profumo Chanel No. 5.
Il successo
Passano alcuni anni, durante i quali Chanel è sempre più affermata e il suo talento riconosciuto e apprezzato. Sempre in cerca di novità e cambiamenti, nel 1926 inventa un altro pezzo che passerà alla storia: il petite robe noir, l’abitino nero che poteva essere portato in qualsiasi occasione, oggi comunemente chiamato tubino.
Tra il ’27 e il ’30 le collezioni si concentrano soprattutto sui completi, con taglio maschile e di tweed, complice la sua relazione con il duca di Westminster da cui prende lo spirito inglese.
La femminilità espressa dagli abiti di Chanel non è minata dai tagli maschili a cui si ispira: la sua filosofia si basa su principi come l’eleganza, la semplicità, la comodità e la qualità dei materiali che fanno di una donna l’immagine di se stessa e non la copia di un cliché a cui aderire. È in questo periodo che Chanel introduce una collezione di gioielli, tutti rigorosamente finti.
Per Chanel, i gioielli avevano la sola e unica funzione di abbellire e adornare la donna, pertanto credeva inutile «girare con milioni attorno al collo per dimostrare quanto si è ricchi». Quindi apre una boutique di bijoux, copiando da quelli veri ma esagerandone le dimensioni. Inutile dire che anche questo progetto è un enorme successo.
Ma siamo nei turbolenti anni Trenta, in cui la società è bisognosa di colore, di fantasia, di frivolezza dopo il periodo angusto della guerra: Chanel non è più l’unica a proporre uno stile di abbigliamento innovativo, le rivali sono due donne (Schiaparelli e Vionnet) determinate e sicure, che propongono una moda altrettanto forte. Così Coco si vede costretta a modificare le sue collezioni per riuscire a reggere il confronto.
Gli anni della guerra
È il 1939 e la seconda guerra mondiale è alle porte. La maison Chanel chiude, per la prima volta dalla sua apertura.
Durante il periodo bellico Chanel si stabilisce presso l’hotel Ritz dove incontra e frequenta un ufficiale nazista. Alla fine della guerra Chanel opta per l’esilio volontario in Svizzera, dopo esser stata accusata di tradimento alla patria.
A Saint Moritz trascorre nove anni e quando, nel 1946 torna a Parigi, quello che la aspetta è totalmente diverso. Quello che la gente si ricordava della maison era il profumo e il tessuto morbido.
Il rilancio della maison
Così, nel 1953, organizza una sfilata per tentare di rilanciare il marchio ma le aspettative non coincidono con i pareri della stampa che stronca la collezione. Niente faceva sperare in una ripresa dell’attività. Solo una donna orgogliosa e testarda come Gabrielle Chanel poteva avere la forza di rimettersi in gioco. E lo fa nel suo stile.
Crea un altro pezzo di storia, il tailleur in tweed, composto da tre pezzi: giacca, gonna e una blusa, con le rifiniture a trama e ordito di colori contrastanti. Chanel era ancora un passo avanti a tutti.
Altro pezzo indimenticabile, del 1955, è la borsetta 2.55, imbottita e trapuntata, con la catena dorata. Di qualche anno più tardi saranno invece i sandali con la punta di vernice a segnare un’altra vittoria per la casa di moda francese. Lo stile Chanel recupera la sua notorietà, proponendosi come alternativa al New look proposto da Dior.
Chanel, dopo una vita intensa, muore il 10 gennaio 1971.
In seguito alla sua morte, la maison viene diretta dagli assistenti che con Gabrielle avevano lavorato per anni, Gaston Berthelot e Ramon Esparza, e dalle loro collaboratrici, Yvonne Dudel e Jean Cazaubon. Solo sette anni dopo, viene introdotta una linea di prêt-à-porter disegnata da Philippe Guibourgé.
I film su Coco Chanel
Diversi sono i film realizzati sulla vita di Chanel: Chanel Solitaire del 1981, Coco Avant Chanel e Coco Chanel & Igor Stravinsky, del 2009, sono alcuni di questi, non si contano le pubblicazioni cartacee dedicate ad una delle donne più influenti del XX secolo e al suo contributo alla storia del costume. Molteplici sono le sue celebri frasi, basate soprattutto sul concetto che il lusso non è ricchezza, ma assenza di volgarità. Ironica nei confronti degli uomini o dei suoi rivali. Il buon gusto nel vestire era qualcosa di innato per lei, la sensibilità dell’eleganza e l’attenzione per il genere femminile sono le qualità che l’hanno distinta nella storia.
Arriva il Kaiser della moda: Karl Lagerfeld
Ma è nel 1983 con la collezione haute couture che assistiamo all’entrata in scena di quello che diventerà l’icona della nuova era della maison Chanel: Karl Lagerfeld. A lui si deve la nuova e contemporanea immagine del brand, saldamente ancorata ai valori stilistici della casa di moda ma con dei tocchi innovativi e giovani, sempre al passo con i tempi.
È lui infatti, negli anni Ottanta, che intuisce l’importanza delle top model e della ricerca di un’icona per impersonificare i valori della maison; molte sono state le donne scelte dall’istrionico stilista di Amburgo come testimonial, da Inès de la Fressange a Kate Moss, dalle attrici Nicole Kidman, Keira Knightley, Audrey Tautou e Natalie Portman e la recente Blake Lively per la fragranza Mademoiselle Chanel.
L’impero Chanel, nel corso degli anni, ha ampliato a dismisura il raggio d’azione. Sotto il controllo della famiglia Wertheimer sono sorte numerose società per la produzione di cosmetici, gioielli, orologi e occhiali, celebri quelli che riprendono il motivo matelassé sulle stanghette.
L’espansione della maison
Oltre che al continuo rinnovo stilistico, la maison Chanel si concentra sui punti vendita: effettua così, nel 2001, un restyling delle sue boutique sparse in tutto il mondo, da New York a Parigi, da Tokyo a Seul, da Vienna a Città del Messico, compresa quella di via Sant’Andrea a Milano, curata dall’architetto Peter Marino.
Anche le sfilate organizzate durante la settimana della moda parigina diventano eventi imperdibili per gli appassionati e addetti al settore: non sono semplici defilé ma veri e propri spettacoli, dalle location (spesso le sfilate si svolgono nella cornice incredibile dei Jardins des Tuileries), alle scenografie importanti curate nei minimi dettagli.
Numerose le richieste per alcuni dei pezzi iconici della maison dalle più prestigiose mostre e rassegne in tutto il mondo: nel 2002, per esempio, presso la mostra dedicata al diamante organizzata a Roma in collaborazione con il Musée National d’Histoire Naturelle di Parigi, sono stati 150 i bijoux e i gioielli firmati Chanel.
Note sono anche le collaborazioni fortemente volute dal creative director con i giovani: durante la fashion week di marzo 2011 viene stretta l’alleanza tra Chanel e Colette, il multistore di tendenza parigino, attraverso l’apertura di una boutique cosiddetta «a tempo determinato», come fosse una mostra d’arte movimentata da performance musicali e piena di proposte di giovani creativi su 200 metri quadrati di superficie, in rue Saint Honoré.
La visione di Karl Lagerfeld
l prêt-à-porter di Karl Lagerfeld è in continuo mutamento e trasformazione, a ogni collezione si assiste a qualcosa di nuovo, senza mai allontanarsi troppo dall’impronta di Mademoiselle Chanel: una volta è la giacca protagonista, rivisitata e modernizzata, una volta sono gli accessori e i dettagli che attualizzano i pezzi iconici della maison. I colori rimangono sempre quelli originari: il nero, il bianco, il rosa, i marroni si mescolano per creare nuance nuove e originali.
La donna proposta da Lagerfeld è sempre estremamente femminile, i volumi e le forme proposti per le collezioni variano, si accorciano e si stringono in funzione dell’ideale di donna perfetta del mondo Chanel, nelle varianti di materiali preziosi e raffinatissimi, dal tweed al bouclé, dalla pelle al pizzo e al raso.
La stravaganza e l’originalità del designer e direttore della maison, negli ultimi anni, ha oltrepassato i confini dell’immaginabile: oltre ad aver curato personalmente le campagne pubblicitarie e alcuni video promozionali della maison, si è occupato della creazione di una suite d’hotel realizzata interamente in cioccolato: pareti, letto, biancheria, persino l’abat-jour sul comodino e il quadro sopra la testiera (che naturalmente ricorda una dolce barretta). Ma la vera «ciliegina» è rappresentata dalla riproduzione, a grandezza naturale, di uno scosciato Baptiste Giacobini, modello prediletto del maestro, realizzato dal mastro cioccolataio Patrick Roger utilizzando una tonnellata e mezzo del bruno cibo degli dei.
Le sfilate teatrali
Per collezione SS 2012 la sfilata è presentata in una replica del corridoio di un aeroplano, con gli spettatori seduti su poltrone, il tema è ricorrente visto che già nel 2008 aveva presentato la Chanel Cruise Collection nell’hangar dell’aeroporto di Santa Monica, con le modelle che scendevano da un vero aereo con il logo di Chanel.
Negli ultimi tempi, l’ambientazione delle sfilate di Chanel è sempre molto teatrale: per la presentazione delle collezioni d’Alta Moda la sfilata era ambientata in un grande casinò, dove varie ospiti “giocavano” ai tavoli parlando tra loro , c’erano Julianne Moore, Kristen Stewart, Rita Ora, Vanessa Paradis e sua figlia, mentre le modelle sfilavano intorno. La casa di moda allestisce un finto supermercato di Chanel, per la presentazione della collezione AW 2014: le modelle sfilavano in corsie affiancate da scaffali pieni di bottiglie, scatole di tè e biscotti Chanel, afferrano prodotti per leggerne le etichette, impegnate a spingere capelli e a scegliere la frutta, cestelli alla mano e via con la spesa logata Chanel. Tra i volti noti la cantante Rihanna e la top model Cara Delevigne, testimonial della griffe.
Il 2016: la Brasserie Gabrielle
Ritorna il tema gastronomico e per presentare la sua collezione AW 2015-2016 il designer ricrea una brasserie francese in legno, dove modelle dal passo elegante sfilano e prendono un caffè davanti al pubblico della Fashion Week parigina. La location, quella del Grand Palais, viene rinominata per l’occasione Brasserie Gabrielle, tributo a Madame Coco, ovviamente. Divanetti in bordeaux, tovaglie bianche, servizio essenziale: la sfilata ha ricreato un bistrot di quelli che potreste ritrovare in St.Germain des Prés con tanto di bancone, camerieri e baristi.
Gli abiti come spesso accade durante le sfilate di Chanel vengono, invece, lasciati in disparte, per lasciare spazio allo spettacolo firmato Lagerfeld. Dopo aver pianificato, strutturato e realizzato il suo piano strategico di conquista dell’universo, Chanel è pronta a viaggiare nello spazio più profondo del Deep Space.
Il Grand Palais ancora protagonista degli show Chanel
Per la SS 2018, ovviamente al Grand Palais, ha fatto sorgere una giungla dall’apparenza iper-realistica, con tanto di cascate e passerella sul fiume, l’ispirazione è il Verdon, nell’Alta Provenza. In passato ha anche, ovviamente, lavorato di fantasia: dall’ambientazione candida, surreale e marina della SS 2012 al giardino tropicale animato dell’Haute Couture Primavera-Estate 2015. Anche per la sfilata AW 2018 il punto di partenza è la natura, nel Grand Palais di Parigi, come da tradizione, allestito come fosse un bosco: grandi cartonati con foto di tronchi d’albero ai lati, una fila di vecchie querce al centro e foglie gialle mescolate a muschio a terra, a profumare l’aria con sei mesi d’anticipo.
Gli abiti sono più bon-ton del solito pur presentando le classiche linee di Chanel. Tailleur in tweed con giacca e gonna fino al ginocchio accompagnate da perle, mentre i colori autunnali si mimetizzavano alle foglie e agli alberi intorno.
Chanel, simbolo di eleganza senza tempo
La Chanel di oggi è una vera rivoluzione, che ha trasformato l’idea creativa di una donna. Ha segnato lo stile del nostro tempo, in una proiezione mentale in cui, il concetto di lusso, ha assunto una sua particolare dimensione. Chanel è un simbolo, un’icona che conserva in sé lo spirito di libertà creativa.
Karl Lagerfeld resta e rappresenta il miglior interprete di quello spirito. Nella la sua capacità di realizzare un’ennesima collezione pregna di stili, dove passato e futuro si mescolano in una unicità irripetibile, si afferma la grandezza di questo grande direttore della moda e del lifestyle. Lagerfeld più che stilista è un grande sceneggiatore della vita estetica delle donne. Riesce a comunicare, con loro, senza parlare, utilizzando solo le sue creazioni, che, più della forza di una canzone, riescono ad arrivare al cuore delle donne fino a generarne felicità ed emozioni. Più di un qualsiasi regista Hollywoodiano, ha saputo preservare, innovando intorno al nome Chanel, una storia che nei prossimi 100 anni continuerà a vivere di luce propria.
Virginie Viard direttore creativo Chanel
Nel febbraio 2019 Karl Lagerfeld si spegne ad 85 anni, lasciando un profondo vuoto nel mondo della moda. L’assenza dello stilista all’ultima sfilata Haure Couture di Chanel aveva già fatto pensare che qualcosa non andasse nella salute del kaiser. La maison francese nomina Virginie Viard nuovo direttore creativo. La stilista conosceva Lagerfeld dal 1987 e con lui collaborava da anni fino a diventarne il braccio destro.
Chanel ha registrato un fatturato di 17,2 miliardi di dollari per l’anno 2022, mentre nel 2023 Chanel ha raggiunto i 19,7 miliardi di dollari tra investimenti e fatturato.
Virginie Viard lascia Chanel
L’addio di Virginie Viard, direttrice creativa del brand dal 2019, è stato comunicato dalla maison il 5 giugno 2024, a poco più di 20 giorni dall’inizio della Parigi Haute Couture Week 2024/2025, durante la quale verrà presentata come da programma la collezione autunno/inverno, più precisamente il 25 giugno 2024 alle ore 10:00.
Ma chi sarà il successore della Viard?
Alcune ipotesi portano a pensare che a prendere il posto dell’ex direttrice creativa potrebbe essere Hedi Slimane, attualmente direttore creativo di Céline, ma anche Pierpaolo Piccioli e Sarah Burton, ex direttori creativi di Valentino e Alexander McQueen.
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