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Cose: dinamico punto d’incontro d’una clientela femminile, audace e “à la page”

L’insegna cose era volutamente familiare ed evocava piccoli ma importanti capi cari alle donne. L’inalberava, aprendosi in quell’anno 1963 esplosivo per le sconvolgenti immagini, ribellioni e novità in arrivo da Londra, un negozio in via della Spiga che, allora, non era dominata dalla moda, dal lusso. Aperto all’attualità e alle nuove tendenze, divenne subito un dinamico punto d’incontro d’una clientela femminile, audace e “à la page”. A consigliare, ad accendere, a sostenere quella clientela, era una stilista e manager della distribuzione come Nuccia Fattori, capace di accostare ai suoi abiti e alla sua maglieria, altrove introvabili, eccitanti capi di Biba, Zandra Rhodes, i golf di Sonia Rykiel, quelli ricamati di Emmanuelle Khanh, le femminilissime avanguardie di Chloé e persino la marziale aggressività di Rabanne. Ma, nello stesso tempo, Nuccia era attenta a valorizzare il talento di Walter Albini e l’estro eversivo e giocoso di Cinzia Ruggeri. La boutique, fra le due o tre più amate nella Milano degli anni ’60 e ’70 e oltre, passò di mano nell’84.

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